Il modello nomologico-deduttivo nelle scienze
Una delle questioni controverse a proposito della spiegazione dei fatti sociali è se essa dipenda, come la spiegazione nelle scienze naturali, da leggi di portata generale. Qual è allora la logica della spiegazione dell’azione umana? Consideriamo uno dei più noti e dettagliati argomenti, naturalmente di ispirazione empirista, a favore della concezione secondo cui le spiegazioni dell’azione poggiano su generalizzazioni implicite. Carl Gustav Hempel affronta la questione seguente: perché nei primi decenni del secolo scorso molti agricoltori migrarono dall’Oklahoma alla California? Ciò fu dovuto - dice Hempel - alla continua siccità e alle bufere di sabbia che avevano reso sempre più precaria la loro esistenza, mentre la California sembrava offrire migliori condizioni di vita. Secondo Hempel, questa spiegazione implica una certa regolarità generale nel comportamento umano, che però, come spesso avviene, non è facile enunciare in una forma che si accordi con i fatti noti. La regolarità implicata potrebbe essere, secondo Hempel, la seguente: «le popolazioni tendono a migrare verso regioni che offrono condizioni di vita migliori»; ma sfortunatamente essa è così vaga che non si può dire se sia sorretta da qualche prova. Una formulazione più specifica è: «la maggior parte degli abitanti di una regione che sembra offrire condizioni di vita peggiori di quelle offerte da qualche altra regione, migrano verso quest’ultima». Ma questa legge è con tutta probabilità falsa.
Stando così le cose, sostiene Hempel, la spiegazione della migrazione degli agricoltori dell’Oklahoma non è, dopo tutto, una spiegazione compiuta, ma soltanto un abbozzo di spiegazione, ossia un’indicazione approssimativa della situazione che ha causato la migrazione. Una spiegazione compiuta richiederebbe che la situazione fosse specificata in modo abbastanza dettagliato da mostrare che il caso in esame è una esemplificazione di una legge universale. Così la situazione pertinente per spiegare la migrazione dall’Oklahoma non è completamente descritta in termini di un semplice contrasto, agli occhi degli emigranti, tra le condizioni di vita in Oklahoma e quelle in California; una descrizione completa terrebbe conto di ulteriori aspetti, e cioè che il contrasto appariva molto forte, che la California era facilmente accessibile e scarsamente popolata, che non si intravvedeva alcuna possibilità di migliorare le condizioni di vita in Oklahoma, etc. Ora, un’asserzione causale del senso comune implica una legge vaga, nel senso che in certe circostanze, che si presume si siano verificate in concomitanza con il fatto in questione, ma che non sono necessariamente precisabili in pratica, un evento simile alla causa è sempre seguito da un evento simile all’effetto. In modo analogo, l’argomento di Hempel afferma che la spiegazione di un’azione implica l’esistenza di circostanze, anche se non specificabili in modo effettivo, in cui un’azione del genere si verifica sempre (o quasi sempre). Ma le spiegazioni delle azioni non implicano, di fatto, neppure leggi vaghe del genere. Che gli esseri umani siano dotati o meno di libera volontà, noi non ci aspettiamo che reagiscano tutti allo stesso modo in circostanze simili, nemmeno se si tratta di circostanze simili delle quali sono consapevoli. Sappiamo già che, secondo Popper, fornire una spiegazione causale di un evento significa dedurre un’asserzione che lo descrive, usando come premesse una o più leggi universali in congiunzione con alcune asserzioni singolari dette condizioni iniziali. Per esempio, seguendo l’illustrazione popperiana tratta da Logica della scoperta scientifica, possiamo dire di aver fornito una spiegazione causale della rottura di un certo pezzo di filo se abbiamo trovato che il filo ha una resistenza alla trazione di 1/2 Kg, ed è stato caricato con un peso di 1 Kg. Se analizziamo questa spiegazione causale, troveremo che consta di diverse parti costituenti. Da