Lorenza e Serafina Feliciani: due vite parallele
Contrariamente a quanto finora ritenuto, cioè che l’appellativo “Serafina” fosse il “nomen mysticum” dato a Lorenza Feliciani dal conte di Cagliostro all’indomani dell’arrivo a Londra nel mese di luglio del 1776, Lorenza Feliciani (vera moglie di Giuseppe Balsamo) e Serafina Feliciani (vera moglie di Alessandro conte di Cagliostro) si configurerebbero nella realtà come due donne differenti con diversa personalità e fisionomia, con diversi natali, diversa famiglia d’origine, diverso comportamento e diverso destino. Per arrivare a questa conclusione inedita, ho ritenuto necessario studiare a fondo tutti i documenti disponibili, e analizzare criticamente ogni testimonianza, data la presenza di tanti fatti contraddittori rilevati nella storia della loro vita e mai spiegati dai numerosi autori che ne hanno descritta la biografia. Vediamo in dettaglio le fonti, i metodi e i risultati della mia ricerca. Sulla base delle informazioni fornite in letteratura, Lorenza Feliciani nacque a Roma il giorno 8 di aprile del 1751 in via dei Pontefici da Giuseppe, di circa trent’anni, ottonaio, e da Pasqua Adami, e fu battezzata due giorni dopo con i nomi di Lorenza, Serafina e Santa. I conti però non tornano; interrogata dal Commissario Bernard Louis Philippe Fontaine dello Châtelet di Parigi (la Pretura) alle ore 10 di mattina del giorno 20 febbraio 1773 in merito alla denuncia del marito per adulterio e abbandono del tetto coniugale, così afferma: “[…] di avere diciotto anni e di essere sposata da quattro anni (cioè dal 1769) con il signor Balsamo”, per cui la sua data di nascita andrebbe spostata al 1755. Nel Dossier sur l’Affaire Fontaine (nome del fascicolo di Polizia riguardante l’interrogatorio di Lorenza depositato negli Archives de l’Empire di Parigi con la sigla Y-13125) sono poi descritti tutti i particolari dell’incontro con Giuseppe Balsamo e del suo matrimonio, avvenuto a Roma il 20 aprile 1768, anche se nel fascicolo è erroneamente riportato l’anno 1769. Inoltre, per complicare le informazioni, i contemporanei concordemente riferiscono che, nel momento in cui il conte conobbe, e sposò la sua futura compagna, lei era appena uscita dall’infanzia, cioè avrebbe avuto allora circa quattordici o quindici anni. Cagliostro stesso lo conferma, in realtà riferendosi però a Serafina, così come afferma anche che il suo matrimonio avvenne nel 1770, vale a dire sedici anni prima del 1786, anno dei suoi Mémoires in cui, precisando in dettaglio la sua vita, parla di: “[…] una passione che 16 anni di matrimonio hanno solo contribuito a rinforzare”. Analizzeremo in seguito questi particolari. Pertanto, se consideriamo quanto scritto nei documenti ufficiali e togliamo alla data del 1773 l’età di diciotto anni dichiarata al Commissario Fontaine, la data di nascita di Lorenza dovrebbe cadere nel 1755; se poi consideriamo che avrebbe avuto quattordici anni al momento del matrimonio, arriviamo al 1754. Tuttavia, se diamo retta a Giuseppe D’Amato, illustre biografo del conte di Cagliostro, noto per la sua opera del 1931: La moglie di Cagliostro, che riferisce che era sua abitudine calarsi tre anni di età, “vuoi per civetteria, vuoi per interesse”, giungiamo addirittura al 1752. In aggiunta, e in contrasto a queste considerazioni, nel verbale d’arresto compilato a Parigi la mattina di martedì 23 agosto 1785, la moglie di Cagliostro, Serafina Feliciani, invitata a dire: “[…] ses noms, âge, pays, qualités et demeure”, dichiara davanti al Commissario Jacques de Brugnières: “[…] di chiamarsi Serafina Felichiani, di avere 28 anni, di essere nativa di Roma e sposa di Alessandro conte di Cagliostro, con cui occupa l’appartamento in cui siamo ora, e di non sapere né leggere né scrivere”. Cioè, sarebbe nata nel 1757. A complicare i calcoli, il giornalista del periodico Paese Sera, Ottorino Damiani, afferma nel 1978 che in un libro del 1753 conservato nella Parrocchia di S. Salvatore al Campo in Roma si precisa che in quella data Lorenza aveva già due anni, e che con la famiglia abitava in via dei Balestrari al primo piano della casa detta S. Lorenzo in Damaso, casa nella quale i Feliciani rimarranno sino alle nozze della figlia. Pertanto, sarebbe nata proprio nel 1751 e, all’atto del matrimonio, avrebbe avuto chiaramente diciassette anni, e non quattordici o quindici, come comunemente ritenuto. Lo stesso Ottorino Damiani in seguito asserisce che Lorenza non ha mai “lavorato” nel vicolo delle Grotte né ha