Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Eduardo Sola, il primo socialista di Torre Annunziata

Condividi

Nato a Torre Annunziata l’11 ottobre 1871 da Giuseppe e Maria Giuseppa Siviglia, Eduardo Sola è da considerarsi il primo socialista della sua città.

Completò gli studi tecnici, incamminandosi da subito verso la pittura, per la quale aveva particolare predisposizione.

Eduardo - e non Edoardo come poi successivamente si firmava - probabilmente era già attivo nel 1891 con altri 15 compagni nella pericolosa militanza seppure ancora incapaci di organizzarsi, se non attraverso una Società Operaia di istanza repubblicana. 

Questo primo nucleo di socialisti era composto da Fedele Venturini, Cataldo Vito Maldera, Alcibiade Morano, Luigi Tramonti, Raffaele Oliva, Alessio Di Roma e Giuseppe Di Casola.

Al gruppo si aggregheranno poi Carlo Califano, carismatico capo Lega e futuro Segretario della Camera del Lavoro di Salerno e il più giovane Giuseppe De Simone, futuro Segretario della ricostituita sezione socialista nel 1901 e direttore dell'organo settimanale della sezione, Verità, il cui primo numero uscì il 9 maggio 1903.

Il settimanale fu pubblicato a Torre Annunziata tra il 1903 e il 1907, poi soppiantato dal nuovo giornale dei lavoratori vesuviani fondato da Gino Alfani nel 1908, L'Emancipazione.1

Tra loro non mancarono quanti rinnegarono ben presto il socialismo, fino ad aderire incondizionatamente al fascismo.

 

E fu questo gruppo di giovani entusiasti rivoluzionari a pubblicare un numero unico in occasione del Primo Maggio 1893, e a fondare il primo circolo socialista dell'intero circondario nel 1894, in grado di esprimere un candidato.

Tra loro ci furono Luigi Alfani nelle elezioni politiche del 1895, l’avvocato Angelo D’Ambrosio nel 1897 e Giovanni Bergamasco nel 1900, che formarono le prime Leghe di Resistenza di pastai e panettieri, arrivando a sfidare le forze dell’ordine con prime manifestazioni e scioperi.

Riuscirono ad eleggere un consigliere comunale nel 1900 e a fondare, il 1° marzo 1901, la seconda Camera del Lavoro della Campania, dopo quella del capoluogo regionale, sorta il 6 gennaio 1894.

Intanto tra le prime iniziative ci fu la costituzione di una Società Operaia di Mutuo Soccorso, che non ebbe molta fortuna per le tante, per le reiterate intimidazioni da parte di preti, padroni e poliziotti, che costrinsero gran parte degli iscritti ad abbandonarla. 

Quanti rimasero preferirono fondere l'organizzazione e il circolo in una sola associazione, la Sezione del Partito Socialista Italiano sul finire del 1896.2

Di bassa statura, faccia grassa, capelli ed occhi castani chiari, baffi biondi, un portamento posato, voce melliflua, aria simpatica ed accattivante, Eduardo Sola si ritrovava con un carattere non facile.

Come tutti gli artisti - era pittore e ritrattista e una passione per la fotografia e la scultura - aveva una sua estrosità che gli procurava sovente non pochi problemi e fu forse a causa di questo che si guadagnò la sua prima espulsione dalla sezione di Partito, da lui stesso fondata.

Erano strane le espulsioni di quel tempo, duravano il tempo di un tramonto e si dimenticavano in un battito di ciglio.

Ne sapeva qualcosa Gino Alfani, il pioniere del socialismo campano abituato ad essere rinnegato e applaudito senza soluzione di continuità nell'intera sua esistenza.

A Torre Annunziata invece ad essere rinnegato nei primi di ottobre del 1895 ci fu un certo D'Atri, un anno dopo insediato alla presidenza della sezione per deliberare importanti questioni, tra cui la espulsione dello stesso Sola, colpevole di aver aggredito il compagno operaio, Francesco Jovino, un sessantenne colpevole di averlo biasimato per non essere intervenuto al comizio Pro Candia, nonostante fosse stato designato oratore dalla stessa sezione.3

L'espulsione non ebbe seguito. Non a caso un mese dopo, il 12 maggio, Sola fu alla testa di 400 operai pastai disoccupati, invitandoli ad associarsi in Lega di Resistenza nella sezione socialista e nella stessa incontrarsi nei giorni successivi con Gino Alfani e Giovanni Domanico, tenendo alcune conferenze.4

In quel bollente 1897 la cittadina campana poteva addirittura vantare la presenza di ben due sezioni, l'una nata in contrapposizione all'altra.

La seconda nasceva nei primi giorni di aprile su iniziativa di un gruppo di espulsi della sezione originaria capitanati dall'ingegner Arturo Giannelli.

Le due sezioni conversero di nuovo alcuni mesi dopo, portando ad oltre cento il numero degli iscritti.

