Un libro per scoprire il santuario della Tavola di Agnone
Comunicato Stampa E’ stato pubblicato nella “Collana altomolisana” delle Edizioni dell’Amicizia di Agnone il libro di Remo de Ciocchis intitolato “Studio per il rinvenimento dello húrz della Tavola di Agnone”. Si tratta di un’ importante pubblicazione, che propone l’individuazione del luogo dove nel marzo 1848 fu scoperta la Tavola di Agnone e dove dovrebbe trovarsi interrato il santuario di Cerere ad essa pertinente. Il libro del de Ciocchis, ex Ispettore Onorario per i Beni Archeologici, è una seria ricerca durata molti anni, che finalmente ha trovato la luce, riaccendendo la certezza che il santuario della Tavola di Agnone si trova in contrada Macchia, sita nel Comune di Capracotta. Si è giunti addirittura a fare scavi sistematici da parte della Soprintendenza negli anni 1979-85 a Fonte del Romito, in agro di Capracotta, per poterlo rinvenire, ma purtroppo la scopo non è stato raggiunto. Si è parlato di questo recinto sacro anche durante l’importante convegno “La Tavola di Agnone nel contesto italico”, che ha avuto luogo nel 1994, i cui Atti sono stati poi pubblicati dalla Olschki di Firenze nel 1996. Il de Ciocchis è stato sempre un convinto assertore della presenza del santuario di Cerere in contrada Macchia, rimanendo saldamente sulla scia del suo conterraneo Francesco Saverio Cremonese, che diffuse la notizia del rinvenimento della Tavola con un famoso articolo pubblicato nel 1848 sul Bullettino dell’Instituto di Corrispondenza Archeologica di Roma.
La prima parte tratta della topografia antica del luogo del rinvenimento della tavola, delle fonti scritte, delle fonti orali, dei reperti di superficie, dello scavo sistematico, dello húrz secondo gli studiosi, dei recinti dell’Italia antica simili allo húrz e della ricerca d’archivio. La pubblicazione, costituita da 144 pagine, è corredata di note e tavole illustrative. Nell’interno del santuario della Tavola di Agnone – secondo quanto ci dice l’iscrizione – dovrebbe trovarsi il culto alla dea italica Kerres, cioè Cerere, aiutata da altre 14 divinità durante il ciclo annuale della produzione del grano. Il recinto sacro dovrebbe contenere 15 altari per le suddette deità e anche un altare igneo ad esse comune. Non si sa come si svolgeva il culto per altre quattro divinità fuori dal santuario. Tutti questi dei agresti avrebbero assicurato la salvezza terrena giacché concorrono con il loro aiuto a facilitare la produzione del grano, fondamentale per l’alimentazione. Ma poiché nel santuario c’era anche una simbiosi tra la religione italica e quella greca, la dea Kerres ormai unitasi alla dea Demetra assicurava ai suoi devoti anche la salvezza ultraterrena, tramite il culto dei Misteri Eleusini. Ci si augura che la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise, dopo aver letto il libro del de Ciocchis, proceda senza indugi a fare gli scavi nell’area da lui indicata.
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