Politica e cultura, un legame necessario
Non si intendono offendere il principio democratico e i diritti politici, ma credo che per dirigere lo Stato, a livello almeno di Presidenza della Repubblica, di Governo, di Camera e di Senato (in particolare) occorrono filtri e regole. Fermo restando il diritto di tutti, al di là di ogni distinzione (quindi anche analfabeti ed ignoranti e fanatici) di votare, di scegliere politicamente, un minimo buon senso di vita civile richiede che vi siano regole per gli eleggibili. Non si può, quindi è vietato, che un analfabeta sia eletto Presidente della Repubblica (ogni cittadino, ogni cittadina lo possono per legge costituzionale diventare), perché, ad esempio, non sapendo scrivere e leggere, non sarebbe in grado neppure di mettere la firma su atti doverosi, come la messa in esecuzione delle leggi, senza le quali non esiste o vive una società. Cioè occorre mettere limiti, filtri, che devono riguardare anche deputati e ‘senatori’, in particolare questi, che, come dice il termine ‘Senato’ nel suo significato letterale di ‘Assemblea di Anziani’ (che sono una ricchezza per una Società, come ad esempio nell’antica Roma), devono essere Personalità avanti con gli anni e ricchi di esperienza e di sapienza (una forma minima, che si potrebbe allargare, è prevista oggi per i ‘senatori’ a vita come ex presidenti della Repubblica o per meriti speciali, che rimandano al Senato risorgimentale dei ‘Senatori a vita’ scelti ‘tutti’ per singolari qualità personali, civili, culturali, politiche).
I ‘Senatori’ devono avere particolari requisiti, cioè, altrimenti è meglio abolire il ‘Senato’, se è una copia letterale della Camera. Così si risparmia tempo per l’approvazione delle leggi e per altre decisioni e si risparmia pubblico denaro. Vi sono diversi Stati al mondo monocamerali. Tornano sempre i grandi, ardui temi antichi sui limiti della democrazia (che mandò a morte il più saggio degli uomini, Socrate) e di come far pervenire al governo degli Stati i veri Saggi, che ben conoscono le idee di Giustizia e quindi i danni dell’ingiustizia, di Bene e quindi i danni del male, di Verità e quindi i danni dell’ignoranza e della menzogna (vedi la riflessione di Platone). Questa vuol essere soltanto una libera riflessione di chi scrive di fronte a tanti dilettanti e irresponsabili in posti delicati di potere, come se in una nave, specialmente in gran tempesta, il timone fosse nelle mani dei cuochi o del personale di pulizia (senza offendere gli uni e l’altro, che hanno ruoli e funzioni importanti per il funzionamento ordinario della nave) solo perché ti danno da mangiare e ti puliscono la casa, sono simpatici e ti mettono la mano sulla spalla.
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