La prefettura di Castellammare di Stabia, nello schedarlo fin dal 14 agosto 1897, così lo descriveva:

«Il Sola Eduardo con i modesti mezzi della famiglia fu educato e istruito appena sufficientemente. Studiò pittura ma di cervello strano, smanioso di eccellere in qualsiasi maniera, orgoglioso, si diede col massimo entusiasmo al partito socialista.  È prepotente, violento e ribelle. È stato il più attivo promotore della locale Camera del Lavoro. Ha frequentato le scuole tecniche».5

Sola continuava ad essere l'anima della sezione e dell'intero movimento operaio locale, il suo nome ricorse spesso nelle pagine del quotidiano nazionale del Partito, seppure non sempre in modo positivo. 

L'Avanti! lo citava ancora il 5 ottobre 1897 per una sottoscrizione effettuata a favore del quotidiano socialista. Con lui c’era il suo compagno di lotta, Vincenzo Precenzano.

Entrambi guidarono in seguito le lotte per il pane, le stesse  che infiammarono l'Italia intera, culminando poi nei moti di maggio, da Milano a Palermo, passando per Castellammare di Stabia, Gragnano e Torre Annunziata, dove fin dai primi giorni di febbraio del 1898, si ebbero manifestazioni di protesta sfociando nei violenti tumulti del giorno due, provocando l'arresto di diciotto persone, di cui molti erano colpevoli solo di essere socialisti, mentre l'esercito metteva sotto assedio l'intera città per diversi giorni. 

Il primo maggio sembrò passare tranquillo con Edoardo Sola e Angelo Corsaro oratori ufficiali nel circolo socialista dove si festeggiava la festa dei lavoratori, ma la città non era tranquilla.

Il crescente aumento del costo del grano aveva messo in crisi la maggior parte degli stabilimenti di Torre Annunziata, in particolare quelli ancora legati a superati sistemi di produzione a fronte dei più moderni molini e pastifici che utilizzavano moderni impianti a vapore capaci di ammortizzare i costi, aumentando notevolmente la produttività.

Ciò era causa di una disoccupazione sempre più dilagante e poco potevano i vari aiuti elargiti dal municipio, aumentando il numero delle cucine economiche. 

La rabbia popolare esplose il giorno dopo, con centinaia di donne uscite dalle case gridando la propria disperazione e inevitabilmente finirono con dare l'assalto a molini e pastifici, provocando l'immediata reazione delle forze dell'ordine pronti a disperdere la folla urlante.

Lo stesso accadeva in altre centinaia di città, grandi e piccole della penisola, un’ondata d’arresti senza precedenti.

Furono chiusi i circoli socialisti e repubblicani, le prime Camere del Lavoro e l’intera stampa della sinistra fu messa a tacere.

I primi arresti non furono casuali, non si cercarono i dimostranti, ma colpirono soprattutto i dirigenti socialisti con l’accusa di aver fomentato i disordini di quei giorni. 

A Torre Annunziata, tra i primi, Edoardo Sola, Luigi Tramonti, Vincenzo Precenzano e il già anziano Francesco Paolo Rapacciuolo, vennero arrestati e incarcerati nel reclusorio di Nisida, mentre riuscì a rendersi latitante Alcibiade Morano.

Furono tutti imputati d’eccitamento alla rivolta perché, come recitava l’atto d’accusa loro rivolto durante il processo, davanti al Tribunale Militare di guerra, sin dal dicembre 1896 facevano parte di un circolo socialista e nell’ultimo mese d’aprile, profittando delle agitazioni pel rincaro del pane eccitavano gli operai di Torre Annunziata alla rivolta.

L’accusa chiese quattro anni per Sola e tre per Precenzano, Tramonti e Rapacciuolo, più un anno di sorveglianza speciale per tutti da parte della pubblica sicurezza.

Se la cavarono con due anni di reclusione per istigazione a delinquere.6

Condanna decadde poi a seguito dell’indulto.

Appena rientrato in libertà il 31 dicembre 1899, Sola pensò bene di sfuggire alla sorveglianza cui era sottoposto scappando a Marsiglia il successivo 14 maggio, accompagnandosi agli altri socialisti fuoriusciti.

Tornato in Italia verso la metà di ottobre, si fermò dapprima a Roma, frequentando la redazione romana del giornale Avanti!, poi a Torre Annunziata  nei primi giorni di novembre.

I funerali del 22 marzo 1900 di Vincenzo Gambardella, liberale di vecchio stampo e sindaco ai tempi dei famosi tumulti del 1878, furono per lui l'occasione di mettersi nuovamente in mostra, intervenendo subito dopo gli oratori ufficiali, attaccando gli amministratori locali e il deputato del collegio, il governativo Vincenzo De Prisco, colpevole di aver votato contro l'amnistia per i detenuti politici condannati per i fatti del maggio '98.

Immediato fu l'intervento del delegato di pubblica sicurezza presente ai funerali che gli impedì di proseguire.7

Intanto si lavorava per riorganizzare i compagni: non potendo ricostituire ufficialmente la sezione socialista, a seguito dello scioglimento imposto per legge nel maggio 1898, costituirono, nell'agosto 1900 un’Associazione di Educazione e Previdenza con lo scopo di istruire ed educare, la molta trascurata classe operaia locale.8

Nel frattempo si adoperò per occupare tutti gli spazi possibili, utili a fare propaganda politica, tenendo comizi e riunioni, non mancando di sfidare in contraddittorio il deputato Vincenzo De Prisco, già eletto nelle elezioni del 1897 e riconfermato il 3 giugno 1900, sconfiggendo il socialista Giovanni Bergamasco.

