Intellegibilità del reale
Con il fallimento dei tentativi volti a dimostrare che il mondo è una costruzione logica ottenibile da descrizioni semplici dei dati di esperienza, e la conseguente crisi del principio di verificazione, il problema di separare la scienza dalla metafisica ha manifestato di nuovo tutta la sua complessità. Nel constatare che si verifica una relazione di feed-back tra scienza e metafisica, molti autori contemporanei sono dunque giunti alla conclusione che una linea di confine precisa tra i due campi non può essere tracciata. Notevole è il caso di Quine, che parla di continuità fra scienza e metafisica a causa dell’impossibilità di distinguere nettamente analitico e sintetico. Se le cose stanno così, metafisica e scienza sono contigue l’una all’altra, e i problemi metafisico-ontologici si possono affrontare usando lo stesso metodo che si impiega per trattare i problemi scientifici. La metafisica si differenzia dalla scienza semplicemente perché usa categorie più generali di quelle utilizzate in ambito scientifico. Si noti, a questo punto, che la metafisica diventa una disciplina di tipo anche (ma non soltanto) osservativo, nel senso che essa ha bisogno di ricorrere ad un’attenta fenomenologia delle caratteristiche più generali della realtà. La struttura della metafisica è come quella di un edificio molto complesso, dove il punto di partenza - le fondamenta dell’edificio - è dato dalla nostra esperienza globale e primaria del mondo. Contrariamente a quanto si erano illusi di poter fare Bacone e Stuart Mill, non è possibile trovare delle regole per dedurre dai fatti le ipotesi universali. Queste ultime vanno piuttosto inventate. La novità è costituita dal fatto che, oggi, occuparsi di problemi metafisici senza tener conto di quanto gli scienziati fanno è piuttosto arduo: la figura del metafisico che si propone di svelare la struttura della realtà ricorrendo soltanto alla ragion pura appare superata. Da Cefis a Rutte e la profezia de Il Merda di Pasolini
Il Segretario Generale parla e il tono non è quello della diplomazia: «Si stanno preparando per confronti a lungo termine. Non possiamo essere ingenui, dobbiamo essere preparati.» Poi incalza: «La minaccia russa non termina con la fine della guerra. La Russia si convertirà in una forza destabilizzante in Europa e nel mondo». Insiste: «La Russia non è sola nel tentativo di minare le regole globali, collabora con la Cina, la Corea del Nord e l'Iran". Non analizza, non argomenta ma predica. Annuncia l'apocalisse come un pastore delirante che ammonisce il gregge. Il presidente rumeno Nicusor Dan chiude il cerchio: "Il riarmo non è un'opzione, è una necessità». Il potere parla così oggi perché ha bisogno di predicatori invece che di politici. La risposta non sta in Rutte, ma nella società che lo ha prodotto. Cinquant'anni fa Pier Paolo Pasolini diagnosticò una mutazione antropologica che oggi si è compiuta. Il predicatore apocalittico non è un'anomalia ma è la forma adeguata del potere per una società culturalmente regredita. E Rutte ne è l’ultima versione. Leggi tutto: Da Cefis a Rutte e la profezia de Il Merda di Pasolini I grandi interrogativi della fisica quantistica
Abbiamo dunque lo strano caso di una delle due teorie scientifiche odierne di maggior successo – l’altra è ovviamente la relatività di Einstein – che risulta di difficile spiegazione, anche da parte degli scienziati che l’hanno formulata e tuttora continuano a usarla. Un aspetto della meccanica quantistica che fa disperare più o meno tutti è la sua assoluta contro-intuitività. Non c’è verso di gettare dei ponti tra essa e il senso comune, vale a dire la visione del mondo che gli esseri umani condividono, almeno nei suoi tratti più generali, per il fatto di essere dotati di un certo apparato percettivo e sensoriale condiviso. Quando si entra nella dimensione dei quanti si ha la sensazione di accedere a un mondo simile a quello di “Alice nel paese delle meraviglie”, ma ancora più strano e indecifrabile. Il lettore comune non deve quindi stupirsi se non capisce ciò che legge, visto che gli stessi scienziati spesso non riescono a fornire spiegazioni plausibili dei fenomeni che osservano. Che cosa salva, dunque, una teoria così strana? Leggi tutto: I grandi interrogativi della fisica quantistica Don Puglisi e la lotta alla mafia alla “luce del sole”
Era nato a Brancaccio, Palermo, il 15 settembre 1937, da una famiglia modesta. Entrò in seminario nel 1953 e fu ordinato sacerdote nel 1960. Fin dall'inizio, si dedicò a problemi sociali e ai giovani dei quartieri più emarginati. Nel 1970 divenne parroco a Godrano, un paese di meno di mille abitanti, alla periferia di Palermo, teatro di lotte sanguinose dal 1959 con faide che lasciavano per terra decine di vittime e condanne per le famiglie a odio reciproco. Vi rimase per otto anni riuscendo a pacificare due famiglie mafiose in lotta attraverso la sua opera di evangelizzazione e mediazione con l’aiuto degli amici di Presenza del Vangelo che, settimanalmente, si recavano a Godrano per animare i cenacoli familiari. Nacque l’esperienza delle Settimane del Vangelo, incontri fruttuosi di riflessione e di preghiera a partire dalla Parola di Dio che diventava, così, cartina al tornasole per verificare la vita quotidiana. Nel settembre 1990 fu nominato parroco di San Gaetano a Brancaccio, un quartiere alla periferia sud di Palermo. Nel dopoguerra, affidati alla speculazione edilizia, erano stati edificati nuclei residenziali costituiti da enormi edifici con servizi poco efficienti. Leggi tutto: Don Puglisi e la lotta alla mafia alla “luce del sole” Vittime innocenti. Ottobre 1862-2019
Era un bambino californiano di 7 anni in vacanza in Italia con la famiglia. Il 29 settembre stava viaggiando con i suoi genitori sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria. I killer scambiarono la Y10 su cui stavano viaggiando per un portavalori obiettivo della loro rapina e un proiettile colpì il bimbo che dormiva sul sedile posteriore della vettura. Nicholas morì due giorni dopo nell’ospedale di Messina dove era stato ricoverato. La vicenda ebbe un grande risalto mediatico non solo per la giovane età della vittima ma anche perché i genitori autorizzarono l’espianto e la donazione degli organi, pratica poco diffusa in Italia all’epoca. Il 2 ottobre del 2003 a Bari venne ucciso il 15enne Gaetano Marchitelli. Andava a scuola e la sera lavorava come garzone in una pizzeria del suo quartiere, il S. Lorenzo, in via Carbonara, per guadagnare una piccola paga che gli consentiva di non gravare troppo sulla sua famiglia. Quella sera, davanti a quella pizzeria, Gaetano si trovò nel mezzo di una sparatoria tra gruppi malavitosi rivali e rimase ucciso. Poco dopo le 23.00, un commando armato scatenò l’inferno per colpire alcuni ragazzi del clan rivale fermi davanti al locale. Non appena la pioggia di proiettili finì, si scoprì che a terra era rimasto il 15enne, colpito alla schiena da uno di quei colpi destinati ad altri e che non gli lasciò scampo. Vittima innocente di una guerra per il controllo del territorio.
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È un dato di fatto che il contrasto scienza/metafisica, così come è stato impostato da una parte almeno della filosofia del ’900, appare oggi assai meno netto rispetto a pochi decenni or sono. In particolare, risulta problematico stabilire dei criteri di demarcazione tra i due campi che siano, da un lato, adeguatamente precisi, e che godano dall’altro di un consenso sufficientemente vasto.
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