Uomini e faine

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La faina, questo animaletto misconosciuto!1

Eppure vive nelle dimore dell’uomo, nei poderi campestri, nelle stalle e nelle legnaie, sortendone per la caccia solo di notte.

Con il suo corpo sinuoso e snello penetra ovunque, nei sottotetti delle vecchie case scostando le tegole, a caccia di lucertole, gechi e topi, scala agevolmente gli alberi e i vecchi muri delle case, in cerca dei nidi degli uccelli, di cui divora le uova e i piccoli nati, penetra nelle colombaie, dove fa strage di piccioni e, se trova un varco, nei pollai e nelle conigliere, scannando tutto ciò che vi trova.

Non disdegna neppure i mici malfermi sulle zampe e, all’occorrenza, altri animaletti come le rane e qualche serpentello.

Un tempo le si dava la caccia per la pelliccia, che a fine ‘800 si vendeva a 15 lire, la metà di quella della martora, che era più pregiata.

D’inverno è facile scoprirne la dimora per le impronte che lascia sulla neve e allestire una sorta di trappola formata da un sacco aperto, cinto con una fune a nodo scorsoio, posta all’imbocco della tana, solitamente posta nella cavità di un albero.

L’animale, disturbato dal fumo prodotto dagli sterpi incendiate alla base dell’albero, usciva dal nascondiglio e s’infilava nella trappola.2

Nei miei ricordi d’infanzia rimane impressa la scena della strage di galline nel piccolo pollaio familiare, giacevano a terra lorde di sangue 7- 8 galline, tutte sgozzate ma non mangiate, a testimonianza della insaziabile sete di sangue e crudeltà dell’intruso.

 

Pur essendo un animale sanguinario che uccide per abitudine più che per alimentarsi, svezza e cura con ogni attenzione la prole sino a che i cuccioli, trascorso un anno, diventano autonomi.

E’ raccapricciante vedere una faina addentare il collo di un micetto ancora malfermo sulle zampe, ma è ancor più orripilante e mostruoso il comportamento delle faine umane che il 7 ottobre ultimo scorso ha attuato una crudele, violentissima aggressione ai danni di civili inermi che travalica il peggiore stile nazista e le violenze di quei sanguinari che furono lo spagnolo Francisco Franco, l’argentino Juan Domingo Peròn e il cileno Augusto Pinocet, per citarne solo alcuni dei paesi c.d. “civili” .

Sono passati quattro mesi. Il 7 ottobre 2023 Hamas, la Jihad Islamica, i “Martiri di Al Aqsa” di Fatah e qualche organizzazione terroristica minore, poco prima dell’alba, aprirono la guerra con Israele sparando migliaia di missili sulle città israeliane, distruggendo con razzi gli impianti di sorveglianza, sfondando con esplosivi e bulldozer la barriera di protezione del confine internazionalmente riconosciuto in 26 punti, invadendo il territorio israeliano con circa 3000 terroristi su jeep, motociclette e parapendio a motore, uccidendo le guardie di frontiera e i militari di guardia e poi invadendo, loro e i “civili” che li avevano seguiti, le località vicino al confine, compreso il prato dove si svolgeva una festa musicale, celebrando un’orribile sagra di morte, torture, stupri, rapimenti. Come è noto, gli israeliani di tutte le età assassinati in quelle ore furono oltre 1200, più di 240 i rapiti, circa 5000 i feriti, migliaia le donne stuprate.3

Il culmine della ferocia è stato raggiunto al Kibbutz Kfar ‘Aza dove quaranta bambini e neonati sono stati massacrati e alcuni decapitati.

Ancora oggi rimangono nelle mani dei terroristi 134 ostaggi (uomini, donne, vecchi e bambini) che con cinismo vengono usati come merce di scambio.

All’inizio era conosciuta semplicemente come “la donna con il vestito nero”.

In un video sgranato la si vede supina, con il vestito strappato, le gambe aperte e la vagina esposta. Il suo volto è bruciato in modo irriconoscibile e la mano destra le copre gli occhi.

Il video è stato girato nelle prime ore dell’8 ottobre da una donna alla ricerca di un amico scomparso nel luogo del rave nel sud di Israele dove, il giorno prima, i terroristi di Hamas avevano massacrato centinaia di giovani israeliani.

Inizia così il lunghissimo articolo comparso sul N.Y. Times del 29 dicembre 2023 e totalmente tradotto da Right Reporter del 2 gennaio u. s. che andrebbe letto per intero.4

Nei punti che seguono ho tentato di esporre sinteticamente alcuni degli argomenti che ritengo più pertinenti alle attuali vicende.

1) Israele occupa abusivamente il suolo su cui è insediato. È quanto vorrebbe far credere tanti benpensanti di ogni colore politico, ma le sue origini sono del tutto legali.

