Epigenetica a Napoli negli anni 60. Le ricerche di Edoardo Scarano
Lamarck aveva sostenuto che, almeno nel campo vegetale, le specie trasmettono ai discendenti i caratteri acquisititi dovuti alle modifiche ambientali, mentre Darwin affermava che il mutamento poteva avvenire solo attraverso mutazioni geniche occasionali. Il dibattito era molto vivace, anche se Darwin, negli ultimi anni di vita, parve concordare, almeno in parte, con le vedute ambientalistiche di Lamarck. Negli anni trenta del secolo successivo nel dibattito scientifico s‘intromise l’ideologia politica: l’agronomo Lysenko, presidente dell’Accademia pansovietica Lenin delle scienze agrarie, convinse i dirigenti stalinisti che la genetica classica mendeliana era una “pseudoscienza borghese”, che l’ambiente poteva provocare mutazioni trasmissibili nella specie, e che l’ambiente socialista poteva addirittura dar vita all’”Uomo Nuovo”. Gli esiti furono disastrosi, alcuni oppositori fecero una tragica fine e l’Unione sovietica rimase in seguito chiusa ai progressi della ricerca genetica mondiale; Lysenko morì dimenticato nel 1976. Anche le “vedute ambientaliste” di Lamarck furono temporaneamente abbandonate non essendo ancora noti i meccanismi molecolari che giustificassero l’ereditarietà dei tratti acquisiti. L’argomento fu ripreso da Conrad Waddington, embriologo e genetista britannico, che nel 1942 coniò per primo la parola epidemiologia dal greco epi (sopra) e gennetikos (relativo all’ereditarietà familiare) definendola come «il processo di sviluppo attraverso il quale i geni di un genotipo si traducono in effetti fenotipici». Leggi tutto: Epigenetica a Napoli negli anni 60. Le ricerche di Edoardo Scarano Gli affari vengono prima di tutto
Ora si parla molto del Qatar, ma i fatti erano almeno in parte già noti. Come si possono organizzare i Mondiali di calcio in un simile contesto territoriale senza immaginare corruzione, giri di mazzette e volontà di farsi corrompere da parte di esponenti politici occidentali? La sorpresa, caso mai, riguarda la condotta poco trasparente di molti membri del Parlamento europeo, giacché nessuno pensava che Bruxelles fosse così permeabile ai tentativi di corruzione. Ancora una volta, però, stiamo attenti a non esagerare con la finta indignazione. Da anni si insiste sul tema dei “diritti umani” sapendo bene che in buona parte del mondo esso è ignorato. E quando l’insistenza viene giudicata esagerata si rischia l’affossamento degli affari. I governanti del minuscolo ma ricchissimo emirato qatariota si sono molto irritati per l’accusa di non rispettare i diritti umani e, come sempre accade in questi casi, minacciano di tagliare all’Europa le forniture di gas, Aggiungendo quindi ulteriori motivi di stress a quelli che già abbondano a causa del conflitto in Ucraina e dei tagli delle forniture energetiche russe. Ciro il Grande e il secondo Tempio di Gerusalemme
«Nessuno muove causa con giustizia, nessuno la discute con verità; si appoggiano su ciò che non è, dicono menzogne, concepiscono il male, partoriscono l’iniquità». (Isaia Cap. 59). «Sono come tanti stalloni ben pasciuti e ardenti; ognun d’essi nitrisce dietro la moglie del prossimo».(Geremia cap. 5). Correva il decimo giorno del decimo mese del nono anno del regno di Sedekia2, re di Giuda (anno 558), quando Nabucodonosor, per domare la ribellione giudaica, giunse con tutto il suo esercito alle porte di Gerusalemme, cingendola d’assedio e costruendovi tutto intorno delle trincee e delle fortificazioni. (II Re cap. 25; II Cron. Cap. 36). «Ecco, un popolo viene dal paese di settentrione, e una grande nazione si muove dalle estremità della terra. Essi impugnano l’arco ed il dardo; son crudeli, non hanno pietà; la loro voce è come il muggito del mare; Leggi tutto: Ciro il Grande e il secondo Tempio di Gerusalemme Piazza Fontana e la “intentona” di Borghese
A dispetto del grigiore del cielo l’atmosfera si ovattava di sensazioni dolci. Sant’Ambrogio era da poco trascorso e Natale si avvicinava in punta di piedi. In Piazza del Duomo i bambini passeggiavano avvolti in colorate sciarpe di lana, amorevolmente sferruzzate dalle nonne. Il profumo dei panettoni stuzzicava l’attesa. Un Natale ancora semplice, pervaso dall’emozione della povertà che si avventurava in un benessere sobrio e non urlato. Con meno luminarie ma più aspettative. Con la semplicità dei piccoli presepi accovacciati nel muschio. Nella adiacente Piazza Fontana la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura era ancora aperta e gremita di clienti, molti dei quali – a ragione del mercato del venerdì – provenivano da fuori Milano. Verso le 16 e 30 i dipendenti osservavano l’orologio con il desiderio di chiudere la banca. Li attendeva il sabato durante il quale acquistare qualche piccolo regalo. Con la parsimonia di quegli anni, nei quali si pensava al futuro dei figli che dovevano studiare. Ma per molti il futuro non arrivò. Il lodo Moro. Terrorismo e ragion di Stato 1969-1986
Alcuni paesi europei, tra cui l’Italia, per scongiurare atti di violenza nel territorio nazionale strinsero patti segreti con i mandanti dei terroristi arabi, compreso alcuni Stati cosiddetti «canaglia». Patti che prevedevano il transito dei terroristi in Italia, il loro rilascio nel caso di arresto e perfino la vendita e la fornitura di armi alle dittature arabe. Rientra in questi accordi il caso Sigonella, quando il presidente del consiglio socialista Bettino Craxi rifiutò la consegna agli Stati Uniti sia del commando di terroristi palestinesi che tra il 7 e il 10 ottobre 1985 aveva dirottato la nave italiana Achille Lauro prendendo in ostaggio 511 persone e assassinando Leon Klinghoffer, un cittadino statunitense ebreo, sia di Abu Abbas, rappresentante dell’OLP che aveva mediato tra le autorità del Cairo e i terroristi. È il tema del denso saggio di Valentine Lomellini, dal titolo Il «lodo Moro». Terrorismo e ragion di Stato 1969-1986, appena uscito in libreria per i tipi di Laterza. Leggi tutto: Il lodo Moro. Terrorismo e ragion di Stato 1969-1986 Altri articoli... |
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