Il ritorno della Storia negli esami di maturità
È stata reintrodotta come obbligatoria tra le tracce della prova scritta di maturità al termine degli studi secondari quella di storia, come da sempre era avvenuto, prima della nuova, recente “sostanziale” e “strana” esclusione di essa. Questa iniziativa è stata del nuovo Ministro della Pubblica Istruzione Lorenzo Fioramonti, anche sull’onda di una vasta mobilitazione, che si è costituita sulla base di un appello firmato e lanciato dai benemeriti Andrea Giardina, Liliana Segre e il compianto scrittore Camilleri. Ad esso avevano aderito 1500 personalità della cultura e dell’Università, 50 mila tra docenti, professionisti, semplici cittadini e cittadine, i Senati Accademici delle benemerite Università di Roma Tre, Torino, Cagliari, Parma, Pisa, Teramo, San Marino. Si spera che l’insegnamento della storia, ed in particolare del Risorgimento dell’Unità e della Libertà della Patria, venga rafforzato a partire dalle elementari alle medie e alle superiori, come avveniva nel passato, quando la storia era nutrimento di sentimento civile, di profonda identità nazionale, di orgoglio di appartenenza ad uno dei Paesi più grandi e stimati al mondo per cultura, arte, lotta per la libertà, per la democrazia, per la dignità delle Persone, specialmente nel glorioso periodo che va da fine Settecento alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Esso deve tornare in modo costante nelle programmazioni televisive e deve essere recuperato anche in forme organizzate con iniziative dentro e fuori la scuola, anche alla luce di precise disposizioni legislative, come la legge 222/ 2012, emanata nell’onda del 150mo dell’Unità d’Italia del 2011, con l’obbligo ogni anno per le scuole “di ogni ordine e grado”, pubbliche e private, di dedicare il 17 marzo (anniversario della nascita dell’Italia una, libera, costituzionale nel 1861) a momenti conclusivi di percorsi didattici incentrati sul processo unitario e sul recupero sempre più intenso dei valori identitari costituiti dall’Inno nazionale e dal Tricolore. Questo processo è importante specialmente oggi, quando, soprattutto con la scuola e con la televisione pubblica, occorre rendere doverosamente “cittadini italiani” nel senso pieno, alto, nobile del termine milioni di immigrati e di immigrate. Un Paese senza memorie alte e nobili costantemente riprese ed onorate non ha futuro. Diventa un aggregato di egocentrici spaesati, che non sanno chi sono, da dove vengono, e non sanno dove andare.
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