I sogni di potenza di Macron

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Il recente tentativo di Emmanuel Macron di stabilire una sorta di “equidistanza” europea da Usa e Cina non suona affatto nuovo. E’ dai tempi di Charles De Gaulle che Parigi tenta di assumere un ruolo di mediazione tra Stati Uniti da un lato, e potenze autoritarie dall’altro.

Il Generale che creò la “Francia Libera” durante il secondo conflitto mondiale pensava di poter diventare l’ago della bilancia tra Usa e Unione Sovietica, attribuendo a Parigi un’importanza ben maggiore di quella che aveva nei fatti. Il problema in fondo è semplice. Un conto è “sentirsi” grande potenza, un altro è esserlo realmente.

In Europa la Francia ha indubbiamente un ruolo di rilievo. Pur avendo perduto l’impero, mantiene un arsenale nucleare discreto, ma non certo paragonabile a quello americano, russo o cinese. Pure le sue forze armate sono migliori di quelle delle altre nazioni Ue. Anche in questo caso, tuttavia, non possiedono una forza tale da impressionare i colossi che oggi dominano lo scenario mondiale.

Macron cerca allora di assumere la leadership nell’Unione Europea. Contrastato però dagli altri Paesi membri. In particolare dai tedeschi che, pur avendo un governo traballante e un cancelliere debole come Olaf Scholz, non vogliono saperne di cedere il bastone del comando ai francesi.

L’altro grande problema è la debolezza di Bruxelles. Ursula von der Leyen ha accompagnato a Pechino il presidente francese ma, come in altre precedenti occasioni, ha fatto la figura della bella statuina. La presidenza della Commissione europea contava molto quando c’era Angela Merkel. Con Ursula, indicata proprio dalla ex cancelliera, ha perduto buona parte della sua importanza. Qualcuno ha per esempio capito cosa pensa la von der Leyen della sparata del presidente francese?

 

L’idea di Macron, intendiamoci, è in teoria buona. Se la Ue riuscisse a diventare una sorta di “terzo polo” tra Usa e Repubblica Popolare, diminuirebbero le occasioni di conflitto e aumenterebbero le possibilità di mediazione diplomatica. Ma non è così, e le proposte di Macron rischiano di essere velleitarie come quelli di De Gaulle molti anni orsono. Senza scordare che il presidente francese è molto impopolare nel suo stesso Paese.

In realtà Macron – come Scholz prima di lui – ha capito che non si possono impunemente tagliare i profondi legami economici e commerciali tra Europa e Cina. E l’unità – più teorica che reale – creatasi sulla guerra in Ucraina indica chiaramente che il Vecchio Continente è ben lungi dal poter giocare un ruolo primario nella politica internazionale.

Continua quindi a stupire l’ansia di molte nazioni, come Ucraina e Georgia, di entrare nell’Unione. Nella situazione attuale essa non offre garanzie di sorta. Non a caso, è la Nato ad assumersi compiti di protezione, irritando i russi in Europa e pure i cinesi, visti i progetti di allargare il suo raggio d’azione nel contesto asiatico.

 

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