L’antifascismo a Castellammare di Stabia (1922 - 1943)
Per alcuni anni il nuovo regime politico conservò una parvenza di democrazia, consentendo alle forze di sinistra, politiche e sindacali, di continuare ad agire alla luce del sole, pur subendo intimidazioni, minacce, aggressioni, pestaggi e raid punitivi ad ogni ora del giorno, più spesso di notte, e perfino vere e proprie caccia all’uomo che spesso si concludevano con l’assassinio della vittima predestinata. Una guerra civile non dichiarata, strisciante ma non per questo meno pericolosa, si consumò dal momento in cui Benito Mussolini fu chiamato dal pavido re Vittorio Emanuele III a ricoprire l’incarico di Presidente del Consiglio, fino al 1926, quando, in seguito ad un fallito attentato subito il 31 ottobre, Mussolini colse l’occasione per abolire la libertà di stampa, sciogliere i partiti, le organizzazioni e le diverse associazioni antifasciste e dichiarare decaduti i deputati dell’opposizione.
In questo modo, lentamente, alla violenza degli incendi, delle devastazioni e degli assassinii, si andò sostituendo quella più sottile del regime e dei suoi nuovi padroni. Smantellate le Camere del Lavoro, sciolti i partiti politici, a molti non rimase che prendere la via dell’emigrazione, altri preferirono chiudersi nel proprio privato in attesa di tempi migliori, molti, la maggioranza, si adeguarono rapidamente al nuovo regime.
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La dittatura non si instaurò subito, con la presa del potere all’indomani della marcia su Roma, il 28 ottobre 1922.