Noemi Cingoli, dal liceo artistico “Via di Ripetta” ad Auschwitz
Da ragazza Noemi ha copiato i gessi dei Dioscuri che giganteggiano nell'aula magna del Liceo artistico e il 23 maggio del 2014 la sua figura è stata ricordata proprio lì, con un appassionato intervento di Piero Terracina, che nel maggio del 1944 viaggiò nello stesso treno di Noemi diretto ad Auschwitz, e con l’inaugurazione di una stele commemorativa. Per inciso, va ricordato che in questo istituto, nel 2008, un professore negazionista aveva urlato che la Shoah non esiste. Nata il 25 settembre 1913, ultima dei quattro figli di Alfredo Cingoli, negoziante di tessuti originario di Ascoli Piceno, e di Clelia Ravà, la bella Noemi all’epoca della deportazione era sposata con il torinese Mario Segre, epigrafista e archeologo di fama internazionale, espulso dall’università in seguito alle leggi razziste del 1938, che per sopravvivere dava lezioni private e curava la compilazione di alcune voci dell’Enciclopedia minore diretta da Giovanni Gentile, firmandole con il nome dell’amica archeologa Luisa Banti. Leggi tutto: Noemi Cingoli, dal liceo artistico “Via di Ripetta” ad Auschwitz Diodato Bertone, Storia di un operaio socialista ucciso dalla violenza fascista
Suo padre, Giuseppe Clemente Bertone, era nato intorno al 1835, a Mazzè, piccolo comune della provincia di Torino ed era giunto chissà come e perché, forse all'indomani dell'unificazione italiana al seguito dell'esercito piemontese nella contrada di Penta. Forse era lui stesso un militare spedito in queste lontane contrade del Sud a combattere i briganti che infestavano la zona, o più semplicemente a mantenere l'ordine in una terra non completamente favorevole al nuovo regime dei Savoia, da molto ritenuto usurpatore e spesso dispotico e violento, peggio dei vecchi Borbone. Un dispotismo e un mal governo che aveva ampiamente alimentato il brigantaggio, formando vere e proprie sacche di resistenza soffocate nel sangue, spesso di vittime innocenti. Qualunque sia la ragione della sua venuta, di fatto qui conobbe la più giovane Giuseppa Napoli, figlia di Antonio Diodato, un ex mulattiere poi diventato bottegaio e di Fortuna Pacifico, nata a Penta il 20 febbraio 1843. Leggi tutto: Diodato Bertone, Storia di un operaio socialista ucciso dalla violenza fascista Giovanni Palatucci ''un giusto'' tra le Nazioni del mondo
La sua attività forense venne stroncata dalla burocrazia fascista, che respinse la sua richiesta di esercitare la libera professione per difetto di documentazione. Mancava difatti il certificato di buona condotta fascista! In cerca di un impiego, Palatucci frequentò un corso per entrare in Polizia, dove risultò idoneo e per questo assegnato alla Questura di Genova come vice-commissario aggiunto. Non trascorse molto tempo che Palatucci, insofferente della burocrazia, iniziò a criticare pubblicamente le mancanze nella gestione della giustizia nel reparto di Polizia, per cui accompagnato da un carteggio di biasimo, venne trasferito presso la Questura di Fiume nell'Istria italiana. Una tale destinazione era senza dubbio un provvedimento disciplinare, ma in realtà era ''il dito di D-o'', che guidava la vita di un uomo giusto verso l'amore del prossimo. Leggi tutto: Giovanni Palatucci ''un giusto'' tra le Nazioni del mondo Una grazia per il cav. Agresti
In effetti, quel giorno lui era asserragliato a Castel Sant'Elmo in buona compagnia con Eleonora Pimentel Fonseca, e ancora, quando tutto era perduto, discuteva di costituzione con il collega Mario Pagano. Era giovane, era amante dei francesi, era avvocato, e soprattutto non era disposto né a morire, né a fare l'eroe, quindi indossò una divisa francese e riparò in Francia. Del diritto, specie di quello romano, era uno studioso e a Parigi ebbe la cattedra universitaria. Ma Napoli chiamava i figli suoi e Don Michele rispose al richiamo e tornò ben scortato dalle armi francesi di Giuseppe Napoleone. Entrò in magistratura nel 1808 e il 13 novembre divenne giudice della Gran Corte di Cassazione e fu un giudice tanto severo e fiscale che i francesi lo misero e i francesi lo tolsero, quando Murat, che pure di pazienza ne teneva tanta e che aveva altri pensieri, se lo trovava appresso un giorno sì e uno pure, che gli tirava la giamberga, chiedendogli un piacere dopo l'altro e soprattutto lamentandosi che tutti i suoi sacrifici non erano riconosciuti, che aveva rischiato la pelle per la Francia e che in fondo stava meglio a Parigi. Fonti della nascita dell’Italia una e libera tra il 1859 ed il 1861
(Digitalizzazione della Harvard College Library H.Nelson Gray Risorgimento Collection Coolidge Fund 1931) Anno 1860 N.1 – Proclama di Sua Maestà il re Vittorio Emanuele ai Popoli Napoletani e Siciliani del 7 novembre 1860. Il suffragio universale mi dà la sovrana podestà di queste nobili Province. Accetto questo altro decreto (del 21 ottobre, dopo quelli della Toscana, dell'Emilia, delle Romagne dell'11-12 marzo, delle Marche, dell'Umbria del 4-5 novembre) della volontà nazionale non per ambizione di regno, ma per coscienza di Italiano. Crescono i miei, crescono i doveri di tutti gli Italiani. Sono più che necessarie la sincera concordia e la costante abnegazione. Tutti i partiti debbono inchinarsi dinnanzi alla Maestà d’Italia che DIO solleva. Ora dobbiamo instaurare Governo che dia guarentigia di viver libero ai popoli e di severa probità alla pubblica opinione. Dove nella legge ha freno il potere e presidio la libertà, ivi il Governo tanto può nel pubblico bene, quanto il popolo vale per la virtù. Leggi tutto: Fonti della nascita dell’Italia una e libera tra il 1859 ed il 1861 Altri articoli... |
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