Quel falso storico su Pontelandolfo
Uno dei giornalisti de Il Mattino, l’ex cronista di nera ed esperto di calcio Gigi Di Fiore, ha scritto 1861. Pontelandolfo e Casalduni. Un massacro dimenticato (edizione originale nel 1998: qui si cita dalla ristampa del 2013, avvenuta a Milano), avvertendo nella Introduzione che egli ha scelto «una strada a metà tra il saggio e il romanzo. Reali le vicende di fondo narrate, approfondito l’accertamento su documenti originali e testi.». È quantomeno insolito che si scriva un testo a metà fra il saggio ed il romanzo, perché il primo dovrebbe occuparsi di ciò che è realmente accaduto, quindi della verità storica, mentre il secondo è finzione letteraria e libera fantasia. Per di più, manco si capisce dove finisca il saggio e dove incominci il romanzo. Citiamo ora da un passo in cui Di Fiore riferisce dell’arrivo dei bersaglieri a Pontelandolfo nell’agosto del 1861 e di ciò che i militari avrebbero fatto alla popolazione civile: «Ridevano in dieci attorno a Maria Izzo. L’avevano legata a un albero. Le avevano strappato tutti i vestiti. Lei piangeva, urlava, chiedeva pietà. Le alzarono le cosce, c’era chi gliele teneva allargate. A turno le furono addosso. Poi le assestarono un colpo di baionetta nel ventre. La lasciarono così, un offeso cadavere nudo, legata a quell’albero.»
L’aneddoto appartiene al “saggio”, al “romanzo” o sarebbe una via di mezzo? Sta di fatto che in fondo al testo Di Fiore scrive quanto segue: «Izzo Maria: una delle vittime, individuate nei documenti ufficiali, del massacro di Pontelandolfo compiuto dai soldati piemontesi» Allora l’episodio dello stupro di gruppo su Maria Izzo legata ad un albero e della sua morte con una baionettata nel ventre, dovuti ai bersaglieri, rientrerebbe nel “saggio” ed in quella che secondo il giornalista sarebbe realmente accaduto? L’aneddoto riportato nel romanzo del giornalista partenopeo è stato poi ripreso da Antonio Ciano, un altro scrittore revisionista, prima marinaio, poi tabaccaio di professione. Ciano è divenuto famoso negli ambienti neoborbonici per aver scritto I Savoia e il massacro del sud, (Grandmelò, Roma 1996), in cui sostiene fra l’altro quanto segue: i piemontesi avrebbero sempre praticato la «magia nera»; il regno delle Due Sicilie, dunque una monarchia assoluta, feudale e clericale, era per Ciano nientedimeno che … «il primo stato Socialista» (sic!); l’Unità d’Italia è avvenuta perché «doveva essere attuata la profezia di Comenius espressa in Lux in Tenebris secondo la quale sarebbe dovuta sorgere dalle tenebre come fonte di luce una Super-chiesa che integrasse ogni religione attraverso i Concistori nazionali»; il Piemonte avrebbe ceduto la Corsica, isola che in realtà fu ceduta alla Francia nel lontano 1768 dalla repubblica di Genova e che non appartenne mai ai Savoia od al “Piemonte”. Questo ed altro ha scritto Ciano. L’episodio di Maria Izzo comparso nel romanzo di Gigi Di Fiore è stato ripreso dal tabaccaio di Gaeta in un altro suo libro, Le stragi e gli eccidi dei Savoia (Graficart, Formia 2006) in cui si profonde in elogi per il giornalista de Il Mattino. Anche nell’immancabile Terroni di Pino Aprile, giornalista ex direttore di Gente ed esperto di vela, si rintraccia, sempre su Pontelandolfo, il seguente passo, che nei contenuti è sostanzialmente uguale a quello di Gigi Di Fiore: «Maria Izzo forse era la più bella, perché erano tanti a volerla, fra i fratelli d'Italia con libertà di stupro. Ma c'era del lavoro da fare in quel paese («Che non ne resti pietra su pietra» era l'ordine). Così, forse per guadagnare tempo, la legarono nuda a un albero, con le gambe alzate e aperte. Finché uno la finì, affondandole la baionetta nella pancia.» [Pino Aprile, Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero «meridionali», Milano, Piemme, 2010, p. 54.] Il romanzo 1861. Pontelandolfo e Casalduni. Un massacro dimenticato ha dunque offerto una artefatta verità storica ad altri autori “revisionisti”. Bisogna riprendere il professor Davide Fernando Panella (professore e sacerdote), autore del saggio L'incendio di Pontelandolfo e Casalduni: 14 agosto 1861 (Foglianise da Piesse, 2002). Questo studio si è basato su documenti parzialmente o totalmente inediti ed in più