Lasciate alle spalle le elezioni politiche, ricostituita la sezione socialista, pur sotto le mentite spoglie di una neutrale associazione, l’infaticabile Sola, si diede da fare per costituire anche a Torre Annunziata, come già da tempo era avvenuto a Napoli, una organizzazione economica.

Seguirono le continue, febbrili riunioni, fino a quando il 26 febbraio, nella vasta sala dell’istituto Parini, fu convocata un’imponente assemblea aperta con una relazione di Cataldo D’Oria, segretario provvisorio della commissione eletta dalla sezione con lo scopo di lavorare alla fondazione della Camera del Lavoro.

La riunione pubblica di tutta la classe lavoratrice di Torre Annunziata approvò lo statuto regolamento e votò la nomina di una Commissione Esecutiva di otto membri, con segretario l’incontenibile e ambizioso Sola, in carica fino a giugno, quando si erano state fissate le elezioni generali.9

Seguì, a sorpresa, l’elezione di Alcibiade Morano e la successiva proclamazione del primo sciopero generale in un caldo, bollente luglio: dieci giorni di astensione dal lavoro da parte dei mugnai, pastai e di tutte le altre categorie del settore per misurare da subito la propria forza.

Nella Torre Annunziata dei 14 molini e 57 pastifici, dove erano addetti almeno 3mila persone, ma circa 10mila quelli che di questo lavoro vivevano, accadde dunque il miracolo di un risveglio di classe senza precedenti nella pur turbolenta e industriosa provincia napoletana.

Non altrimenti si poteva spiegare la mobilitazione di 2.500 operai disciplinatamente organizzati nelle diverse leghe e capaci da subito di un simile vittorioso braccio di ferro con un padronato allibito e spaventato.

A guidare lo sciopero, tra gli altri, ci fu Eduardo Sola, definito dal delegato di polizia un fanatico e di grave ostacolo alla pacificazione.10

Gli aumenti ottenuti si poterono definire risibili tra i 15 e i 25 centesimi, ma la portata morale della vittoria fu enorme e tale da trasformare nel giro di qualche anno la Camera del Lavoro nella più potente organizzazione economica del Mezzogiorno dopo quella del capoluogo campano.

Fu questa una realtà destinata da subito a conquistare le pagine di tutti i giornali d’Italia con i poderosi scioperi dei suoi pastai, mugnai e portuali.11

Sull'Avanti ricorreva sovente il nome di Sola e delle sue varie iniziative: dalle sottoscrizioni per l'amato giornale, alle numerose conferenze, assemblee e comizi nei vari comuni del napoletano, non mancando di sconfinare nel salernitano, in particolare a Scafati ed Angri.

Egocentrico come pochi, Sola era il corrispondente locale del quotidiano socialista e non perdeva occasione per mettersi in mostra, litigando con chiunque mettesse in dubbio il suo modo di agire o non era d'accordo con le sue idee. 

Il carattere difficile gli aveva creato non poche difficoltà fin dalla giovane età, ed altre gliene procurò in futuro, impedendogli, probabilmente, una più luminosa carriera considerate le doti di intelligenza, loquacità e capacità organizzative.

L'impetuosità dell’indole lo aveva portato più volte a querelare, senza esitazioni, chi lo insultava e diffamava a mezzo stampa, come Antonio Pagano nel 1902 con sentenza del 6 febbraio 1903.12

Tutto questo aveva fatto di Edoardo Sola il socialista di Torre Annunziata più famoso dell'intera provincia e sicuramente quello più citato a livello nazionale.  

Ed era anche ritenuto tra i socialisti più pericolosi dell’intero circondario di Castellammare.13

Non a caso fu chiamato dalla Camera del Lavoro di Como, giusto un anno prima, per guidarla nella seconda metà del 1902 in sostituzione di Giulio Forti, il suo primo Segretario provvisorio.

Alla sua partenza forse non fu estranea la lotta per il potere apertasi nella organizzazione torrese, le cui elezioni camerali del 7 aprile portarono alla conferma di Alcibiade Morano a Segretario Generale da parte delle 13 Leghe che componevano l'organizzazione.14

Prima di partire Sola volle tenere il suo ultimo comizio per la festa del I maggio, dopo il festoso corteo con gli operai organizzati, pastai, mugnai, portuali e metallurgici delle Ferriere del Vesuvio.

Come sempre accadeva in queste occasioni la giornata si concluse con una grande bicchierata accompagnata da canti rivoluzionari.

A Como, dove arrivò a fine maggio, e da subito mise in mostra le sue qualità migliori di propagandista, organizzatore ed oratore formidabile, dandosi da fare con convegni, assemblee e riunioni, affrontando i più vasti argomenti legati ai temi politici e sindacali della sinistra.

