Michele Natale, il vescovo martire sconsacrato

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Un silenzio assordante e scandaloso avvolge ancora oggi una delle più nobili figure del Risorgimento repubblicano liberal democratico meridionale e italiano, un testimone raro di una Chiesa cattolica riconciliata con la modernità, nel ritrovare in essa sorgenti comuni al messaggio evangelico.

La Chiesa cattolica, specialmente con il papa polacco Giovanni Paolo II (spesso mal consigliato), ha beatificato e santificato tanti (troppi), compresi partigiani sostanziali del fascismo franchista in Spagna o Pio IX, ultimo papa-re, che irrorò condanne a morte, fu nemico dell’unità italiana, scomunicò col Sillabo liberalismo e democrazia, socialismo e repubblica, libertà religiosa e spirito critico, cioè il cuore della modernità.

La Chiesa cattolica ha chiesto perdono per le pagine nere della sua storia, dall’antisemitismo al processo di Galilei, ma ancora tace sul suo vescovo fedele, Michele Natale, che testimoniò fino al martirio (fu affocato atrocemente a Piazza Mercato in Napoli  il 20 agosto 1799) la sua fede in Dio e nella Democrazia

La Chiesa cattolica tra Ottocento e Novecento e ancora oggi, si ripete, ha dimenticato, rimosso, fatto sparire dalla memoria collettiva interna a se stessa una delle figure più alte di spiritualità e di impegno civile, di preveggente conciliazione del cattolicesimo con la libertà e con la democrazia, che sembrano oggi dimensioni acquisite (almeno formalmente) dal cattolicesimo democratico e liberale.

Ma nessuno osa richiamarsi, anche fuori della Chiesa, nel vasto mondo cattolico impegnato nel sociale o in politica, al vescovo di Vico Equense Michele Natale, nativo di Casapulla nel 1751 (allora Terra di Lavoro, oggi provincia di Caserta), autore di un memorabile ‘Catechismo repubblicano per l’istruzione del popolo e la rovina dei tiranni’, Napoli, L’anno primo della Repubblica Napoletana (1799), fatto sparire nei decenni successivi ed edito solo nel 1870 a Napoli, e fortunosamente, da Francesco Migliaccio, sulla base di un unico esemplare, che si trovava nella ricchissima biblioteca del barone Rodrigo Nolli. Altrimenti l’opera di rimozione della memoria sarebbe stata completa.

Ci furono due chiese cattoliche (come due visioni della società e della politica) che si scontrarono a sangue nel 1799 a Napoli e in altre parti d’Italia, anche se in nessuna (nemmeno a Roma, centro del cattolicesimo, dove si ebbe per circa due anni una Repubblica cosiddetta ‘giacobina’, termine errato storicamente, perchè i giacobini erano fuori legge allora a Parigi, dal 1798 al 1799) vi fu un epilogo così disumano come a Napoli: la Chiesa più illuminata, colta, attenta a cogliere i tempi nuovi e le istanze legittime e giuste di rinnovamento civile, politico e sociale e a recepirlo (tantissimi sacerdoti, diversi vescovi aderirono alle Repubbliche liberaldemocratiche sia a Napoli che in altre parti d’Italia, compresa Roma, e quasi tutti, sacerdoti e vescovi, aderirono al regime francese di Giuseppe Bonaparte e Gioacchino Murat nei fondamentali, lunghi dieci anni 1806-1815, sui quali pochi fanno luce, con altra grave rimozione di doverosa memoria storica) e la chiesa cattolica tradizionale fanatizzante, dogmatica, controrifomistica, che difendeva la monarchia assoluta, il regime feudale, i suoi privilegi storici, acerrima nemica dei principi repubblicani, liberali, democratici, che si espresse nel sanfedismo, guidato poi da un cardinale, il Ruffo, che arruolò anche, oltre contadini fanatici, delinquenti e assassini, a partire dalla Calabria che conosceva bene e che, vincendo, scatenò una vendetta selvaggia e disumana (sotto la spinta dell’austriaca regina Carolina e dell’inglese Nelson), che fece inorridire l’Europa e lo stesso Papa.

Il vescovo Natale non poteva essere impiccato, perché vescovo. Allora la parte vincente ecclesiastica sanfedista e monarchica assoluta procedette prima alla sua dissacrazione attraverso i vescovi Monforte di Nola, De Jorio di Samaria, Ventapane di Tiene.

Il nuovo papa Pio VII, Barnaba Gregorio Chiaromonti, eletto il 14 marzo 1800,  per punizione lasciò vacante da allora la sede vescovile di Vico Equense (tale è ancora oggi, incorporata dal 1818 con quella di Sorrento),  colpì i tre vescovi: il Monforte divenuto arcivescovo di Napoli non ebbe mai il cappello cardinalizio e sgridato dal Papa a Roma morì durante il tragitto; morì anche il De Jorio; il terzo si gettò ai piedi del pontefice, ottenne il perdono, ma senza alcun incarico di rilevo per tutta la vita.

Ha scritto, tra l’altro, Michele Natale nel suo ‘Catechismo’:

Domanda: I più potenti non domineranno i più deboli in questo Governo ?

Risposta: La legge sola dominerà nel Governo Democratico. Gli uomini della democrazia non sono così vili e timorosi, come quelli che sono educati sotto un governo tirannico. Ciascuno può dire liberamente i suoi pensieri, ed ha tale energia da attaccare apertamente i suoi oppressori.

Dunque non ci sono prepotenti, dove ci sono uomini liberi.’…

’Domanda ‘Perché i democratici prendono il nome di cittadini ?

Risposta “Il titolo di cittadino è il solo titolo che conviene alla dignità di un uomo libero, perché questo nome esprime che esso è membro di un governo libero, ed è parte della sovranità. Il titolo di signore non può essere in bocca che di uno schiavo e non può  essere preteso che da un tiranno.”…

Domanda”Dunque la democrazia non è contraria alla legge di Cristo ?

Risposta” No, anzi la legge di Cristo è la base della democrazia. La religione Cristiana è fondata su due principi, cioè l’amor di Dio  e quello del prossimo. La democrazia toglie tutte le usurpazioni, le oppressioni, le violenze, essa fa riguardare tutti gli uomini come fratelli;essa propugna mirabilmente l’amor del prossimo. Or i fratelli si possono amare fra loro senza amare il loro Padre comune benefattore ? Dunque la democrazia è fondata sugli stessi principi della Religione Cristiana. Un buon Cristiano deve essere dunque un buon democratico.”

”Domanda: Ma i beni non saranno comuni nel governo democratico ?

Risposta “L’eguaglianza dei beni sarebbe contraria alla vera eguaglianza, perché l’uomo attivo ed industrioso dovrebbe dividere il suo travaglio coll’ozioso e col dissipatore. Nel sistema dell’eguaglianza si devono adunque rispettare le proprietà di ogni individuo, ma non si deve permettere che il ricco opprima il povero.”

Forse la Chiesa cattolica non vuole aprire ancora oggi il velo su quella guerra civile, che si svolse all’interno di se stessa, che l’aiuterebbe invece, provvidenzialmente, a guardarsi meglio allo specchio della sua storia ‘effettuale’, a purificarsi sempre di più, a onorare nobili testimoni della fede cattolica riconciliata coi valori di una società fondata sul rispetto dei fondamentali diritti e doveri dell’uomo e del cittadino.

(Fonte: Michele Natale, Credo in Dio e nella Democrazia. Catechismo repubblicano per l’istruzione del popolo e la rovina de’ tiranni, a cura di Giuseppe Acocella, Edizioni Lavoro, Roma, 1998, pp. 35)

 

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