Visita a Sabratha e Leptis Magna

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Quando eventi luttuosi colpiscono un Paese straniero con quale vi è stato un contatto diretto, personale, per motivi professionali o altro, la partecipazione emotiva è senz’altro maggiore e riemergono ricordi.

L’inondazione della città libica di Berna nel settembre 2023 con migliaia di vittime, mi ha richiamato alla mente una visita effettuata con mia moglie nel giugno 2001 alle città romane in Libia Sabratha e Leptis Magna.

Ritengo valga la pena di riportarla poiché è probabile che in seguito i viaggi turistici in quel Paese siano divenuti difficili o impossibili: la caduta della dittatura di Gheddafi, la breve primavera araba, la lotta civile tra Tripoli e Bengasi con la possibile divisione del Paese in Tripolitania e Cirenaica. Alcune notizie positive fanno ora sperare in una soluzione pacifica del conflitto.  

Avevamo progettato da tempo la visita alle due città, beni protetti dall’UNESCO, considerate patrimonio dell’umanità e in quel periodo in Libia vi era una relativa stabilità politica.

 

I turisti provenienti dall’Italia dovevano essere comunque rari; mentre eravamo a Djerba in Tunisia in attesa della guida chiesero a mia moglie: «Suo marito s’interessa di petrolio?» 

Del resto i rapporti tra Italia e Libia sono sempre stati travagliati: iniziati con l’occupazione coloniale del 1911 da parte del governo liberale italiano, costata al popolo libico migliaia di vite umane sono proseguiti con la massiva immigrazione italiana durante il regime fascista.

Nel 1939, Mussolini volle addirittura unificare la Libia al territorio metropolitano italiano, indicandola come la “Quarta Sponda” (oltre le tre della penisola).

Nel 1970 Gheddafi ordinò il sequestro dei beni e l’espulsione di 20mila nostri connazionali e ora dalle coste libiche partono continuamente verso l’Italia i migranti con tragici epiloghi.

La prima tappa del nostro viaggio fu Sabratha, situata a circa 100 km dal confine con la Tunisia. La strada seguiva la costa, sempre rettilinea, spesso non asfaltata, ai lati non vi erano le fascinose dune di sabbia, situate dell’interno del deserto, ma bassi cespugli e molti posti di blocco della polizia! Kairi, la nostra guida, nato a Tripoli, conosceva bene sia il territorio che la situazione politica e ci raccomandava di non scendere dall’auto mentre andava a contrattare il passaggio. 

Sabratha, situata sulla costa, come altre città dell’impero romano nel Mediterraneo, fu fondata nel VII secolo a.C. dai Fenici, prima sotto il dominio cartaginese, poi quello romano dal 46 a.C. il suo sviluppo è contemporaneo a quello di Leptis Leptis Magna. Nel momento del suo apogeo contava circa 20.000 abitanti. È splendido l’imponente teatro, situato in riva al mare rimasto intatto.

Decadde con la decadenza dell’impero Romano, subì come Leptis Magna, un terribile terremoto nel 365; con l'arrivo degli Arabi nel VII secolo perse completamente la sua importanza.

Kairi era un uomo semplice e simpatico; attento alle nostre persone per la sicurezza, gli alloggi e il sostentamento, non comprendeva il nostro interesse per quelle splendide rovine che chiamava “le macerie”.

Molto rispettosamente lasciava comunque che manifestassimo le emozioni e l’ammirazione per ciò che vedevamo, senza alcuna interferenza, un comportamento che apprezzammo molto. Si assentava più volte durante il giorno e pregava sul tappetino rivolto alla Mecca.

Leptis Magna, dista da Sabratha circa cento km; la strada proseguiva sempre lungo la costa verso il golfo di Sirte, arrivando a Bengasi e infine a Tobruck, al confine con l’Egitto, per quasi duemila km. Distanze enormi percorse in avanzate e ritirate degli eserciti italo tedeschi e degli alleati nel 1941-42, con relative battaglie, fasi terribili della seconda guerra mondiale.

La città fondata anch’essa dai Fenici nel VII secolo a.C., dopo il dominio cartaginese, entrò a far parte della provincia romana Africa e acquisì l’aggettivo di Magna per la ricchezza dovuta ai commerci con tutta l’Africa.

Raggiunse il suo apogeo alla fine del secondo secolo d. C., quando Settimio Severo, nativo di quella città, divenne imperatore.

Nella metà del secolo successivo, per il terribile terremoto e il progressivo insabbiamento del porto fu in parte abbandonata.

Dopo un’effimera ripresa durante l’impero bizantino, occupata dai Vandali e saccheggiata dai Berberi nel 500 d.C., è rimasta sepolta come Sabratha per quindici secoli nella sabbia che ha conservato intatte le rovine.

Gli scavi furono iniziati dal governo italiano con l’occupazione coloniale del 1912 e proseguiti dal regime fascista nell’illusione del sogno imperiale con un deciso programma di restauro fino al 1935. 

L’approccio alla città fu emotivamente coinvolgente: isolata nel deserto, situata a pochi metri dalle dune costiere, sullo sfondo del mare azzurro, rivelava immediatamente il suo fascino, racchiuso in una superficie inferiore ai quattro km quadrati.

Anche le rovine e i monumenti della Roma antica in Italia sono splendidi, ma inseriti in un contesto urbano moderno, appaiono come “diluiti” mentre a Leptis Magna sono “concentrati” e danno immediatamente la percezione di quelle che fu la potenza dell’impero romano; è appropriata la definizione di una seconda Roma in Africa.

All’interno della città è ben conservato l’imponente Arco costruito in onore dell’imperatore Settimio Severo. La Via monumentale, allora fiancheggiata da portici colonnati,  è larga più di 20 metri e lunga oltre 400, collegava le terme e il foro con il porto: poi vi è  il Foro, la Basilica dei Severi, il Mercato anch’esso bene conservato, il Teatro capace d ospitare 15mla spettatori, l’Anfiteatro con la stessa capienza e il Circo con una capienza ancora superiore, il Tempio delle Ninfe, le Terme dell’imperatore Adriano, gli archi monumentali di Tiberio e Traiano, il porticato del Chalcidicum, le Terme dei Cacciatori.

Vi erano insomma tutto quello necessario ad una popolazione che nel momento di massimo splendore contava oltre 100mila abitanti.

Durante la nostra visita non vi erano visitatori, il silenzio era assoluto, presente solo la magia dei monumenti e delle rovine.  

Sulla via del ritorno ci fermammo brevemente a Tripoli per conoscere la famiglia della nostra guida, persone semplici, accoglienti; un fratello di Kairi, decisamente contrario a Gheddafi, era stato costretto a emigrare in Italia.

Non abbiamo avuto più loro notizie, ma è molto probabile che l’attività di Kairi sia completamente cessata negli anni successivi. In albergo a Tunisi avevamo la sensazione di essere continuamente spiati e la sera una manifestazione nella piazza antistante ci costrinse ad un rapido rientro.

Alla notizia della terribile alluvione a Derna è seguita quella positiva che le due fazioni in lotta porteranno insieme aiuti alla, popolazione; una seconda che la furia distruttrice dell’ISIS non ha toccato le due città romane.

Vi è la speranza di pace e che altri possano ripetere la nostra esperienza e provare le nostre emozioni.

 

 

Veduta di Leptis Magna

 

 

Il teatro di Sabratha

 

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