Così, già il 9 giugno lo troviamo a parlare sulla funzione e organizzazione delle Camere del Lavoro, dibattere con i deputati locali sui vari programmi politici.15

Non mancò, inoltre di guidare un famoso sciopero delle tessitrici iniziato a fine luglio durante il quale chiese un aumento salariale di 11 centesimi a metro.16

Mentre lo sciopero continuava, portava a termine la trattativa tra una commissione di cuochi e camerieri con i proprietari ottenendo un giorno di riposo pagato al mese, il riconoscimento di un Ufficio di collocamento gestito e amministrato dal personale e la costituzione di un probivirato per dirimere le vertenze tra le due parti.17

Intanto lo sciopero delle tessitrici divampava, trasformandosi da lotta aziendale a vertenza provinciale, fino ad arrivare allo sciopero generale, coinvolgendo i 14mila addetti del settore di Como e provincia.18

In questa dura vertenza Sola si lasciò prendere dall'entusiasmo, memore di quello vissuto a Torre Annunziata, dimenticando ogni prudenza.

A nulla servirono i primi campanelli d'allarme con i proprietari degli alberghi e ristoranti venuti meno all'intesa raggiunta sull'ufficio di collocamento, costringendolo a riaprire la lotta appena conclusa.

Ad offuscargli la mente fu la nuova resa dopo pochi giorni di resistenza da parte degli imprenditori del settore.19

E a nulla servì la lenta riduzione del numero dei lavoratori e lavoratrici in sciopero, rientrati in fabbrica dopo alcuni giorni.

L'entusiasmo per la nuova, facile vittoria, l'apparente adesione incondizionata degli operai tessili, i consigli dei vari capilega, motivati a portare avanti la vertenza, lo spronarono, convincendolo a proclamare lo sciopero generale.

I fatti iniziali sembravano dargli ragione: ormai non vi era paese, grande o piccolo, ovunque vi fosse un’azienda tessile, che non avesse risposto allo sciopero.

L'Avanti! ne elencava almeno 84 con 13mila scioperanti e dovunque si tenevano manifestazioni e comizi da parte dei vari dirigenti della federazione tessile e con l'instancabile Sola a mantenere viva la voglia e la forza di continuare nella lotta, fino alla vittoria finale.20

Contro di lui si scagliava il monarchico giornale locale, La Provincia di Como, furibondo contro il sindacalista socialista venuto dal Sud, scrivendo del terrore rosso, fino ad inneggiare a Bava Beccaris, il generale che aveva preso a cannonate gli scioperanti di Milano nel sanguinoso maggio del 1898.   

Dove non poterono insulti, minacce e intimidazioni arrivarono le violenze contro le donne in sciopero.

Gli industriali erano decisi a non cedere, cercando di vincere la resistenza degli scioperanti prendendoli per fame.

Inutilmente prefetto e sindaco cercarono di mediare trovando un muro di resistenza, mentre al servizio dei padroni non mancarono, come sempre, preti con atteggiamenti arroganti e violenti, che provarono a scuotere le anime semplici contro i diavoli rossi.

Dopo 27 giorni di sciopero generale fu firmata un'intesa che in realtà era una resa, rimandando a tempi migliori la rivincita.21

Dopo l'amarezza per la dura sconfitta, Sola riprese i suoi giri di propaganda, i suoi confronti con deputati e politici locali sui vari temi del momento.

Il 26 aprile 1903 aprì una campagna propagandista fra gli emigranti nella vicina Svizzera parlando di Socialismo e Anarchia nelle diverse città d'oltre confino.22

Ancora pochi mesi, poi diede le sue irrevocabili dimissioni, accettate a malincuore dai suoi compagni di lotta con i quali aveva diviso 14 mesi di passione, lasciando la guida al suo vice di quei mesi, il tintore Romeo Fontana.23

Fu probabilmente il malumore non assorbito per la pesante sconfitta subita dalle tessitrici dopo quasi un mese di dura e gloriosa lotta a convincerlo di lasciare Como per trasferirsi a Milano, occupandosi in quella Camera del Lavoro.

Nel capoluogo lombardo, naturalmente, non trascurò occasione per porsi in evidenza e infatti nel novembre 1903 presiedette il comizio per la strage di Torre Annunziata del 31 agosto.

Arringò i contadini di Olevano e Ottobiani invitandoli ad organizzarsi, mentre nel successivo 24 gennaio 1904 tenne una conferenza a Filighera, a sostegno della candidatura politica di Walter Mocchi.

Nel chiudere il suo intervento gridò «Viva il socialismo rivoluzionario».

Fu un grave reato per il delegato di polizia presente, che non esitò a denunciarlo e il giudice della Pretura di Belgioioso a condannarlo il successivo 22 febbraio a tre giorni di arresto.24

Intanto il 2 febbraio a Milano, su invito del Circolo giovanile socialista, aveva tenuto nel collegio elettorale un pubblico comizio sul militarismo, provocando l'ennesimo intervento del funzionario di polizia in servizio, che lo obbligò a sciogliere la riunione.

Ancora nel marzo 1904 fu a Belgioioso per commemorare Felice Cavallotti e il I maggio a Codogno, in provincia di Lodi, per la Festa dei lavoratori, dove parlò nel salone della locale Camera del Lavoro.