Il fondamento è costituito per ultimo dalla deliberazione 181/II del 29 novembre 1947 dell’Assemblea delle Nazioni Unite che approvò la spartizione del mandato britannico di Palestina in due stati, uno ebraico e uno arabo.

Gli ebrei accettarono la spartizione, ma la Lega Araba oppose un netto rifiuto e al momento della proclamazione dello Stato di Israele, avvenuta il 14 maggio 1948, cinque stati arabi ben armati (Egitto, Siria, Iraq, Giordania e Libano) iniziarono una guerra che si concluse nel 1949 con la chiara vittoria israeliana.

Le origini della legittimazione dello Stato Ebraico risalivano però a molti anni prima, a partire dal 1917, con la dichiarazione Balfour, che promise la costruzione di una “National home”, ossia di una patria per il popolo ebraico, promessa recepita dalla Conferenza di San Remo tenutasi nel dopoguerra (19-26 aprile 1920) dalle potenze vincitrici e dalla delibera della Società delle Nazioni del 24 luglio 1922 istitutiva del mandato per la Palestina che definiva i diritti legali degli ebrei in Palestina (comprendente Giudea, Samaria e Giordania), la cui amministrazione fu affidata all’impero britannico.

Il governo inglese non mantenne però il suo impegno e favorì per convenienza le popolazioni arabe ma l’impegno rimane tuttora in piedi, essendo stato ripreso dall’art. 80 della carta fondativa delle Nazioni Unite.

In definitiva lo Stato Ebraico occupa legittimamente il suolo sul quale è insediato ma ciò non si può dire del Libano, della Giordania, dell’Irak e della Siria, creati arbitrariamente dalle potenze coloniali per favoritismi di convenienza.5

2) Il diritto di Israele prima che dagli uomini è stato sancito però ben quattromila anni addietro da Colui che ha fondato “I cieli e la terra” e scaturisce dalla promessa ad Abramo, che ogni buon israelita dovrebbe tenere in mente:

«Alza ora gli occhi e guarda, dal luogo dove sei, a settentrione, a meridione, a oriente, a occidente. Tutto il paese che vedi lo darò a te e alla tua discendenza, per sempre.  E renderò la tua discendenza come la polvere della terra; in modo che, se qualcuno può contare la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti. Alzati, percorri il paese quant'è lungo e quant'è largo, perché io lo darò a te» (Genesi 13:14-17).

L’adempimento della promessa avverrà alla distanza di circa 300 anni, dopo l’esodo dall’Egitto e sotto la guida di Giosuè.

3) “Free Palestine from the river to the sea”. Palestina libera dal fiume al mare, urlano i sostenitori della Palestina per le piazze e le strade del mondo occidentale, ma i più non sanno quello che dicono, qual è il fiume? Dov’è il mare?  Non lo sanno.

Per molti il mare è il Mar Nero, per altri il fiume è il Nilo e invece si tratta del fiume Giordano e del Mar Mediterraneo.

Non possiedono una vera conoscenza del mondo islamico e di quello ebraico, non sanno che differenza c’è tra sunniti e sciiti e non hanno mai letto un solo verso della Bibbia né una sura del Corano.

Ma tutto questo non importa, la geografia e la storia sono solo un dettaglio, l’essenziale è dare sfogo a istinti antisemiti.

L’era dei “Protocolli” non è mai tramontata, il Mein Kampf è tradotto anche in arabo e milioni di persone continuano ad abbeverarsi a quelle fonti.6

Quelle folle urlanti per lo più non si rendono neppure conto di invocare all’unisono, coi terroristi, il genocidio del popolo ebraico e una Palestina Judenfrei, ossia libera dagli ebrei.

4) “Due popoli, due Stati”. Questo sostengono da sempre europei ed americani, senza considerare che i palestinesi non sono affatto interessati a un loro Stato accanto a quello di Israele ed hanno sempre opposto a questa soluzione un netto rifiuto.

Così, rifiutarono la possibilità di diventare uno Stato con il piano di spartizione originario delle Nazioni Unite del 1947, con gli Accordi di Camp David del 1978, col vertice di Camp David del 2000 e con le offerte israeliane del 2008. Nel 2008 in particolare Israele offrì più terra di quella richiesta (il c.d. piano Olmert), ma Abu Mazen oppose un reciso, definitivo no.

Dalle mie parti si dice: «Quannu ‘u sceccu nun voli ‘mbiviri, ambatula chi nci frischi!»  ossia: «Quando l’asino non vuole bere è inutile che gli fischi».7

Il ritiro di Israele da Gaza nel 2005 fu un’altra opportunità per i palestinesi di iniziare a costruire uno Stato, ma la vittoria di Hamas alle elezioni del 2006 e la sua violenta presa del potere a Gaza nel 2007 hanno condotto al disastro che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Per tutti questi anni Hamas non si è mai preoccupato delle condizioni economiche della popolazione che governa, ridotta a una comunità di assistiti dalla carità internazionale (USA, Europa, Qatar, Iran, Turchia).  

