Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Oltre la finitezza del vivere qui ed ora

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I ringraziamenti spesso giungono di circostanza, con parole formali e senza cuore. Per me non è così, soprattutto adesso, in risposta a tutti i colleghi, amici e semplici conoscenti che da settimane mi stanno rivolgendo parole cariche di sincero affetto ed a cui non posso che sentirmi grata.

Sono felice debitrice ai colleghi della carta stampata, in particolar modo Carlo Franco di Repubblica, Mario Avagliano de Il Mattino, Valentina Capuano del Roma, che hanno scritto del mio ultimo lavoro, spendendo parole di sincero plauso, conoscendo da vicino me ed i sacrifici che la relizzazione di quest'opera mi ha richiesto e che sarei pronta a ripetere pur di restituire il mio modesto contributo di luce alla storia di Napoli.

Grazie a tutti i miei "supporters morali" Nicoletta Mazzone, Simone Lambertini, Graziella Acquaviva, Riccardo Limongi, Nicola Terracciano, persone impagabili per l'affetto e la pazienza che hanno avuto ed hanno con me. Grazie a tutti gli amici virtuali di FB, i miei lettori e collaboratori del Nuovo Monitore Napoletano, a Laura Silvani che ha pubblicato una cronaca dettagliata della presentazione del volume avvenuta lo scorso 13 giugno a Palazzo Serra di Cassano.

Grazie per aver riportato parole da me pronunciate con profonda sincerità e che sono state oggetto di interpretazioni soggettive che mi hanno aiutata a comprendere meglio quanto (riportando una bellissima citazione di Alessia e Michela Orlando nel loro articolo Le parole di Antonella Orefice) le parole siano pezzi di cuore, ed io aggiungerei, soprattutto quando non vengono pronunciate giusto per dire, ma per lasciare qualcosa.

Ho notato non piacere che ha fatto molto discutere una mia affermazione "Sto meglio coi i morti che con i vivi", tanto non solo da farmi meritare un istintivo applauso durante la presentazione, ma la risposta critica che le sorelle Orlando da Parigi, ragazze piene di talento e che sono davvero orgogliosa di avere tra le collaboratrici del mio giornale, hanno dato con un articolo dai contenuti  molto veritieri "Antonella sta meglio con i vivi", un bellissimo commento questo, che ha indotto, me per prima, ad una lunga riflessione.

Lo condivido, spero di averne colto in pieno il senso e mi ha donato un sorriso. Ne avevo bisogno dopo una lunga battaglia.  In effetti sarebbe meglio, come dicono loro, parlare di una dimensione di vita atemporale. Le mie ricerche, e tutto ciò che faccio per restituire luce e giustizia ai grandi della storia dimenticati, ha in sè l'essenza del trasito, dal passato al futuro. Niente è cambiato. Mi sento dunque uno strumento, un tramite e sono felice di esserlo. Se questa è stata ed è la missione della mia vita, ne sono fiera e pronta a spendere ancora per essa il mio tempo, certa che questo nobile sacrificio mi condurrà oltre il limite della finitezza del mio vivere qui ed ora.

Mi alimento della speranza di non essere passata invano, e questa speranza è impagabile, è linfa vitale e  mi rinfranca da tutte le sofferenze che la vita quotidiana certo non mi risparmia, ma che accetto e pago senza sconti. Aspetto i prossimi consolandomi di non essere sola, ma tra amici del passato, del presente e chissà, anche del futuro. Come avrebbe detto Lucia, (la signora senza tempo del famoso sceneggiato degli anni Settanta, Il Segno del comando interpretato da Ugo Pagliai e Carla Gravina) A quale mondo appartengo? Al passato, al presente, non c'è differenza, lo sai!

Un ulteriore quanto sincero ringraziamento va a coloro che hanno collaborato alla realizzazione di quest'ultimo lavoro, ad iniziare da Antonella Venezia, ricercatrice dell'Università di Napoli Federico II, che mi segnalò il fondo D'Ayala, aiutandomi a discricarmi tra quei faldoni stracolmi. E poi alla presidente della Società Napoletana di Storia Patria, Renata De Lorenzo, Alberto Mario D'Alessandro, Antonio Salvatore Romano ed Henry John Woodcock, tutte persone a me carissime che godono della mia più sincera stima, amicizia ed affetto, e che hanno contribuito brillantemente, nelle loro specifiche competenze, alla realizzazione del volume.

Ringrazio infine, ponendolo all'apice dei miei affetti,  colui che, con Maria Antonietta Macciocchi, Piersandro Vanzan ed Antonio Illibato, considero tra i miei più illustri ed amati maestri dei quali ho goduto insegnamenti e un grandissimo supporto morale da quando nel 1996 ho iniziato la carriera di ricercatrice storica: ringrazio di cuore l'avvocato Gerardo Marotta, presidente dell'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, e non solo per il premio conferitomi alla ricerca storica, ma per le sincere parole con cui ha consegnato la mia opera ai posteri.  Un momento indimenticabile che per sempre apparterrà ai ricordi più cari della mia vita.

 

 




 

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