Il 9 maggio a Corteolona per il Congresso collegiale di tutti gli iscritti al Partito, fu relatore per il Comitato di propaganda.

Preso dalla nostalgia di Torre Annunziata, vi fece ritorno, pur mantenendo la sua residenza a Milano, cogliendo l'occasione delle elezioni amministrative del 7 agosto 1904 per parteciparvi.25

Se fosse stato eletto probabilmente non sarebbe più ripartito, avendo bene in mente ciò che intendeva fare per altre più ambiziose conquiste. 

La sezione socialista era certa della vittoria, o comunque di una buona affermazione, dopo l'impegno profuso nello sfortunato sciopero di 72 giorni, conclusosi il 19 giugno con un armistizio, più simile ad una resa.

E invece la sconfitta ci fu, secca e bruciante e nonostante fossero scesi in lista i più bei nomi del locale movimento operaio, nessuno fu eletto.

Soltanto 250 elettori diedero la loro preferenza al PSI, dimostrando ancora una volta che all'entusiastica, coraggiosa partecipazione alle lotte indette e dirette dalla Camera del Lavoro non corrispondeva una altrettanta adesione politica al partito di riferimento della classe operaia.

L'analisi della sconfitta fu affidata ad un articolo scritto dal Sola per il settimanale della sezione socialista, Verità.

Fu brutale, scrivendo senza mezzi termini come i titanici eroi del proletariato torrese si fossero venduti come un branco di pecore, colpa  della mancata educazione politica delle masse.

Indubbiamente – scriveva Sola – alcune ragioni andavano trovate nella dolorosa sconfitta, dopo 72 giorni di inenarrabili sacrifici, con i conseguenti licenziamenti, la disoccupazione dilagante, la povertà di tante, troppe famiglie.

Facile corrompersi a queste condizioni, chinare la testa, ridursi a schiavitù dei loro stessi oppressori, i padroni dei mulini e dei pastifici che ora cantavano vittoria contro l'odiata Camera del Lavoro.

Inevitabili furono le ripercussioni all'interno della sezione socialista, dopo quanto accaduto.

Scontri anche feroci per la lotta di potere, nascosta dietro opposte visioni non erano mancati anche in passato tra i gruppi dirigenti del Partito, provocando non pochi danni e l'allontanamento di tanti militanti dalla sezione e dalla politica.

In passato, spesso ne era stato protagonista lo stesso Sola con il carattere iracondo e l’eloquenza incendiaria che si ritrovava.

Non a caso ancora una volta toccò a lui accendere la miccia del nuovo incendio, provocando la scissione nel partito e nel sindacato e aprendo  una Camera del Lavoro alternativa a quella ufficiale.

L'intento era di spodestare il vecchio Maldera - subentrato a Morano dimessosi nell'estate del 1903 - per sostituirlo nella carica di Segretario, suo sogno di sempre e vanamente inseguito.

Prime avvisaglie dello scontro politico erano nate dopo il Congresso di Bologna del 1904, con la disputa tra riformisti e sindacalisti.

Schierati con i primi era il direttore del settimanale, Verità, Giuseppe De Simone.

Favorevole ad una collaborazione con il governo e la borghesia per migliorare dall'interno delle istituzioni le condizioni della classe operaia, De Simone era consapevole del fatto che il riformismo di Filippo Turati e di Leonida Bissolati mal si conciliava con le tesi estremiste del sindacalismo, di cui a livello nazionale era portavoce Arturo Labriola.

A Torre Annunziata la maggioranza era schierata con l'ala estremista, non a caso aveva delegato al Congresso nazionale di Bologna dell'aprile 1904 il segretario della sezione, Leopoldo De Nicola.

Ma i vari dissensi si erano sempre stemperati nel rispetto reciproco e in una, seppur vivace, dialettica politica.

Il ritorno a Torre Annunziata di Edoardo Sola fece esplodere le contraddizioni, rompendo i precari equilibri su cui si erano retti fino a quel momento, arrivando alla rottura definitiva nel giugno 1905.

E probabilmente non fu estranea alla nuova lotta politica e alla sua degenerazione, innescata da Sola, la rissa da lui avuta con un certo Elia Gennaro, procurandogli lesioni volontarie.

Denunciato, fu arrestato il 31 gennaio 1905, ma rilasciato in attesa del processo.26

Deciso a sferrare l'attacco finale, in una riunione della sezione socialista, alla quale parteciparono oltre 50 iscritti, Sola fece votare un ordine del giorno nel quale si chiedevano le immediate dimissioni del consiglio direttivo della Camera del Lavoro da sostituire con altrettanti socialisti.

In caso di diniego la sezione socialista avrebbe immediatamente preso in affitto un altro locale fondando una nuova Camera del Lavoro Socialista.

La reazione di Maldera non si fece attendere convocando a sua volta il comitato direttivo camerale che decise di non tenere conto dell'ultimatum, in considerazione che il sodalizio era economico e non politico.

