Gratis, un termine dirompente
Gratis, dal latino gratia, è un termine sintetico come tutto quello che proviene da quella lingua, l’inglese dell’epoca; sottintende bontà, benevolenza. Nella religione cattolica la grazia è il dono gratuito di Dio e gratis è talora rinforzato da Gratis et amore dei; nel linguaggio corrente è spesso sostituito con ‘gratuito’, più accessibile. È comunque un termine che ha carattere dirompente nella società attuale dominata dal mercato con la regola: dare versus ricevere. Ricevere o dare qualcosa gratis equivale all’atto del dono, parola che evoca anch’essa una qualche sacralità: il dono o regalo è un atto altamente simbolico. Nell’accezione del dono è insito il problema della reciprocità, dell’interscambio, anche quando si chiede una grazia alla divinità le si offre come contropartita un atto di fede. L’importanza della reciprocità è dimostrata anche da ricerche antropologiche del secolo scorso: il continuo scambio di doni, anche senza valore tra alcune popolazioni del Pacifico, la kula, aveva come risultato un legame sociale duraturo e molto forte. Lo stesso significato può avere il frenetico scambio di doni e contro doni, il big swap, che si verifica negli Stati Uniti nel periodo natalizio. Un invito alla prudenza è comunque sempre utile quando nella pratica quotidiana vengono proposte offerte di cui non è chiara la contropartita richiesta.Nella storia l’esempio classico è il cavallo di Troia: perché i greci avrebbero dovuto lasciare in dono un cavallo di legno sulla spiaggia deserta?
Il verso virgiliano «timeo danaos et dona ferentes» (Temo i greci anche quando portano i doni), di duemila anni fa, trova riscontro nel detto popolare «nessuno regala niente per niente.» Il significato dirompente di gratis è evidente quando è alla base di decisioni politiche. È nella possibilità dei governi di assicurare alla popolazione la gratuità di certi servizi pubblici come scuola, trasporti, salute ed è indice di un sistema politico democratico che non fa distinzione di censo, o genere e sottrae al mercato competizioni dispersive. Il premier spagnolo ha annunciato che, dal 1° settembre al 31 dicembre 2022, i passeggeri verranno totalmente rimborsati del costo degli abbonamenti ai trasporti ferroviari locali e di media distanza controllati dallo Stato. Iniziative simili si stanno proponendo negli Stati del nord Europa, Stati Uniti ed anche nel nostro Paese. La decisione, se attuata nel mondo, avrebbe un favorevole impatto ambientale per la riduzione dell’inquinamento dovuto al trasporto privato. Un esempio che fa onore al nostro Paese è il Servizio sanitario Nazionale instituito nel 1978 garantendo cure gratuite per tutti cittadini. A questo punto è tuttavia d’obbligo la domanda: chi paga gli insegnanti, i medici, i mezzi di trasporto, l’energia necessaria, e quant’altro? La risposta è ovvia anche se molti cittadini rifuggono dal formularla chiaramente: sono le tasse che assicurano i fondi necessari per la gratuita dei servizi pubblici. Il problema del pagamento delle tasse attraversa i secoli: i romani antichi lasciavano intatti costumi ed abitudini dei popoli sottomessi, ma non transigevano sulla riscossione dei tributi, talora così elevati da suscitare rivolte. Nelle società moderne la “resistenza “a pagare le tasse è comune nei vari Paesi e l’impegno dei governi variabile. In Italia è sintetizzabile in due battute espresse da noti esponenti politici, una anche troppo entusiastica: «Le tasse? Bellissime. Un modo civile di contribuire ai servizi», l’altra anche troppo pesante: «Non metteremo le mani nelle tasche degli italiani.» Facile riscontrarne la paternità. Al di là delle battute, occorre ricordare che nel nostro Paese l’evasione è ancora, molto elevata, a livelli tra i più alti di tutta l’Unione Europea (tra il 2016 e il 2018 lo Stato ha incassato in media 94 miliardi di euro d’imposte in meno ogni anno rispetto a quelle stimate) e che l’evasione fiscale è un reato con pene di reclusione, che possono variare tra 1 e 6 anni. Invece di mostrarsi tutti decisi a proseguire la lotta contro l’ evasione vi è chi propone riforme che complicherebbero ancora di più la riscossione dei tributi come la flat tax, la tassa piatta; è calcolata come percentuale costante, in un sistema fiscale non progressivo, basato su un’aliquota fissa qualunque siano le entrate. Negli Stati Uniti, dove è stata proposta fin dagli anni ‘50, le tasse federali sono progressive, ed è applicata solo in cinque Stati su cinquanta. La flat tax avrebbe tra l’altro un carattere di anticostituzionalità, dal momento che la Costituzione italiana all’articolo 53 prevede che il sistema tributario sia informato a criteri di progressività della tassazione con la capacità contributiva del cittadino. |
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