Algoritmi e nuova Intelligenza Artificiale
Accade spesso, tuttavia, che chi lo utilizza non ne comprenda bene il significato. Si tratta invece di un problema importante, soprattutto considerando gli ultimi sviluppi dell’Intelligenza Artificiale. In termini molto semplici un algoritmo, la cui definizione è attribuita al matematico arabo di origine persiana del IX secolo al-Khuwarizmi, è una sequenza finita di operazioni che permette di risolvere tutti i quesiti di una stessa classe, oppure di calcolare il risultato di un’espressione matematica. Ci dice, in sostanza, cosa fare precisamente in ogni momento del calcolo. Siamo ormai governati dagli algoritmi che trovano applicazione in ogni settore della nostra attività. Un esempio banale. Se un ateneo ha poche aule e molte lezioni da sistemare in modo che non si sovrappongano, sarà l’algoritmo a determinare sede e orari degli insegnamenti. Naturalmente lo farà in modo “neutrale” in base agli spazi disponibili, e poco importa se molti docenti non saranno soddisfatti del risultato. Nel secolo scorso il matematico britannico Alan Turing dimostrò che ogni procedura con le regole di addizione e moltiplicazione può essere eseguita da una macchina, tanto che, da allora, “algoritmo” e “macchina di Turing” sono diventati sinonimi. Proprio qui troviamo l’origine dell’espressione “Intelligenza Artificiale”. Ovviamente le macchine di Turing sono prive di intenzionalità e vengono fatte funzionare dagli esseri umani.
Con la recente introduzione di ChatGPT, tuttavia, l’Intelligenza Artificiale ha compiuto un vero e proprio salto di qualità. È infatti possibile, oggi, generare automaticamente testi dotati di significato e ben argomentati, dei quali è difficile capire l’origine. Sono stati prodotti da una mente umana oppure da una macchina? Poiché la seconda risposta è quella prevalente, si dice che siamo passati all’epoca post-Turing, nella quale le macchine sembrerebbero autonome e svincolate dalle indicazioni di una mente umana Non tutti concordano. Ma se fosse davvero così si aprirebbero scenari da fantascienza, nei quali le macchine, in virtù della loro maggiore potenza e velocità, finirebbero col prevalere sugli uomini, fissando in modo autonomo i confini e le regole del significato. Avremmo, insomma, una Intelligenza Artificiale “generativa” diversa dalla precedente. Poiché ci troviamo di fronte ad argomentazioni, e non più a meri calcoli, vi sono molte preoccupazioni relative allo sfruttamento politico della Nuova Intelligenza Artificiale. Non saremmo più in grado di capire dove sta il “non detto” delle sequenze argomentative, nel senso che non potremmo appurare con facilità le implicazioni politiche e ideologiche delle premesse delle argomentazioni. Esse parrebbero “neutre” mentre, in realtà, non lo sono affatto. In attesa di capire gli sviluppo della Intelligenza Artificiale generativa, è ovvio che tutti dovrebbero sforzarsi di creare strumenti di controllo efficienti e oggettivi. Ma non è affatto facile. In tempi come questi, Stati autoritari e gruppi terroristici potrebbero sfruttare la nuova Intelligenza Artificiale per diffondere argomentazioni plausibili in teoria, ma fasulle nella pratica.
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