Non riuscendo a portare sulle sue posizioni i lavoratori iscritti alla Camera del Lavoro, Sola decise di giocare sporco accusando Maldera in una riunione della sezione socialista di essere un succhione camorrista, confidente della polizia e in rapporto con gli industriali. Non contento estese le accuse ai fedelissimi del Segretario.

La sera dopo incontrò per strada alcuni operai iscritti alla Camera del Lavoro e senza perdersi in preamboli li accusò di essere dei camorristi provocando la loro reazione. “Politicamente” lo percossero – scrisse, non senza ironia, il delegato di polizia nella sua informativa al Questore.

Ma a poco servì la dura lezione ricevuta, infatti qualche ora dopo, incontrando lo stesso Maldera in compagnia di alcuni amici non esitò ad accusarlo nuovamente di aver rubato 1.500 lire dai fondi della Camera del Lavoro.

A tali ingiurie il figlio di Maldera e gli altri amici presenti gli furono addosso, picchiandolo pesantemente.27

Intanto il suo fidato Attilio Bronzi aveva denunciato Maldera alle autorità per il furto delle quote sindacali non versate nella cassa della Camera del Lavoro, accusa dalla quale il Maldera fu assolto per insufficienza di prove dal giudice istruttore.

A Sola non rimaneva che passare al contrattacco, dando concretezza alle minacce tante volte urlate ai quattro venti, costituendo una organizzazione economica alternativa definendola Camera del Lavoro Socialista di orientamento sindacalista, anteponendola a quella riformista guidata da Maldera e affidando la segreteria all’operaio Attilio Bronzi.

Non contento pubblicò un nuovo settimanale, Il Lavoratore Vesuviano, il cui primo numero uscì il 1° luglio 1905 e di cui fu il direttore, assumendo anche la segreteria della sezione socialista, potendo contare su una cinquantina di fedelissimi iscritti, in gran parte operai delle Ferriere del Vesuvio.28

Intanto fin da maggio la Direzione del Partito aveva nominato una Commissione con l'incarico di indagare sulla vertenza in atto tra sezione socialista e Maldera su cui gravavano le pesanti, malevoli accuse.

Imperterrito Sola continuava a fare quello per cui era portato, commemorando la Comune di Parigi, a sostenere con le sue iniziative pubbliche l'Avanti!, raccogliendo fondi per il giornale, intervenendo nei comizi per il Primo Maggio a Torre Annunziata come a Scafati, arrivando a partecipare allo sciopero di lavoratori pastai di Macerata dove si recò nei primi giorni di agosto, recandosi successivamente a Roma, presso la Direzione nazionale del Partito per protestare contro il Segretario della Camera del Lavoro.

La lotta si svolse prevalentemente con articoli di fuoco sui due opposti settimanali, fino a quando, per porre fine alla  lotta fratricida, la Direzione nazionale del Partito inviò a Torre Annunziata il deputato Mario Todeschini, conosciutissimo dagli operai per la sua presenza a Torre Annunziata fin dalle prime lotte del 1901, chiudendo l'inchiesta aperta da mesi  con la definitiva espulsione di Sola dal Partito, mentre la Federazione napoletana incaricò Silvano Fasulo di ricostituire la sezione socialista.

Contro la sua espulsione e lo scioglimento della sezione da lui rappresentata Sola avanzò un inutile reclamo, prontamente respinto dalla Direzione, confermando l'opera profondamente deleteria da lui profusa.29

In segno di protesta, contro una decisione per lui inaccettabile, Edoardo Sola presentò alle elezioni amministrative, per il rinnovo di un terzo del Consiglio comunale, del 29 luglio 1906 una sua lista, mentre il Psi preferì rimanerne fuori.30

Non raccogliendo frutti da questa sua nuova battaglia politica se ne ripartì per Milano, pur ritornando periodicamente. 

La sua partenza riportò comunque un minimo di serenità nel movimento operaio di Torre Annunziata, ma lasciò inevitabilmente uno strascico di crisi nella riunificata Camera del Lavoro, fino alle dimissioni presentate da Maldera il 16 novembre 1907, che aveva perso la fiducia di una parte cospicua degli iscritti e resa insanabile la rottura con i socialisti locali.

Poiché tutto si dimentica e tutto si perdona, causa la profonda crisi nella quale era precipitata la Camera del Lavoro, crollata dai 5.460 iscritti ai 2.070 del 1908, quando a reggere le sorti dell'organizzazione camerale fu chiamato Gino Alfani dal suo eremo di Amalfi, nel quale si era ritirato per lenire le sue ferite politiche, anche Sola risorse, tornando a Torre Annunziata e trovando posto al fianco del nuovo segretario nel ruolo a lui più congeniale di propagandista.31

Ma a Sola il ruolo di comprimario era sempre andato stretto e di certo non era disponibile a subire più di tanto la forte personalità del nuovo segretario con la sua ormai ultra ventennale esperienza maturata nel più complicato movimento operaio del capoluogo campano e quindi, ancora una volta se ne tornò a Milano, dove risiedeva al Corso Ticinese 65, reinserendosi senza problemi nel locale movimento operaio.

Intanto era inseguito da un mandato di cattura, dovendo scontare 22 giorni di carcere per la condanna subita dal Tribunale di Napoli il 1° agosto 1907 per le lesioni inflitte a Gennaro Elia, pena poi sospesa a seguito del ricorso da lui presentato.

