Il ritiro dalla politica del senatore Mitt Romney
Da sempre strenuo oppositore di Donald Trump, Romney ha una lunga carriera politica alle spalle. Si candidò alle elezioni presidenziali del 2012, venendo sconfitto dall’allora presidente uscente Barack Obama. In seguito tentò di contrastare l’ascesa di Trump nel partito, senza tuttavia riuscirvi. Tipico esponente del repubblicanesimo conservatore e moderato, il senatore dello Utah ha sostenuto a più riprese che il trumpismo è totalmente estraneo alla tradizione ideologica e culturale del Grand Old Party (il Partito repubblicano). Non ha esitato in parecchie occasioni ad approvare provvedimenti proposti dal presidente democratico Joe Biden, e anche per questo è diventato uno dei principali bersagli polemici dei seguaci di Trump. In realtà i trumpiani hanno tuttora una forte maggioranza nei gruppi repubblicani al Senato e alla Camera dei rappresentanti. Paradossalmente, gli enormi guai giudiziari del tycoon di New York hanno rafforzato la base dei suoi fedeli piuttosto che indebolirla. Molti scommettono sul fatto che Trump vincerà le primarie del Partito nonostante i suddetti guai giudiziari. Anche perché non sono comparse finora figure di prestigio in grado di mettere in difficoltà “the Donald”. Pure uno dei favoriti, il giovane Ron DeSantis, è crollato nei sondaggi.
Si tratta di una situazione piuttosto strana per gli Stati Uniti. Se si rammenta che, a parte il resto, Trump è anche accusato di aver oggettivamente favorito l’assalto dei suoi seguaci al Campidoglio il 6 gennaio 2021, è facile capire che la politica Usa è enormemente cambiata negli ultimi anni, sino a rendere possibile l’eventuale successo di ritorno di un presidente pluri-indagato. Quanto a Romney, la sua vicenda dimostra che, attualmente, l’ala centrista e moderata del Partito repubblicano non ha più alcuno spazio a disposizione. E che il suo elettorato di riferimento si identifica quasi in toto con il populismo di Donald Trump.
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