una parte abbiamo l’ipotesi: «Un filo si rompe tutte le volte che viene caricato con un peso che supera il peso che definisce la resistenza alla trazione di quel filo», e questa è un’asserzione che ha il carattere di una legge universale di natura. Dall’altra abbiamo certe asserzioni singolari (in questo caso due) che sono vere soltanto per l’evento specifico in questione: «Il carico di rottura di questo filo è 1/2 Kg», e “«il peso con cui è stato caricato questo filo è 1 Kg.» Questa è secondo Popper la struttura di una spiegazione causale. In essa «abbiamo due differenti tipi di asserzioni che sono entrambe ingredienti necessari di una spiegazione causale completa. Si tratta di: (1) asserzioni universali, cioè ipotesi che hanno il carattere di leggi di natura; (2) asserzioni singolari, che valgono per l’evento specifico in questione e che chiamerò ‘condizioni iniziali’. Dalle asserzioni universali, insieme con le condizioni iniziali, deduciamo l’asserzione singolare: ‘questo filo si romperà’. Diciamo che questa asserzione è una predizione specifica, o singolare». Spiegare causalmente un fenomeno significa allora individuare quell’evento o quegli eventi che, una volta eliminati, proibiscono l’accadimento di tale fenomeno e che, ammessi, invece lo producono. Come faremo ad individuare, tra gli infiniti fatti del mondo, l’evento che costituisce la causa del fatto da spiegare? Si deve notare che un evento può essere detto causa di un altro solo in relazione a una legge. Ecco perché è fondamentale la ricerca delle leggi: senza leggi [ogni volta che abbiamo x, avremo anche y; ogni volta che riscaldiamo un metallo, questo si dilaterà] non c’è spiegazione né previsione. Sono le leggi a legare universalmente tra loro i fatti. In realtà, afferma Popper, dall’analisi della spiegazione causale possiamo ricavare parecchie considerazioni. La prima è che «non possiamo mai parlare di causa ed effetto in modo assoluto, ma che un evento è causa di un altro evento, che ne è l’effetto, solo in relazione a qualche legge universale. Tuttavia, queste leggi universali sono molto spesso così ovvie che di norma le accettiamo come vere invece di farne un uso cosciente». La seconda è che «una simile spiegazione causale, naturalmente, sarà accettabile dal punto di vista scientifico soltanto se le leggi universali saranno state ben sperimentate o corroborate, e se avremo degli indizi indipendenti della causa descritta dalle condizioni iniziali». La teoria esplicativa, cioè, non deve essere ad hoc. Una terza considerazione è «che l’impiego di una teoria al fine di predire qualche evento specifico non è altro che un particolare aspetto del suo impiego al fine di spiegare l’evento stesso. E poiché noi controlliamo una teoria mettendo a confronto gli eventi predetti con quelli effettivamente osservati, la nostra analisi mostra anche come le teorie possono essere controllate. Il fatto che si usi una teoria al fine di spiegazione o di predizione o di controllo dipende dal nostro interesse e dal genere di proposizioni che prendiamo come date o presupposte». In altri termini, possiamo essere interessati a provare una teoria proposta per risolvere qualche problema. Oppure, data una teoria che già ha fornito buona prova di sé, possiamo essere interessati ad usarla a scopi di spiegazione di qualche fatto problematico accaduto, o ad usarla a scopi di previsione di un qualche evento o fatto. Le scienze generalizzanti (“pure” o “teoriche”) si preoccupano delle leggi universali e della loro prova: così è per i fisici, i biologi, i sociologi, i linguisti, gli psicologi, ecc., i quali fanno scienza pura se trovano e provano leggi fisiche, fisiologiche, sociologiche, ecc. Ma un ingegnere, per esempio, non si preoccupa delle leggi della fisica in quanto tali; egli le utilizza a scopi di previsione. In tal caso siamo nel campo delle scienze “tecnologiche”. In altri termini, il teorico è interessato alla prova delle leggi, mentre il tecnologo prevede in base