Unico obiettivo è l’indottrinamento dei giovani alla violenza secondo l’ideologia della distruzione di Israele, servendosi anche delle scuole ONU gestite da quell’ente deleterio a che è l’UNRWA, e non gli interessi della popolazione.

Ovviamente, con l’obiettivo di ricacciare a mare gli ebrei e di rimpiazzarli con uno stato palestinese “dal fiume al mare”.

In questi ultimi giorni si rumoreggia tanto nel mondo occidentale - in primis l’amministrazione Biden con le elezioni alle porte - sulla istituzione di uno Stato palestinese dimenticando che ai palestinesi (di tutte organizzazioni politiche, non solo Hamas), di avere uno Stato non importa proprio nulla se non, magari, come strumento contro Israele. Il loro obiettivo finale rimane sempre quello d’impadronirsi del territorio “dal fiume al mare”, cioè l’abbattimento dello Stato Ebraico e lo sterminio degli ebrei.

5) Israele ha una superficie di 20.770 kmq e di 27.799 Kmq comprendendo Giudea e Samaria, con una popolazione che non arriva ai 10 milioni di abitanti dei quali il 20% sono arabi-israeliani.

Più o meno come la nostra Lombardia, ma costituisce per gli arabi un corpo estraneo in un tessuto formato esclusivamente dal mondo musulmano, che a più riprese ha tentato di estrometterlo con ripetute aggressioni.

Sabato 15 maggio 1948 in cui scadeva il Mandato Britannico sulla Palestina, gli eserciti dei paesi arabi vicini attaccarono la comunità ebraica d’Israele devastando tutto ciò che incontravano, in prosecuzione della campagna iniziata alla fine dell’anno precedente, con l’obiettivo d’impedire la nascita dello stato ebraico proclamato il giorno prima, venerdì 14 maggio.

In quell’occasione la Giordania s’impadronì della Cisgiordania e l’Egitto della striscia di Gaza ma nessuno si presero il disturbo di creare uno stato palestinese.

Gerusalemme e la West Bank (sponda occidentale o Cisgiordania) rimasero in mano giordana sino al 1967 (per circa 19 anni), liberati con la guerra dei sei giorni (5-10 giugno 1967) quando, finalmente, Gerusalemme fu riunificata.

La terza massiccia invasione del territorio israeliano, con l’intento di ricacciarlo a mare, avvenne nel 1973 (guerra del Kippur, 6-25 ottobre 1973) che vide Israele ancora vittorioso.

Arabi ed Israeliti, che hanno la comune origine in Abramo (i primi da Sara, i secondi dalla serva egiziana Agar), proprio perché fratelli, dovrebbero vivere in pace e armonia ma così non è mai stato, sin dai giorni antichi, quando Edom (i discendenti di Esaù, figlio di Abramo e di Agar), esultavano nel vedere la distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor menzionata dal salmista: «Ricordati, Signore, dei figli di Edom, che nel giorno di Gerusalemme dicevano: Spianatela, spianatela, fin dalle fondamenta!» (Salmo 137:7).

E Abdia, menzionando le colpe di Esaù, figlio di Isacco e fratello di Giacobbe: «A causa della violenza fatta a tuo fratello Giacobbe, tu sarai coperto di vergogna e sarai sterminato per sempre. Quel giorno tu eri presente, il giorno in cui gli stranieri portavano via il suo esercito, e i forestieri entravano per le sue porte e tiravano a sorte su Gerusalemme: anche tu eri con loro. Ah! Non gioire per il giorno della sventura di tuo fratello. Non ti rallegrare per i figli di Giuda nel giorno della loro rovina… Ma sul monte Sion ci saranno degli scampati, ed esso sarà santo; e la casa di Giacobbe possederà ciò che le appartiene. La casa di Giacobbe sarà un fuoco, e la casa di Giuseppe una fiamma; e la casa di Esaù come paglia che essi incendieranno e consumeranno; non rimarrà più nulla della casa di Esaù, perché il Signore h parlato.» (Abdia tutto il libro di 21 versetti)

Per l’Iran è un altro discorso. Essi non discendono da Abramo, sono musulmani ma non arabi e non hanno alcuna affinità con il mondo ebraico.

6) Femminismo e stupri di massa. Di fronte alle sevizie, alle mutilazioni, agli stupri, all’assassinio e al rapimento di tante donne ebraiche avvenuto durante il selvaggio attacco di Hamas del 7 ottobre le associazioni femministe sono rimaste completamente in silenzio. La cosa pare essere non è di loro interesse.

