Scienza e amicizia, virtù epicuree
Il poeta-filosofo Tito Lucrezio Caro, romano di origini campane, nel proemio del primo libro del De rerum natura, accanto all’inno a Venere, simbolo della forza universale generatrice della vita, ha elogiato il grande filosofo greco Epicuro e i suoi insegnamenti liberanti. L’obbiettivo di Lucrezio era di liberare gli uomini dagli affanni e dai problemi esistenziali attraverso la promozione della filosofia epicurea che trasmetteva un messaggio liberatorio, esortando gli uomini ad eliminare le paure irrazionali, la superstizione, identificati con la religio, e le passioni che provocano dolore e desiderio, impedendo quindi agli uomini il raggiungimento dell’atarassia, dell’imperturbabilità. Da Epicuro deriva l’elogio della scienza, che spiega in modo razionale l’eterna vicenda dell’universo, che esclude interventi fantastici ed esterni alla sua materiale struttura (atomi, movimento e sue leggi, con possibilità di libere composizioni e aggregazioni). La scienza libera l’essere umano dall’ignoranza e quindi dalla superstizione e dalle false paure di cui le religioni sono le negative fomentatrici. Essa svela sempre più la vera condizione umana, aiuta a non avere paura della morte che appartiene a tutti i viventi e fa parte delle leggi del vivere.
Nel mondo delle umane relazioni la virtù più grande è la libera amicizia, che arricchisce e rende dolce il vivere, superando da un lato l’egoismo solitario e dall’altro la passione possessiva dell’amore esclusivo. Essa rappresenta il vero orizzonte umanissimo, che, insieme alla visione razionale del mondo, assicura al breve vivere una vera intensità emozionale, morale, intellettuale. Vince l’inimicizia, le passioni, e, col dialogo permanente che implica e fa vivere, supera il conflitto e la guerra.
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