alle leggi, date certe condizioni, l’accadere di un evento; lo storico, dato un evento, ricostruisce, in base a leggi, le condizioni o cause che hanno portato all’evento accaduto. Come ben si vede, il modello utilizzato è per Popper sostanzialmente lo stesso, indipendentemente dal fatto che ci si trovi ad operare nel campo delle scienze naturali o in quello delle scienze sociali. Dal punto di vista logico è banalmente vero che a segue da a, e di conseguenza possiamo sempre offrire di un explanandum a (che sappiamo essere vero) una spiegazione il cui explanans sia anch’esso a. Ma questo tipo di spiegazione logica viene scartato a motivo della sua circolarità. Ben pochi non avvertirebbero come insoddisfacente la seguente spiegazione circolare: «oggi piove perché oggi piove». Tale spiegazione è insoddisfacente in quanto chiediamo la spiegazione di un asserto (“oggi piove”) utilizzando l’asserto stesso, e così non spieghiamo alcunché. Ma la circolarità di una spiegazione può essere, ammonisce Popper, questione di grado. Prendiamo in considerazione per esemplificare l’asserto «tutti i legni galleggiano in acqua». Troviamo un pezzo di ebano che invece non affonda, e allora diciamo «tutti i legni galleggiano in acqua meno l’ebano». Qualcuno poi getta in acqua un pezzo di mogano, e noi affermiamo che «tutti i pezzi di legno galleggiano in acqua meno l’ebano e il mogano». La serie può continuare con altri tipi di legno x, y, w, z; ogni volta, cerchiamo di salvare la teoria dicendo che «tutti i legni galleggiano in acqua, meno l’ebano, il mogano, x, y, w, z, ecc.». È chiaro, a questo punto, che abbiamo effettuato una serie di mosse tendenti a svuotare progressivamente il contenuto empirico della teoria. Tale progressiva riduzione di contenuto ad opera di aggiustamenti ad hoc rende la teoria sempre meno credibile, sino a portarla al limite della circolarità. Risulta quindi evidente che soltanto l’audacia delle leggi universali - valide in ogni regione spazio-temporale, e che esprimono così il massimo di contenuto informativo - può evitare tali problemi, giacché il contenuto di una legge universale è così ricco da poter essere sottoposto a controllo in ogni tempo e in ogni luogo, indipendentemente da quell’explanandum per la cui spiegazione è necessaria quel certo tipo di legge universale (insieme alle condizioni iniziali). Quindi l’opposto di una spiegazione ad hoc e, nei casi estremi, di una spiegazione circolare, è una spiegazione il cui explanans sia ricco di contenuto informativo, contenga cioè leggi universali controllabili indipendentemente da un particolare explanandum o gruppo di explananda. A quali condizioni potremo dichiarare soddisfacente una spiegazione? Per essere soddisfacente - sostiene Popper - l’explanans deve in primo luogo implicare logicamente l’explanandum. In secondo luogo, l’explanans non deve risultare falso, neanche in seguito all’esame critico più serrato. Se non sappiamo che è vero (e spesso accade proprio così), devono esistere prove indipendenti in suo favore; o, in altre parole, l’explanans deve poter essere controllabile indipendentemente: sarà tanto più soddisfacente quanto più indipendenti e severi saranno i controlli che ha superato. Popper suggerisce che «soltanto se esigiamo che le spiegazioni debbano far uso di asserzioni universali, o leggi di natura (completate da condizioni iniziali) possiamo progredire verso la realizzazione dell’idea di spiegazioni indipendenti, o non ad hoc: infatti, le leggi universali di natura sono asserzioni dotate di un contenuto così ricco da poter essere controllate indipendentemente in ogni tempo e in ogni luogo. Così, se le usiamo come spiegazioni, tali asserzioni non sono ad hoc perché possono consentirci di interpretare l’explanandum come un caso particolare di effetto riproducibile.» Tutto questo, però, è vero soltanto se ci limitiamo a leggi universali che siano controllabili, cioè “falsificabili”.
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