Un profeta dell’utopia negativa

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Quello di Aldous Huxley (1894-1963) è un nome molto noto. Anche se, a ben guardare, pochi conoscono davvero bene le sue opere. A questa situazione pone rimedio Mario Iannaccone, che ha recentemente pubblicato una bella biografia del romanziere e filosofo britannico: Aldous Huxley, profeta del “Mondo nuovo” (Edizioni Ares).

Merito di Huxley è aver previsto con grande anticipo alcuni degli sviluppi più inquietanti della società contemporanea, inquietanti nel senso che si discostano dai più comuni concetti di “normalità”. Per esempio il divorzio tra tecnologia ed etica, che oggi sta creando problemi a non finire. Poi la crisi delle democrazie, con la parallela crescita dei nazionalismi autoritari che puntano alla creazione di un nuovo ordine mondiale.

E si può continuare con la crisi ecologica, anch’essa delineata da Huxley in tempi in cui nessuno (o quasi) ne parlava, e con la cosiddetta “dittatura mediatica”, altra espressione in seguito entrata nel linguaggio comune.

La sua opera più celebre, citata nella biografia di Iannaccone, è ovviamente Brave New World, uscita nel 1932 e pubblicata in italiano l’anno seguente con il titolo Il mondo nuovo.

Si tratta di un capolavoro della letteratura distopica in cui l’autore ipotizza che nel 2040 la società sarà imperniata sui concetti di “identità”, “stabilità” e “comunità”. In tale società i cittadini sono divisi rigidamente in classi (che rammentano quelle di Platone). Nessun passaggio è possibile dalle classi superiori a quelle inferiori (e viceversa).

A differenza di Platone, tuttavia, Huxley spiega che l’appartenenza di un individuo a una cera classe è prestabilita sin dall’inizio, vale a dire dal concepimento che avviene soltanto in provetta e con la manipolazione del DNA.

 

Quindi le doti e le capacità del nuovo nato sono rigidamente previste. Ciò permette a ciascuno di occupare all’interno della società il ruolo che gli spetta, eliminando ogni possibilità di conflitto. Il contrario, insomma, di quanto auspicava Karl Popper, per il quale il conflitto è indispensabile e costituisce il motore della società

Huxley prefigura anche l’obbligo della gravidanza extrauterina, con i dilemmi oggi posti dall’utero in affitto. Si spinge quindi a immaginare l’attività sessuale totalmente libera, che prescinde del tutto dal genere. Anticipando, pure in questo caso, le teorie del Gender e del sesso fluido. Né mancano i cenni alla distruzione dei monumenti storici, ben prima che la Cancel culture prendesse piede.

Huxley fu sicuramente un visionario, ma occorre ammettere che molte delle sue “visioni” si stanno realizzando sotto i nostri occhi. Oggi, dopo un periodo di relativo oblio, viene riscoperto per l’attualità del suo messaggio contrario al militarismo, alla manipolazione dell’opinione pubblica e alla scienza priva di regolamentazione.

 

 

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