Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Sulla spiritualità russa

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Fedor DostoevskijSi parla molto, in questi giorni, della cultura russa e del ruolo essenziale che ha svolto, e continua a svolgere, nell’ambito più ampio della cultura occidentale.

Purtroppo, anche in ambito accademico, si sta diffondendo una mentalità che, prendendo spunto dall’invasione dell’Ucraina, punta alla sua cancellazione abolendo eventi dedicati a grandi personaggi, in primis Fedor Dostoevskij.

Inutile ribadire che la suddetta mentalità compie un errore terribile e del tutto ingiusificato.

Giganti della letteratura come Lev Tolstoj, Boris Pasternak e lo stesso Dostoevskij nulla hanno a che fare con Vladimir Putin e le sue azioni.

E’ semplicemente ovvio ribadirlo, ma questa insana tendenza non recede e, al contrario, guadagna sempre più posizioni man mano che si diffondono le notizie sulla atrocità commesse in Ucraina.

C’è tuttavia un altro aspetto della cultura russa che è molto interessante, anche se coinvolge meno il grande pubblico.

Si tratta della religiosità ortodossa e delle sue manifestazioni.

Vi appartengono tanto i russi quanto gli ucraini, che storicamente sono sempre stati vicini condividendo i tratti comuni dell’anzidetta religiosità.

Per capirlo, è utile leggere un classico della spiritualità ortodossa come i Racconti di un pellegrino russo, un’opera di autore anonimo in cui si narrano le vicissitudini di un contadino povero e invalido che pratica ogni giono, e senza interruzione, la cosiddetta “preghiera del cuore”.

Notevole, anche dal punto di vista letterario, l’apertura del volume, che così recita: «Per grazia di Dio sono uomo e cristiano, per azioni grande peccatore, per vocazione pellegrino della specie più misera, errante di luogo in luogo. I miei beni terrestri sono una bisaccia sul dorso con un po’ di pan secco e, nella tasca interna del camiciotto, la Sacra Bibbia. Null’altro».

Il protagonista, di cui non conosciamo nemmeno il nome, va alla ricerca costante del Regno dei cieli accontentandosi, per nutrirsi, dei tozzi di pane secco che gli donano coloro che lo vedono arrancare sulle strade polverose della Russia dell’800.

Ciò che gli interessa è comprendere il vero significato di tre parole dell’apostolo Paolo ascoltate per caso entrando in una chiesa: «Pregate senza interruzione».

Il pellegrino si chiede come ciò si possa fare, giacché gli sembra umanamente impossibile pregare in ogni momento del giorno e della notte, senza sosta alcuna. Chiede quindi lumi a uno starets, un monaco ortodosso dedito per l’appunto alla preghiera continua, e quest’ultimo gli fornisce delle spiegazioni illuminanti.

Per comprendere quel particolare tipo di preghiera, gli dona la Filocalia, celebre raccolta di testi di ascetica e mistica della Chiesa ortodossa pubblicata in greco a Venezia nel 1782, e poi tradotta in moltissime lingue. Immergendosi nella lettura degli scritti, il pellegrino giunge all’illuminazione.

Per pregare senza sosta occorre avere sempre sulle labbra l’antica formula sacra «Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me».

Dopo qualche esitazione iniziale, il pellegrino apprende che si può recitarla sempre e ovunque, anche durante il sonno.

Impara, inoltre, che la recitazione della formula gli permette di non sentire la fame, il freddo e la stanchezza, consentendogli di restare in permanenza in uno stato di completa pace interiore.

Lo starets, inoltre, gli regala un rosario intrecciato in cui ogni nodo è formato da altri sette nodi, che gli consentono di scandire la formula all’infinito.

Ben presto scopre di non poter più fare a meno di pronunciare la formula, che diventa quindi una presenza costante in ogni atto della sua vita quotidiana.

Si propone anche di recarsi a Gerusalemme, nonostante la sua infermità, per visitare i Luoghi Santi.

Il pellegrino viene anche derubato da alcuni banditi che gli sottraggono la sacca contentente la Filocalia, ma riesce poi a rientrarne in possesso dopo aver pagato ai banditi una sorta di riscatto con monete raccolte mediante l’elemosina. Tutto qui.

Non vi sono nel libro, tranne quella del furto, scene eclatanti. I vari passaggi hanno sempre, quale punto di riferimento, la mente del viandante in continua preghiera.

I Racconti, pubblicati in Italia da Rusconi, sono ben presto diventati un classico della spiritualità ortodossa, molto letto anche in Occidente.

Quando oggi si parla di cultura russa, è necessario citare e rammentare anche opere di questo tipo. Fanno subito capire l’errore madornale commesso da coloro che vorrebbero cancellarla perché Putin ha scatenato la guerra in Ucraina.

 

 

 

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