Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Vasco Pratolini e la felicità di Bruno

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La costanza della ragione è opera matura dello scrittore fiorentino Vasco Pratolini.

Fu scritta nel 1962 e pubblicata per Mondadori l'anno seguente.

Bruno il protagonista del romanzo, arrivato al limitare della sua età adulta si era reso conto che tutto il suo vissuto, le favole dell'infanzia, le illusorie incertezze degli altri, erano divenute un cumulo di cenere dinanzi alla matematica degli inconsapevoli piaceri della sua intelligenza.

Il suo essere razionale, la sua capacità acquisita di orientare sensazioni e sentimenti lo portarono ad assistere alla disfatta della ragione.

Egli riuscì a superare anche questo momento e mentre il tempo passava e si sviluppavano eventi imponderabili e non prevedibili, la ragione stessa apparve forse vincitrice proprio là dove si evinceva la sconfitta nella sua presunzione precognitiva, matematica del succedersi delle cose, vincitrice, invece, nella capacità dell'uomo se non di essere artefice di ciò che accade, quanto meno di sapersi permeare ed adattare alla realtà delle cose, o almeno così illudersi.

Da un esemplare con dedica autografa di Pratolini alla famosa poetessa Rossana Ombres si riporta una amara riflessione del protagonista sulla felicità, così fragile, disponibile e concreta al suo apparire, ma in vero dipinta come un volto, riflesso in una pozzanghera, che pure pare così chiaro, così percepibile, ma che il solo passo svelto di un passante è capace di intorbidire o dissolvere per sempre.

 

«La felicità, dicono, è uno stato di grazia, si prova il desiderio di farne partecipi gli altri, di arricchire l'universo. Come la neve cova il seme e il sole indora la spiga. Menzogne. Quando si manifesta esteriormente, non è la felicità, ma la sua parodia, e spesso sono i poveri di spirito a scambiare le soddisfazioni materiali per il suo esaltante equilibrio…. Ora so che la felicità è un sentimento segreto, esclusivo, inquisitorio, dolcissimo e supremamente crudele. Vi si sta arroccati come in un palazzo di ferro e cemento dalle grandi vetrate; nello stesso tempo è un riflesso sull'acqua che non solo la brezza ma l'ombra di un passante, può alterare.»

 

 

 

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