Le magnifiche pagine della scienza
«La mostra viene inserita nell’evento che ci sarà a Bacoli e quindi nella nostra zona Flegrea per quanto riguarda le celebrazioni pliniane che ci saranno l’anno prossimo. Ci sarà quest’anno il secondo convegno e questa divisione scientifica per materie della nostra esposizione segue pedissequamente quella che era la divisione della Naturalis Historia di Plinio. Non solo è una mostra scientifica dal punto di vista bibliografico, ma anche iconografico con immagini inedite di apparati scientifici dell’antichità.» [Maria Lucia Siragusa – Direttrice Biblioteca Universitaria di Napoli] Una spettacolare storia della scienza attraverso testi e illustrazioni dei protagonisti assoluti di materie come scienze naturali, botanica, medicina, astronomia, cosmologia, geografia, e ancora architettura, ingegneria e meccanica. Un vero tesoro come capita di trovare grazie alle vicende della cultura millenaria di Napoli in mostra fino al 7 giugno nella Biblioteca Universitaria di Napoli. Testi straordinari dal periodo d’oro del Rinascimento, quando la raffigurazione artistica divenne mezzo di divulgazione del sapere, fino al secolo dei Lumi. Tracce di un’indagine scientifica che guardava sempre oltre, che ambiva alla conoscenza della natura e dell’universo, testimonianze del legame assoluto tra il libro e la scienza. Dal Sidereus nuncius di Galileo Galilei alla Historiae animalium di Conrad Gessner, e ancora da Fox ad Agricola, Sabati, Ferrante Imperato e Domenico Cirillo, Vitruvio, Palladio, Pacioli, sono solo alcune delle pregiate tracce, dei tesori in mostra conservati nelle storiche collezioni della biblioteca. Witold Pilecki, un volontario ad Auschwitz
La figura del capitano polacco Witold Pilecki è tornata alla ribalta il 19 settembre 2019, quando il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione che istituisce una giornata di tributo alle vittime di tutti i totalitarismi. La decisione ha suscitato un certo scalpore e molte polemiche poiché ufficialmente, e per la prima volta, le responsabilità del nazismo e del comunismo sono state messe sullo stesso piano; si è posto l’accento sulla necessità di rendere il giusto omaggio alle vittime della dittatura sovietica, così come per coloro che hanno sofferto per i crimini della Germania nazista. Per celebrare questa giornata è stato scelto il 25 maggio, giorno in cui Witold Pilecki fu ucciso. Era nato ad Olonec il 13 maggio 1901 nella Carelia al confine con la Finlandia, da una famiglia della nobiltà polacca che aveva partecipato alla rivolta del 1863 per l'indipendenza della Polonia dall’impero russo. Si trasferì con la famiglia a Vilnius e nel 1918 si arruolò nell’esercito raggiungendo il grado di tenente di cavalleria. Per due anni combatté contro i bolscevichi; con la smobilitazione iniziò a frequentare la Facoltà di belle arti sostenendosi con gli introiti di una modesta tenuta agricola. Nel 1931 sposò l'insegnante Maria Ostrowska nel 1931 e nei sette anni successivi visse con lei un periodo di serenità durante i quali scrisse versi, dipinse e nel frattempo gli nacquero due figli Andrzej e Zofia. Nel 1939 la Polonia fu invasa dalle truppe naziste e Pilecki dopo aver partecipato alla battaglia di Varsavia nel Paese occupato divenne membro attivo della resistenza entrando nella Tajna Armia Polska, una formazione militare clandestina. Nel settembre 1940, in accordo con i comandi si fece arrestare dalla Gestapo durante una retata finendo internato nel campo di concentramento di Auschwitz sotto il falso nome di Tomasz Serafiriski. Il Lampione di Carlo Lorenzini
Fondato a Firenze da Carlo Lorenzini il 13 luglio 1848, entrò da subito nel vivo della battaglia patriottica durante la prima guerra di indipendenza, e si presentò come giornale politico-satirico. Ebbe immediatamente grande fortuna appoggiando dapprima il governo moderato di Gino Capponi, poi, alla caduta di questo nell’ottobre, virò su posizioni di decisa democrazia. L’intendo de Il Lampione era quello di «stare acceso anche di giorno a dispetto del sole, perché pare che il sole faccia poco lume, attesi certi nuvoloni vestiti di nero che vanno e vengono da un paese all'altro per farsi dei complimenti e ricevere visite». Tra i tanti giornali che vennero pubblicati a Firenze durante quel periodo, Il Lampione si distinse per il carattere democratico e patriottico e il forte spirito laico, mescolando al suo interno perorazioni ideologiche e satira, portando alla luce le controversie della vita pubblica in un linguaggio concreto e comprensibile. Con la sconfitta di Carlo Alberto a Novara il 22-23 marzo 1849 e con la successiva restaurazione del potere del Granduca Leopoldo II in Toscana e le sue politiche restrittive in materia di libertà di stampa e non solo, il foglio dovette cessare le pubblicazioni che ripresero solo nel 1860, in occasione del plebiscito sull'annessione al Piemonte. In tutti quegli anni Carlo Lorenzini aveva collaborato a molti giornali, scritto romanzi e drammi teatrali, e assunto lo pseudonimo di Collodi, e dopo alcuni anni di onesto giornalismo passò alla storia con Le avventure di Pinocchio. Nel numero del 25 ottobre 1860 in terza pagina apparve la vignetta satirica sul plebiscito a Napoli svoltosi sotto il colonnato della chiesa di san Francesco di Paola in quella piazza che oggi appunto si chiama del Plebiscito. Il popolo napoletano (o meglio la parte scelta di esso e solo quella sicura del voto) fu invitato a deporre nelle due urne una scheda con un sì o con un no alla seguente domanda: «volete voi l’annessione del regno al Piemonte di re Vittorio Emmanuele?» I miti della cavalleria medioevale
I cavalieri erano nobili. Non esisteva equivalenza fra cavalleria e nobiltà. Alcuni cavalieri erano addirittura di condizione servile (caratteristico di alcuni Länder della Germania), moltissimi erano combattenti a cavallo (i serventes, da cui l’italiano sergente) che non erano nobili affatto, per quanto di condizione libera. Giustamente in alcune lingue europee si hanno distinzioni sottili fra il combattente a cavallo e l’uomo insignito del rango di cavaliere inteso quale nobile: in italiano si distingue fra cavallerizzo e cavaliere, anche se il primo termine è quasi desueto ed è sempre stato poco utilizzato; in francese tra cavaliers e chevaliers, in tedesco tra Reiter e Ritter, in spagnolo fra jinete e caballero. I cavalieri avevano tutti ricevuto la iniziazione cavalleresca. È una variante del punto anteriore. L’atto di accusa di Sinibaldo Tino contro la dittatura nera
L’editore romano Piccinelli così lo presentò ai lettori: «Sinibaldo Tino, durante i lunghi anni di dominazione e di sgoverno, tenne e mantenne ininterrottamente il suo posto di battaglia, liberamente assunto nel giornalismo e nel foro: ed egli, senza vincoli di partito e scevro da ogni responsabilità del passato, visse, come pochi, tutti gli avvenimenti e gli episodi del lungo e travagliato periodo della vita nazionale, e fu al fianco di attori e protagonisti delle diverse vicende politiche e giudiziarie, da Giovanni Amendola a Filippo Turati, da Giacomo Matteotti a Piero Gobetti, da Salvemini a Nitti. Leggi tutto: L’atto di accusa di Sinibaldo Tino contro la dittatura nera Altri articoli... |
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