Antonio Arminio, il promotore del primo sindacato libero
Non solo uno dei fondatori e protagonisti della storia del Partito d’Azione nel Mezzogiorno con Pasquale Schiano, direttore del giornale azionista ‘L’Azione’, membro della Consulta, ma anche uno dei principali promotori della prima esperienza sindacale nell’Italia meridionale liberata dal nazi-fascismo dopo l’8 settembre: la CGL, la Camera Generale del Lavoro, unitaria e plurale insieme nelle sue ispirazioni ideali, autonoma dai partiti, non la CGIL di ispirazione comunista e socialista, cinghia di trasmissione di PCI e di PSI. Esso è edito dalla importante casa editrice calabrese Rubbettino, Soveria Mannelli (Catanzaro), 2012, 168 pagine, 16 euro. Così è presentato sulla quarta di copertina” L’opposizione al fascismo, negli anni bui della dittatura, si sviluppò al Sud come nel resto d’Italia. A Napoli ruolo preminente ebbero le formazioni clandestine di Giustizia e Libertà, confluite poi nel Partito d’Azione che diede un contributo determinante alla rinascita della vita democratica nell’Italia liberata dagli Alleati. La rifondazione della Camera Generale del Lavoro (CGL) si deve, tra gli azionisti, in particolare ad Antonio Armino, un calabrese emigrato a Napoli negli anni ’30. Armino partecipò da protagonista al dibattito che, nei lunghi mesi del cosiddetto Regno del Sud, si svolse tra le forze politiche di sinistra su questioni cruciali come quella del rapporto tra i partiti e il sindacato. L’esito di questo dibattito sarà tutt’altro che ininfluente per gli equilibri politici e sindacali che si stabiliranno nell’Italia infine liberata, anche al Nord, dall’aggressione nazista.” Con cortesia l’autore, che è nipote di Antonio Arminio, mi ha inviato una email informativa” desidero informarla che è stato pubblicato il volume “Azionismo e sindacato” nel quale, attraverso la biografia di Antonio Armino, si ripercorrono le vicende storiche all’origine della rinascita del sindacato nel dopoguerra e della parabola del Partito d’Azione nel Mezzogiorno. Una storia, volutamente trascurata o dimenticata.” E’ così, caro Ippolito, e quindi il libro è da leggere doverosamente." |
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