Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

La Costituzione della Repubblica Napoletana del 1799

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Il 23 gennaio 1799, le truppe francesi, superate le ultime resistenze dei «lazzari», che per più giorni le avevano bloccate alle porte della città, entravano a Napoli, dove i patrioti, conquistato Castel Sant'Elmo tra il 19 e il 20, avevano già proclamato la Repubblica Napoletana una e indivisibile, sotto la protezione della «grande nazione francese».

La prima organizzazione della Repubblica venne realizzata guardando al modello francese e sotto la guida del generale in capo Championnet, che con la legge del 4 piovoso (23 gennaio), nominava il Governo Provvisorio, composto di venticinque membri, investiti «dell'autorità legislativa, ed esecutiva fino all'organizzazione completa del governo costituzionale».

Sul numero 15 del Monitore  del 30 marzo, la Pimentel Fonseca annunciava la stampa del Progetto  di Costituzione da dispensare ai soli membri del governo.

Opera personale, anche se non esclusiva di Mario Pagano, il Progetto riassume lo spirito del moto rivoluzionario che portò alla proclamazione della Repubblica e ne costituisce il testamento politico. Il testo originale fu impresso in sole 25 copie e mai più ristampato. Quello noto agli studiosi  è una edizione pubblicata nel 1820 a cura dell’avvocato Angelo Lanzellotti che apportò oltre mille varianti.

 

La discussione del Progetto da parte della Commissione legislativa, presieduta prima dal Pagano e dal 19 maggio da Domenico Cirillo, cominciò subito dopo la partenza da Napoli del Commissario del governo francese André Joseph Abrial, avvenuta il 5 maggio, e probabilmente il giorno 20 maggio, come annota in quella data il diarista Carlo De Nicola.

La discussione si protrasse fino al 5 giugno, quando un proclama della Commissione legislativa dichiarò la Repubblica in pericolo e tutti i suoi membri, compreso naturalmente Mario Pagano, impugnarono le armi e accorsero alla sua difesa.

L’unico testo originale esistente è quello impresso dalla Stamperia Nazionale. Le varianti riscontrate nella edizione del 1820 sono molteplici e di varia natura, alcune insignificanti, altre meno.

Furono introdotte dall’avvocato Lanzellotti che durante l’atmosfera creatasi in seguito ai moti costituzionali del 1820/21 approfittò della libertà di stampa concessa dalla costituzione giurata e poi spergiurata da Ferdinando I di Borbone, per pubblicare il Progetto del 1799, insieme con la traduzione di una quindicina di Costituzioni politiche delle principali nazioni. L’intento era di servirsene nel dibattito acceso in quei giorni del 1820, sul modello di Costituzione da scegliere per Napoli, pur se era scontata la scelta del Borbone di adottare quella approvata dalle Cortes del 1812.

Il testo qui di seguito proposto è quello originale del 1799 impresso dalla Stamperia Nazionale e custodito nella Biblioteca Nazionale di Napoli, Sezione Manoscritti.

 

 

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