mai conosciuto la “mezzana” Napoletana; inoltre riporta che aveva anche una sorella di nome Anna Maria Teresa, oltre al fratello Francesco, nato nel 1760 (questo è quanto si è sempre ritenuto; in realtà, secondo i dati presenti nei Registri dello Stato delle Anime depositati nell’ASVR e da me consultati, Francesco sarebbe nato nel 1763), spesso presente in varie occasioni nella vita del conte di Cagliostro. Parte di queste affermazioni, come vedremo, non corrisponde al vero. Pertanto, dopo aver raccolto con senso critico questi dati, nell’intenzione di approfondire di persona la questione, ho deciso di proseguire l’indagine consultando i suoi dati personali alla fonte, cioè nei Registri depositati nell’Archivio Storico del Vicariato di Roma (ASVR), allo scopo di fare chiarezza sulla sua vera data di nascita. Effettivamente qui, nella pagina 56 del Registro dei Battesimi della Parrocchia di S. Lorenzo in Lucina, alla data del 10 aprile 1751, è annotato che Lorenza nacque proprio l’8 aprile nella casa di via dei Pontefici, accudita dall’ostetrica Virginia Tagliaferri, da Giuseppe Feliciani, figlio di Filippo, ottonaro romano, di anni trentuno, e da Pasqua Epifania Adami, figlia di Macario, di Narni, di anni ventisei; nel Registro è anche scritto che fu battezzata il 10 aprile con i nomi di Lorenza, Serafina e Santa, e che i padrini furono Natale Pini, figlio di Giuseppe, di Roma, e la nonna Colomba Saiocchi, figlia di Alessandro, romana. Altre notizie concernenti la sua gioventù sono rintracciabili nei Registri delle Anime delle varie Parrocchie romane negli anni che vanno dal 1753 al 1767, depositati e consultabili nell’ASVR. In particolare, è scritto che nel 1753 la famiglia si trasferì in un appartamento posto al primo piano del n. 15 di via dei Balestrari, casa di proprietà della Parrocchia di S. Lorenzo in Damaso, ma compresa nel territorio della Parrocchia di S. Salvatore al Campo, dove vivrà fino al 1768, anno del matrimonio di Lorenza. I genitori ebbero, dopo Lorenza, un altro figlio di nome Francesco che nascerà, diversamente da quanto creduto prima, non nel 1760 ma nel 1763, come desunto dal Registro parrocchiale dello stato delle Anime degli anni successivi. Non ho, invece, trovato nessuna testimonianza sull’altra figlia Anna Maria Teresa. Poiché i Registri dello stato delle Anime (veri e unici documenti anagrafici, accuratamente compilati dai solerti funzionali ecclesiastici dello Stato Pontificio) segnalano solo le persone esistenti al momento del censimento annuale fatto dal parroco, e poiché lei non risulta presente in famiglia negli anni da me consultati (il 1751, il 1753, il 1755, il 1758, il 1760 e il 1765), ho ritenuto opportuno ricontrollare tutti i dati anagrafici del periodo 1750-1778 riportati sia nei Registri dello stato delle Anime sia, nell’ipotesi di una sua morte prematura, nel Registro dei Defunti, iniziando dalla Parrocchia di S. Lorenzo in Lucina e proseguendo in quelle contigue di S. Lorenzo in Damaso e di S. Salvatore in Campo, Parrocchie di riferimento della famiglia di Giuseppe Feliciani. Ebbene, la ricerca di una persona a nome Anna Maria Teresa Feliciani, figlia di Giuseppe, ha dato esito negativo. A questo punto, ritengo infondata l’informazione fornita nel 1978 da Ottorino Damiani. Al padre Giuseppe, secondo i Registri dello Stato delle Anime, è attribuito ora il mestiere di “ottonaro”, titolo con cui è citato anche negli Atti del Processo al conte di Cagliostro presenti nell’Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede (ACDF), ora quello di “sigillaro”, cioè fabbricante di sigilli, ora quello di “argentiere”, poiché sarebbe stato in grado di lavorare l’argento, attività questa che gli poteva consentire un discreto benessere, oltre a una posizione sociale più che modesta. Tuttavia, dalle cronache dell’epoca risulta che era proprio un “ottonaro”, cioè un artigiano che lavorava l’ottone per i finimenti delle carrozze e dei cavalli, mestiere ereditato dal padre Filippo. Infatti, Costantino G. Bulgari, alla pagina 438 della sua Opera: Argentieri, gemmari ed orafi d’Italia, Ed. 1978, riferisce che Filippo Feliciani, il nonno di Lorenza, era un “ottonaro romano” nato nel 1692. Riporta, poi, che aveva lavorato dal 1743 al 1779 in Roma e che, con la moglie Colomba Saiocchi, figlia di Alessandro, che sarà dichiarata deceduta nel 1757, e con i numerosi figli Giuseppe, Giovan Battista, Giacomo, Barbara, Anna, Maddalena, Francesca, Cecilia, Antonia e Pietro, aveva abitato in via