Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Latouche, la decrescita felice

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(Servizio di Riccardo Limongi ed Edgardo Bellini)

Viviamo nell'immaginario della crescita, ma devo dire che la crescita è morta, è finita negli anni Settanta. Non lo sappiamo perchè è come le stelle spente che mandano ancora la loro luce e sono a miliardi di anni luce da noi. (S. Latouche)

Una nuova concezione del benessere e delle relazioni, fondata su una discontinuità radicale rispetto alle logiche che fino ad oggi hanno dominato il pensiero economico. Serge Latouche, economista e filosofo francese rappresenta il principale punto di riferimento per l'idea di decrescita, incentrata sulla sobrietà come valore sociale e sul senso del limite.

Oggi 17 gennaio  Latouche sarà all'Università Federico II, ma intanto ieri ha presentato a Palazzo S. Giacomo il programma degli incontri che terrà in tutta la Campania. Presenti il sindaco di Napoli, don Tonino Palmese, Salvatore Esposito ed i sindaci di Pratola Serra, Pollica e Mercogliano.

 

Latouche esorta a decolonizzare l'immaginario dai modelli culturali - economici dominanti che hanno portato anche alla eleborazione di concetti, come quelli di sviluppo sostenibile apparentemente adeguati, ma che in realtà si fondano sullo stesso modello di sviluppo invece di farne immaginare uno nuovo. E non si tratta naturalmente di inseguire un impoverimento programmato. Latouche rilancia l'opzione concreta di una felicità sociale misurata sul perseguimento del bene comune, sul rispetto della natura, sulla qualità delle relazioni umane, sull'adozione di forme di convivenza ispirate alla ragionevolezza piuttosto che alla razionalità.

 

 

 

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