Non sappiamo molto della sua vita milanese, fu probabilmente propagandista regionale della neonata Federazione provinciale milanese. 

In particolare fu impegnato nella provincia di Pavia, dove il suo nome aveva ancora un certo seguito, come dimostrano una serie di impegni politici fatti di riunioni, assemblee e convegni nel corso del 1908.

Il 12 dicembre partecipò al Congresso socialista collegiale nei locali della cooperativa sociale di Corteolona, in provincia di Pavia, dove intervenne proponendo la creazione di un ufficio di collocamento per i braccianti.32

Intanto la polizia politica aveva iniziato ad allentare la sorveglianza su di lui non ritenendolo più pericoloso per le istituzioni dello Stato, limitandosi a controlli periodici, ma tra il 1912 e il 1914 doveva essere ancora attivo se intervenne a Ottobiano, una località in provincia di Pavia, a favore della liberazione di Joseph Ettor e Arturo Giovannitti.33

Pochi giorni dopo tenne un nuovo applauditissimo comizio a Brescia in occasione della inaugurazione del vessillo di un circolo operaio socialista nel borgo di Fiumicello Urago.34

Altri ne tenne nelle settimane e nei mesi successivi, e fu sempre presente anche nelle celebrazioni dei primi di maggio, oppure a sostegno delle campagne elettorali amministrative nelle cento cittadine in cui veniva invitato o inviato dal Partito nelle varie province, da Pavia a Novara, a Milano.35

Le ultime notizie lo videro costituire un Gruppo di Socialisti Meridionali residenti a Milano, di cui assunse, neanche a dirlo, la segreteria.

L'intento era quello di stringere vincoli di solidarietà fra i proletari del Mezzogiorno e del Nord d'Italia, promuovendo una maggiore conoscenza nel proletariato milanese delle condizioni dei loro compagni meridionali.36

Probabilmente fu un tentativo di riguadagnare posizioni perdute, di inserirsi nella imminente campagna elettorale per le elezioni amministrative di Milano e guadagnare un posto in lista senza riuscirci.

Il suo definitivo declino politico si ebbe quando prese posizione a favore dell'interventismo, suscitando l'avversione del Partito che sulle colonne dell'Avanti! lo schernì senza pietà:

«Edoardo Sola, onorario aiutante di campo di tutti i leader interventisti capitati a Milano a tener concioni (…)».37

Di fatto questo fu uno dei suoi ultimi atti politici, avviandosi lentamente verso il definitivo tramonto politico e ritirandosi a vita privata, vivendo del suo lavoro di pittore e ritrattista.

Non mancò di interessarsi di scultura e perfino alla fotografia.

Pur lontano da Torre Annunziata continuò a mantenere vivi i legami con la sua città natale attraverso una fitta corrispondenza con alcuni vecchi compagni, tra cui Luciano Palmieri, un impiegato del dazio, già capolega, un socialista sindacalista con tendenze anarchiche, poi passato con i fascisti dopo l'avvento del regime di Mussolini.

Un altro suo antico compagno di d'avventura fu Fedele Venturini, ritenuto a inizio '900 uno dei più pericolosi socialisti locali perché ardito d'azione e organizzatore principale del movimento socialista.38

Espulso dalla sezione socialista nel 1903, seguì il Sola nella sua battaglia contro Maldera e i riformisti torresi del 1905.

Anche per lui fu l'indegna conclusione di aderire al fascismo, ricoprendo il ruolo di segretario del sindacato orchestrale di Torre Annunziata.

Radiato dal novero dei sovversivi il 30 aprile 1929, Eduardo Sola morì sessantenne a Milano, nella sua casa di vicolo Palmieri, 16, il 3 luglio 1931.

 

 

 

Note

1. R Scala, Per una storia della Camera del Lavoro di Torre Annunziata, in Nuovo Monitore Napoletano, 10 giugno 2021.

2. Lotta di classe, n. 47, 21/22 novembre 1896, Torre Annunziata.

3. Lotta di Classe, Anno VI, n.16, 17/18 aprile 1897, Torre Annunziata. Espulsioni, nomine e cariche. Con Eduardo Sola fu espulso Salvatore Uliani per aver calunniato il compagno Arturo Giannelli. L'episodio trovò spazio anche sull'Avanti!, 17 aprile, Espulsioni e nomine.

4. Lotta di Classe, 29/30 maggio 1897, Torre Annunziata. Sciopero. Propaganda.

5. ASN, Sovversivi, Sola Edoardo, busta 114.

6. Roma, 8 giugno 1898, Tribunale di Guerra di Napoli. Il processo ai socialisti di Torre Annunziata e Avanti!, 10 giugno, La causa dei socialisti.

7. ACS CPC, Socialista Sola Eduardo, funerali del Cav. Gambardella a Torre Annunziata, 28 marzo 1900. Cfr. anche Avanti!, 26 marzo 1900, Torre Annunziata. L'On. V. De Prisco è una istituzione?