7) Dulcis in fundo. E il Vaticano, cosa ne pensa? Anche il solo porsi la domanda è fatica sprecata, il Vaticano è stato da sempre antisemita e un tempo finanche propugnatore della conversine forzata degli ebrei, al punto da spingere al rapimento dei bambini di cui il caso Mortara rappresenta il caso più noto.

Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, proveniente dalle fila dei Gesuiti, dal 1973 al 1979 era Provinciale della Compagnia di Gesù in Argentina, epoca che vide decine di migliaia di argentini arrestati e tenuti illegalmente prigionieri dalla polizia, torturati, assassinati e scomparsi nel nulla (i c.d. desaparecidos) per i quali le Madri di Plaza de Mayo chiedono ancora giustizia.

L’odierno Papa avrebbe dovuto gridare a squarciagola ai quattro venti contro tali misfatti e invece ha adottato la politica del silenzio (qualcuno malignamente dice del collaborazionismo), sulla scia di Papa Pacelli definito da John Cornwell “Il Papa di Hitler” (Garzanti, 2002)

Quanto alla vicenda della guerra in atto, I rabbini d’Italia così si sono espressi: «Ieri l’incontro del Papa con i parenti degli ostaggi rapiti da Hamas, da tempo richiesto e sempre rinviato, è stato finalmente possibile perché è stato seguito da un incontro con parenti di palestinesi prigionieri in Israele, così come riportato dal Papa, mettendo sullo stesso piano innocenti strappati alle famiglie con persone detenute spesso per atti gravissimi di terrorismo”, scrive il Consiglio dell’Assemblea dei Rabbini d’Italia. “E subito dopo il Papa ha pubblicamente accusato entrambe le parti di terrorismo. Queste prese di posizione al massimo livello seguono dichiarazioni problematiche di illustri esponenti della Chiesa in cui o non c’è traccia di una condanna dell’aggressione di Hamas oppure, in nome di una supposta imparzialità, si mettono sullo stesso piano aggressore e aggredito».8

Che poi i palestinesi mentano su temi fondamentali della Bibbia, al Vaticano poco importa.

Si proclamano discendenti dei Filistei e perfino dei Cananei, discendenti dei Gebusei che abitavano anticamente quei luoghi. Abramo era un iracheno, Gesù un palestinese, il Tempio di Gerusalemme non è mai esistito, Israele non è mai stato una nazione e così via.

«Tiampi e guerra, vinzogne cumu terra», soleva dire mia madre, il cui marito ne aveva combattuto due (Abissinia e fronte greco-albanese) ed era stato fra gli internati militari italiani (IMI) in Germania dal 14 settembre del ’43 alla liberazione nel ‘45.

Per il cattolicesimo della Bibbia se ne può fare benissimo a meno, quel che conta è il diritto canonico e la teologa tomistica.

Non illudiamoci, i tempi difficili per Israele devono ancora venire, ma è altresì certo che tutte le potenze del male non potranno mai sradicarlo dalla sua terra.

 

 

 

Note

1. Gli adulti, capaci di balzi improvvisi e incredibili, pesano un paio di chili, sono lunghi una sessantina di centimetri dal muso all’estremità della coda, con corpo allungato e flessibile, zampe corte, pelame breve e colore bruno-castano in tutto il corpo ad eccezione del collo e del petto, di colore bianco.

2. Atti della Società dei Naturalisti di Modena, Serie III, vol. I, 1883.

3. Ugo Volli su Shalom del 7 febbraio u.s

4. Il rapporto del NYT sulle violenze sessuali di Hamas del 7 ottobre

5. Per chi vuole approfondire suggerisco l’opuscolo di Eli E. Hertz Questa terra è la mia terra, mandato per la Palestina, aspetti legali dei diritti ebraici, seconda edizione italiana 2019, curata dalla EDIPI, Evangelici d’Italia per Israele, con prefazione di Ugo Volli, Marcello Cicchese e Rinaldo Diprose, in vendita presso la CLC di Firenze al prezzo di € 6,00.

6. Nel 1938, anno delle leggi razziali, furoreggiava da noi la versione italiana dei “Protocolli dei Savi anziani di Sion”, edita in Roma da “La Vita Italiana”, rassegna mensile di politica, diretta da Giovanni Preziosi, che si vendeva a 12 lire la copia. Si è trattato di un clamoroso, ampiamente dimostrato, falso storico.

7. L’asino si conduceva alla sorgente per l’abbeverata a fine giornata di lavoro, di ritorno dalla campagna e talora per invogliarlo a bere si emettevano ripetuti, appositi deboli fischi. Se non beveva se ne riparlava alla fine della giornata successiva.

8. I rabbini italiani: “Il Papa mette sullo stesso piano aggressori e aggrediti. Da lui gelida equidistanza”

 

 

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