Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Il grande fascino di Malta

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Vi sono, nel nostro vecchio e variegato continente, entità nazionali minuscole ma di grande vitalità.

Dopo molte visite all’Università di Malta, che funziona benissimo, mi vengono spontanee alcune riflessioni su questo arcipelago posto al centro esatto del Mediterraneo.

Poco più di 400.000 abitanti distribuiti sulle due isole maggiori, Malta e Gozo, e in parte minima a Comino che è poco più di uno scoglio, il Paese raggiunse l’indipendenza dal Regno Unito come membro del Commonwealth nel 1964 e dieci anni dopo si trasformò in repubblica. Tutti sanno della sua enorme rilevanza strategica.

La presenza della flotta inglese nel porto fortificato di Valletta costituì una delle principali ragioni della sconfitta dell’Asse nella guerra in Nord Africa.

Le forze di Rommel non ricevevano rifornimenti sufficienti proprio perché Malta era una sorta di barriera che i convogli – nella quasi totalità italiani – non riuscivano a superare.

Meno noto il fatto che in loco, nonostante lo status di colonia britannica, fosse attivissimo, nei primi decenni del secolo scorso, un movimento filo-italiano che puntava all’unione con il Regno d’Italia.

Cosa tutto sommato normale, dal momento che geograficamente le isole fanno parte del nostro Paese. Carmelo Borg Pisani, uno dei capi della fazione filo-italiana, fu giustiziato dagli inglesi nel 1942.

Ora quegli avvenimenti sono lontani, ma il processo di deitalianizzazione avviato dalle autorità coloniali britanniche non ha avuto successo completo. Tutti in pratica parlano inglese più o meno bene apprendendolo sin dalle scuole elementari, ma la conoscenza della nostra lingua è diffusissima anche grazie alla televisione.

 

La vicinanza alle coste siciliane è tale che, in aereo, il pilota annuncia l’atterraggio sul suolo maltese mentre si sta ancora sorvolando la Sicilia. Quando poi si parla di calcio, il tifo degli abitanti si divide equamente tra la nazionale inglese e quella italiana.

Con la partenza della flotta britannica e il conseguente ridimensionamento dei cantieri navali locali che soprattutto per essa lavoravano, il celebre leader laburista Dom Mintoff, nato nel 1916 e scomparso nel 2012, ebbe l’idea di trasformare il Paese in un tourist resort, vale a dire un luogo in cui il turismo è l’attività largamente prevalente. E infatti, progressivamente, l’arcipelago è diventato una meta privilegiata del turismo internazionale.

Interessanti le conseguenze di tale decisione dopo l’adesione maltese all’Unione Europea nel 2003 (l’adozione dell’euro è invece del 2008).

La maggioranza al referendum superò di poco il 50%, soprattutto grazie alla strenua opposizione del locale Partito laburista, mentre favorevoli erano i conservatori (“nazionalisti”).

Con l’esplodere della crisi economico-finanziaria in ambito UE, molti maltesi oggi si chiedono se davvero valesse la pena di entrare nell’Unione e di abbandonare la propria valuta nazionale.

Preoccupa inoltre la quasi totale dipendenza dal turismo. Per ora non si notano rilevanti segni di flessione, ma è ovvio che un ulteriore aggravamento della crisi sarebbe per l’arcipelago assai pericolosa. Non a caso italiani e spagnoli sono tra i visitatori più assidui. Esiste un comparto hi-tech piuttosto fiorente, ma non tale da garantire l’indipendenza economica.

L’Università ha assunto negli ultimi tre decenni un respiro internazionale notevole, sia per i corsi tenuti in lingua inglese sia per l’intensa attività convegnistica. Solidi naturalmente i rapporti con gli atenei italiani, anche perché quasi tutti i docenti parlano correntemente la nostra lingua.

Di enorme rilevanza il patrimonio storico-artistico che va dalla preistoria con i celebri siti megalitici paragonabili a Stonehenge, all’epoca fenicia – Malta fu colonia punica – a quella romana.

Per finire con il contributo dei Cavalieri Ospedalieri di San Giovanni i quali, scacciati da Rodi dai turchi, fissarono a Malta la propria base respingendo l’assalto ottomano nel 1565.

Pure la lingua nazionale, il “Malti” di origine semitica, presenta molti motivi d’interesse. Il maltese ha resistito a ogni tentativo di eradicazione compiuto dai vari colonizzatori, ed è in sostanza un dialetto arabo affine a quelli parlati nel Maghreb. Risente però dell’influenza delle lingue romanze e, in particolare del siciliano.

Curioso il fatto che la prima storia della filosofia in maltese sia stata redatta soltanto nell’ultimo decennio del secolo scorso: in precedenza gli studenti disponevano unicamente di testi scritti in inglese.

Arcipelago ricolmo di storia, dunque, e ora con dubbi circa il futuro per la crisi che affligge l’Unione Europea della quale fa parte. La UE non è composta soltanto da grandi nazioni. Convivono in essa realtà di piccole, medie e grandi dimensioni e, a volte, conoscere Paesi considerati periferici aiuta a capire le tante anime che contribuiscono (o dovrebbero contribuire) a formare l’identità europea.

 

 

 

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