Una chiesa dimenticata: S. Maria dell’Arco a Portanova
Tra queste, particolare importanza riveste la chiesa di Santa Maria Dell’Arco, ubicata nel rione di Portanova.(2) L’abbiamo visitata di recente, documentando fotograficamente gli aspetti salienti dell’esterno, che è l’unica parte della chiesa attualmente apprezzabile. Un’informazione puntuale sulla vicenda storica dell’edificio è fornita dallo studioso A.Gambardella, che la inquadra nell’ambito della committenza della famiglia Bonifacio, tra le più eminenti del seggio di Portanova. La cappella è in effetti collocata alle spalle dell’omonimo palazzo e si presenta come un vano quadrato coperto da cupola, con campaniletto e portale marmoreo finemente decorato. Per la cappella è stata proposta una datazione alla fine del sec.XV, o all’inizio del XVI.(3) La chiesa fu poi risistemata nel 1660 dai Cavalieri del Seggio di Portanova.(4) L’unico elemento artistico originario degno di nota è appunto il portale ed in particolare i rilievi degli stipiti.
Abbi In attesa di documenti d’archivio che chiudano definitivamente la questione, abbiamo provato a confrontare i motivi iconografici e gli aspetti formali che caratterizzano la suddetta decorazione marmorea a rilievo, e formuliamo in questa sede la nostra ipotesi di attribuzione. I partiti decorativi del portale di Santa Maria dell’Arco presentano in effetti una notevole somiglianza con alcuni motivi ornamentali del soffitto del succorpo del Duomo di Na Molto simile è il disegno, che se nel succorpo si presenta più elaborato , e tradotto nel marmo con tecnica collaudatissima (fig.1-2) nella chiesetta di Portanova è semplificato, e il rilievo non particolarmente accentuato (fig.3). Se, dunque, nel Duomo ha operato il maestro, il portale della piccola e periferica cappella è stato realizzato verosimilmente da un lapicida della sua bottega, che ha riprodotto sul marmo motivi consueti del repertorio dell’atelier . Si è proposto, da parte di alcuni, l’interventi del toscano Andrea Ferrucci anche sulla base del rapporto stretto che legava questi alla famiglia Bonifacio, che commissionò la cost A nostro avviso, però, non va trascurata la relazione esistente, d’altro canto, tra Giovan Tommaso Malvito e la famiglia Mormile, che si imparentò con quella dei Bonifacio già dal primo ‘500, e che potrebbe essere legata alla vicenda costruttiva dell’edificio più di quanto non si creda. In ogni caso, come è stato autorevolmente affermato, in fase attributiva non si può prescindere da un confronto con il repertorio iconografico della bottega, la cui impronta industriale diede luogo, in buona parte, ad una produzione artistica seriale caratterizzata dalla riproposizione, in forma più o meno elaborata, di motivi facilmente isolabili. (7)
Note 1) Per un catalogo completo degli edifici cfr.M.Caputi, Napoli rivelata (Napoli 1994). 2) Cfr.M.Caputi, cit.pp.25-26 3) Cfr.A.Gambardella-D.Jacazzi,Architettura del classicismo tra Quattrocento e Cinquecento (Roma 2007) p.104, e relativa bibliografia. 4) Cfr.Marchese, Pianta topografica della città di Napoli (1804), voce “Portanova”. 5) Cfr.A.Gambardella, cit., p.104. 6) Cfr.A.Gambardella, cit., p.104. 7) Cfr.R.Pane, Il Rinascimento nell’Italia Meridionale (Milano 1975-77), pp.150 e 154.
fig.1
fig.2
fig.3
Chiesa di Santa Maria Dell’Arco
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