Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Il riscatto del Monitore Napoletano

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Dopo oltre venti anni di ricerche storiche per me Eleonora è divenuta una persona di famiglia. Ciononostante non avevo mai trovato il coraggio di proseguire quella che fu la sua più grande opera, il Monitore Napolitano, il giornale di cui fu direttrice e  per il quale il 20 agosto del 1799 sacrificò la vita sul patibolo.

Mancanza di audacia,  timore di non essere degna di proseguire quell’opera da allora senza eguali e che comunque apparterrà per sempre alla marchesa giacobina, così come una creatura alle braccia di sua madre.

Di Eleonora, nel tempo ne avevo introiettato dei pensieri,  stralci di vita, lasciandomi assorbire da veri e propri viaggi nel tempo attraverso lo studio di documenti d’archivio, ripercorrendo luoghi dove aveva vissuto, osservandoli con gli occhi del passato.

Eppure, quando mi accarezzava l’idea di rifondare il Monitore, nonostante le pubblicazioni storiche che iniziavo ad accumulare e ad essere il mio lavoro riconosciuto, quella paura di sbagliare, di non essere all’altezza,  mi distoglieva ogni volta, ed ogni volta rinunciavo anche all’idea.

Sempre così, fino a quando navigando in rete ebbi modo di scoprire dei tentativi di imitazione di quella testata che qualcuno, ben lontano dal timore che avevo provato io, si è preso l’ardire di rifondare senza porsi il benché minimo problema etico.

Mi avvicinai incuriosita e cauta a questi  “surrogati”, cercando per lo più di capire da quale spirito erano mossi e se, per l’aver usato il nome di una testata per me sacra per essere intrisa di sangue innocente, ne avessero ben compreso l’alto valore morale, oltre a possederne una conoscenza storica di notevole spessore,  propedeutica, a mio avviso, alla realizzazione di una tale opera  di rifondazione.

Mi avvicinai, mi addentrai,  provando anche a collaborare,  mettendo da parte una istintiva riluttanza per certi   luoghi che già dal primo impatto, non solo non sentivo miei, ma da cui  emergeva una sorta di manipolazione opportunistica del nome della testata, o meglio, un’offesa a quella creatura che Eleonora, in un’epoca certo ben diversa dalla nostra,  ma sempre in qualche modo attuale, aveva dato vita con tanto amore e spirito di sacrificio.

Mi accostai per capire e per poi prendere definitivamente le distanze da certe forme di pseudo cultura che non condividevo nè per la forma nè per i contenuti.

Una forca caudina per me, dunque, da cui, oltrepassandola,  ho ricevuto quel  coraggio che mi era sempre mancato. L’ho ricevuto, mi ha armata e si è trasformato in forza di riscatto: il riscatto del Monitore di Eleonora, e con il Monitore le imprese  di coloro a cui la storia non ha reso luce di verità e giustizia.

Da ciò ne è scaturita l’attuale linea guida nel Nuovo Monitore Napoletano: la libertà. Libertà intesa innanzitutto come indipendenza,  libertà di opinioni che esulano dal fare propagande,  ma che abbiano il loro fine nella costruzione di idee lungimiranti, capaci di realizzare opere concrete a beneficio di tutti.

Daremo ampio respiro alla Cultura, intesa come Bellezza in tutte le sue forme, un patrimonio di tutti e da condividere con tutti, con un linguaggio sobrio ed  accessibile soprattutto a chi ha voglia di sapere, ma fa fatica a superare certi barocchismi linguistici. In altri termini, cultura vera tradotta in parole semplici: coniugheremo rigore con chiarezza, accessibilità con profondità.

Faremo Cultura della Legalità, del senso civico e soprattutto della Giustizia, dando voce a coloro che per essa onestamente  combattono, o la invocano. A tale scopo ho tenuto ad avere come vice direttore il sen. Lorenzo Diana, oggi Coordinatore Nazionale della Rete della Legalità e già membro della Commissione Antimafia.

Cercheremo di offrire di Napoli un'immagine che ne valorizzi le radici storiche, e tutto quanto di bello possiede e che purtroppo è stato nel tempo soffocato da quel binomio che oramai pare sia divenuto indissolubile: Napoli = spazzatura.

Per noi che amiamo la nostra terra non è così ed allora è arrivato il momento di  offrirci per il bene comune. Pertanto mi rivolgo soprattutto ai colleghi intellettuali, affinché scendano dalle loro torri d’avorio per andare a diffondere il loro sapere non solo dall’alto delle cattedre degli atenei, o nei loro circoli a numero limitato, ma nelle piazze, tra la gente comune che nonostante le apparenze,  non dico tutti, ma qualcuno ha voglia di imparare e spesso teme di chiedere un po’ per orgoglio, un po’ per l’incomprensibilità del linguaggio.

Il Nuovo Monitore si adopererà per questo, così come avrebbe voluto Eleonora e con Eleonora tutti i repubblicani del 1799, a partire dai sacerdoti che scesero dal superbo pulpito per diffondere il catechismo Repubblicano tra le masse, e gli intellettuali che si adoperarono a redigere in dialetto il giornale del governo.

Da qui il nostro impegno morale e sociale, il riscatto del passato nel presente. Giustizia nella Storia e Cultura della Legalità.

Da quando il giornale è andato on line, si sono raccolti intorno a questo progetto decine di professionisti,  offrendomi  la loro collaborazione. Napoletani e non, il Nuovo Monitore li sta accogliendo e li accoglierà tutti, come in una grande famiglia.

In qualità di direttore ringrazio ognuno calorosamente, anche a nome di Eleonora che sono certa sarebbe stata felice di vedere con quanto entusiasmo quest’opera sta prendendo vita e quanta solidarietà sta crescendo intorno.

Tra l’altro è bene sottolineare che tutti i nostri collaboratori operano a titolo gratuito e volontario. Al momento il giornale sta andando on line, ma non escludiamo di farne in futuro anche una pubblicazione cartacea.


Ringrazio la Società Napoletana di Storia Patria, l'Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, il Comune di Napoli, il Sindaco  Luigi de Magistris e l'Assessore ai beni comuni Alberto Lucarelli per il patrocinio morale, la compartecipazione e l'adesione al nostro Progetto.

 


 

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