8. Eduardo Sola, Raffaele Fontana, Vincenzo Precenzano, supplenti Federico Calmieri e Alcibiade Morano erano eletti il 23 agosto nella nuova Commissione Esecutiva della sezione socialista e riconfermando Arturo Giannelli Segretario, seguiva la nascita dell’Associazione, vero e proprio laboratorio politico per avviare la costituzione della successiva Camera del Lavoro. Cfr. Avanti! del 25 agosto, 26 settembre e 9 ottobre 1900.

9. Avanti! 10, 13 e 20 febbraio, 1° marzo 1901

10. ACS, Ministero degli Interni, in M. Marmo, Il proletariato industriale a Napoli in età industriale, Napoli, Guida Editore, 1978, p.247.

11. La Propaganda, Anno III, n.168, 21 luglio 1901, Lo sciopero di Torre Annunziata.

12. ASN, Tribunale Penale, Processi 1901, Processo penale a carico di Albero Domenico per spergiuro in danno di Sola Eduardo, Sezione 6°, sentenza 4 febbraio 1901, busta 126, fasc. 6946; Processi 1903,  Processo penale a carico di Pagano Antonio per diffamazione a mezzo stampa in danno di Sola Eduardo. 1903, Sezione 13, Sentenza 15 febbraio 1903, busta 51, fasc. 1326.

13. ASN, Elenco dei sovversivi schedati appartenenti per nascita e domicilio al Circondario di Castellammare di Stabia, 1903, Fascio 2: tra i pericolosi si citavano, oltre a Eduardo Sola, Alcibiade Morano, Luigi Tramonti, Salvatore Formicola e Giuseppe De Simone. Non erano invece considerati pericolosi Fedele Venturini e Cataldo D'Oria.

14. Avanti!, 8 aprile 1902, Elezioni a Torre Annunziata.

15. Avanti!, 10 e 17 giugno 1902, Propaganda.

16. Avanti!, 3 agosto 1902, A fascio. Como; 5 agosto, Lo sciopero delle tessitrici, 18 agosto, Sempre lo sciopero del centesimo.

17. Avanti!, 26 agosto, Vittoria operaia.

18. Avanti!, 27 agosto 1902, Comizio di tessitrici; 2 settembre, Gli scioperi del comasco.

19. Avanti!, 1 settembre 1902, Lo sciopero a Como; 5 settembre, Il grande sciopero generale dei tessitori di Como e Circondario e in altra pagina, La fine dello sciopero di Como, articolo riferito alla vertenza di cuochi e camerieri; 6 settembre, due articoli, Gli scioperi di Como e Tessitori di Como e circondario.

20. Avanti!, 7 settembre 1902: I tessitori comaschi. Sciopero generale. La misura dei salari.

21. Avanti!, 29 settembre 1902, Scioperi che finiscono; 30 settembre: I tessitori comaschi.

22. Avanti!, 23 aprile 1903, Propaganda in Svizzera.

23. Avanti!, 19 giugno 1903, Como.

24. ACS, CPC, Sola Eduardo, Esito di procedimento penale a carico del socialista rivoluzionario Sola Eduardo, 8 marzo 1904.

25. Avanti!, 9 agosto 1904, Torre Annunziata. Le elezioni amministrative, articolo di Cataldo Maldera.

26. ACS, CPC, Sola Eduardo, socialista, 15 febbraio 1905.

27. ACS, CPC, Sola Eduardo, Prefettura a Ministro dell'Interno, 30 maggio 1905.

28. Avanti!, 25 febbraio 1906, Torre Annunziata. Sequestro del Lavoratore. Sulla strage di Ponte De Rosa, vedi G. Colaps, Il movimento operaio e socialista a Torre Annunziata 1900 – 1905, Napoli, D'Amelio Editore, 1986.

29. Avanti!, 19 giugno 1906, Ricorso della disciolta sezione di Torre Annunziata.

30. Avanti!, 28 luglio 1906, A Torre Annunziata.

31. Avanti!, 23 febbraio 1908, Nelle organizzazioni di Torre.

32. Avanti!, 14 dicembre 1908,  Notizie di Partito. Corteolona.

33. Avanti!, 11 settembre 1912, Per Ettor e Giovannitti.

34. Avanti!, 23 settembre 1912, Festa operaia a Brescia.

35. Avanti!, 12 ottobre 1913, Per la scuola moderna; 5 maggio 1914, Altri comizi di Primo maggio. A Romagnano Sesia; 6 maggio 1914, A Briona; Intorno allo sciopero generale; 12 giugno 1914, Intorno allo sciopero generale. A Busto Arsizio; 20 giugno 1914, Nel mandamento di Campignano Sesia.

36. Avanti!, 3 giugno 1914, 12 giugno 1914, Costituzione di un Gruppo di socialisti meridionali.

37. Avanti!,18 settembre 1915, Gli imboscati a Milano.

38. ASN, Sovversivi, Fedele Venturini, busta 146.

 

 

 

Statistiche

Utenti registrati
136
Articoli
3164
Web Links
6
Visite agli articoli
15139275

(La registrazione degli utenti è riservata solo ai redattori) Visitatori on line

Abbiamo 343 visitatori e nessun utente online