esaminando le fonti già in precedenza conosciute e la bibliografia sul tema, in modo da avere un quadro complessivo il più completo possibile attuato anche con il confronto delle diverse fonti fra loro. Panella ha analizzato i libri dei morti degli archivi parrocchiali di questi due paesi ed una memoria scritta dal parroco di Fragneto Monforte: tutti questi documenti furono redatti da sacerdoti che furono testimoni oculari dell’accaduto e sono stati scritti con grande precisione e cura dei dettagli. Panella riporta nel suo studio l’elenco dei morti dovuti alla rappresaglia, mostrando come il Registro dei defunti della parrocchia Santissimo Salvatore di Pontelandolfo li enumeri ad uno ad uno, indicandone nome, cognome, genitori, età, causa della morte (ucciso in casa, ucciso per strada, morto per le fiamme ecc.). Padre Panella ha smentito categoricamente, durante un convegno dedicato al tema Il brigantaggio nell’Alto Tammaro, svoltosi con presenza di molti studiosi e ricercatori, che Maria Izzo sia stata violentata ed uccisa dai militari mentre era legata ad un albero. L’archivio parrocchiale, redatto un sacerdote di Pontelandolfo testimone degli eventi e che scriveva poco dopo che erano accaduti, riporta che Maria Izzo aveva 94 anni (novantaquattro anni) e che morì arsa nell’incendio della propria abitazione. Insomma, la sventurata Izzo non fu né violentata né uccisa intenzionalmente. I militari appiccarono il fuoco alla casa durante ed ella, certamente per la tardissima età, non riuscì a fuggire. Quanto afferma il professor Panella è suffragato da un’analisi accurata delle fonti e contraddice il romanzo di Gigi Di Fiore ed i suoi epigoni. La negazione della storicità dell’immaginario stupro di gruppo sulla ultranovantenne Izzo e del suo assassinio a colpi di baionetta si ritrova anche in Silvia Sonetti che ha scritto su Pontelandolfo un saggio storico, L’affaire Pontelandolfo. La storia, la memoria, il mito (1861-2019, Roma, Viella 2020, in cui esamina tutte le fonti primarie conosciute.1 La ricercatrice ha citato ed analizzato criticamente una sterminata bibliografia, fra cui una lunga serie di studi di accreditati storici quali Alessandro Barbero, Benedetto Croce, Francesco Barbagallo, Giuseppe Galasso, Alfonso Scirocco, Carmine Pinto, Rosario Romeo, Angeloantonio Spagnoletti e tantissimi altri ancora. Fonti alla mano, ha spiegato Sonetti, non vi sono dubbi: «Non esiste nessuna fonte che possa sostenere la tesi dell’eccidio dei civili. I testimoni non parlarono mai di stragi, di uccisioni sommarie, né di violenze gratuite o di morti bambini. Tra quelli accertati risultano solo due donne, una di 94 anni, Maria Izzo, deceduta a causa dell’incendio, e una di 18, Concetta Biondi, la più giovane. Nessun documento ne descrive in dettaglio la fine e l’idea che siano state prima stuprate e poi uccise dagli stessi soldati non trova alcun appoggio nelle fonti di archivio.» Far diventare una donna di novantaquattro anni, perita nell’incendio della propria abitazione, come la vittima di uno stupro di gruppo di bersaglieri, poi uccisa con una baionettata, è un esempio di “revisionismo del Risorgimento”. Per inciso, sia Di Fiore che Aprile, hanno citato padre Panella fra le loro fonti, distorcendo, quindi, con la loro pseudostoria, quanto lo stesso Panella ha scritto e documentato.
Fonti documentarie 1. Archivio Comunale di Casalduni, Casalduni Archivio Comunale di Pontelandolfo, Pontelandolfo (BN) Archivio Comunale di Ponte, Ponte (BN) Archivio Centrale dello Stato, Roma Archivio Privato Biondi, Benevento Archivio parrocchiale Ss. Nicola e Rocco di Fragneto Monforte, Fragneto Monforte (BN) Archivio parrocchiale di San Lupo, San Lupo (BN) Archivio parrocchiale della chiesa del Santissimo Salvatore di Campolattaro, Campolattaro (BN) Archivio di Stato di Benevento, Benevento Archivio Storico della Camera dei Deputati, Roma Archivio di Stato di Napoli, Napoli Archivio dell’Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell’Esercito, Roma Società Napoletana di Storia Patria, Napoli Alta Polizia Dps Delegato di Pubblica sicurezza Ministero dell’Interno Ministero dell’Interno e Polizia di Napoli Prefettura di Benevento |
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