del Pellegrino, in una casa di proprietà della Parrocchia di S. Lorenzo in Lucina. Aggiunge Costantino Bulgari che, nel periodo intercorso tra il 1746 e il 1750, Filippo Feliciani era subentrato prima a Carlo Antonio Boroni, e poi al suo successore Giovanni Mondini, nella “bottega di ottonaro” in via dei Cappellari; tuttavia, poiché dal 1751 il laboratorio sarà ripreso dal Mondini, da quella data “terrà bottega” in proprio, sempre come “ottonaro” e non come “argentiere”, in via del Pellegrino. Quest’attività sarà ceduta al figlio Giuseppe l’anno dopo, il 1752. Dopo il 1779 Filippo, di anni ottantasette, e la figlia Barbara, fino a un anno prima dichiarati residenti in Roma, non appaiono più presenti nei Registri. Probabilmente si saranno trasferiti altrove. La “Napoletana”, di cui si parla nel Compendio di Mons. Giovanni Barberi e nel Ristretto degli Atti del Processo di Roma del 1790, è esistita veramente e si chiamava Anna Rossi; nata a Torre Annunziata, era sposata a un napoletano, certo Francesco Esposito, come da Registri delle Anime della locale Parrocchia riferiti al periodo 1764-1769. Risiedeva nel vicolo delle Grotte in un monolocale al piano terra di uno stabile di proprietà della Chiesa di S. Maria di Grottapinta. I dati del Registro non riportano la sua attività di “meretrice”, sicuramente degna di essere notata e censita ufficialmente nei Registri dello stato delle Anime come tale, ma qualche “lavoro occasionale” da lei svolto non può essere escluso del tutto, considerando che una certa licenziosità di costumi, anche nella Roma papalina del XVIII secolo, era accettata. Secondo alcuni Autori, esercitava solo la professione di sensale di matrimoni per avere un rendiconto economico, e non si prostituiva personalmente, anche perché, “essendo la casa che occupava troppo piccola”, i vicini sarebbero venuti facilmente a conoscenza della sua “attività”, e l’avrebbero denunciata al Bargello come “pubblica meretrice”. Tuttavia, è assai probabile che favorisse la prostituzione di altre donne in ambienti diversi dal proprio appartamento, e sicuramente con molta discrezione, tant’è che tutti i testi la definiscono solamente “mezzana” e non “meretrice”. Infatti, gli Atti del Processo di Roma del 1790 parlano chiaro: qui è scritto che lo “stesso genitore” Giuseppe Feliciani attesta di aver denunciato la figlia, allora minorenne, al Cardinale Antonio Casali (Roma, 25 maggio 1715; Roma, 14 gennaio 1787), allora Governatore di Roma (tale incarico sarà coperto dal 27 settembre 1766 al 25 settembre 1744), e al Bargello per prostituzione continuata: “[…] minacciando di farla rinchiudere nelle Carceri di San Michele”, cioè nel Carcere minorile di Roma. L’Ospizio Apostolico di San Michele in Roma, in precedenza utilizzato come brefotrofio, dal 1735 fu adibito a Carcere di correzione minorile per: “[…] Fanciulli e Giovani discoli che inquietano la città o che per castigarli si consegnano dà propri Parenti alla Giustizia, acciò siano corretti”, come scrive nel 1741 Pietro Rossini alla pagina 102 del suo libro: il Mercurio errante della grandezza di Roma. Infatti, quello era allora il posto giusto per accogliere una giovinetta precocemente dedita alla prostituzione. D’altro canto, in tutta la storia di Lorenza si documentano tradimenti, adulteri, seduzioni, amori, vuoi a scopo di lucro vuoi per innata “facilità di costumi”. Infine, nel corso delle mie lunghe indagini sulle fonti bibliografiche cagliostriane, scopro con interesse e curiosità l’opera dello storico romano Davide Silvagni: La Corte e la Società Romana nei Secoli XVIII e XIX; qui, l’autore, alla pagina 239 del Tomo I, afferma che: “[…] a Roma il Balsamo ebbe occasione di conoscere una giovane di nome Serafina, detta Lorenza Feliciani, che abitava presso Trinità dei Monti. Era costei nativa di Monte Rinaldo, diocesi di Fermo, donde il padre di lei dovette fuggire per criminalità (sic!) […] Un fratello di lei si ascrisse nella milizia e più tardi fu all’assedio di Ancona col generale Cubiers […] Il padre di Lorenza nomavasi Luca Andrea ma a Roma cambiò nome in Giuseppe. Chiestagli in isposa la figlia dal Cagliostro gliela concesse e lo sposalizio ebbe luogo il 26 febbraio”. Purtroppo Davide Silvagni (Roma, 10 gennaio 1831; Genova, 9 giugno 1897) non cita mai le fonti delle notizie che fornisce, e non elenca con esattezza la cronologia degli eventi. Nella sua Prefazione si limita a precisare che si è avvalso, per la narrazione dei fatti riportati nella sua Opera, oltre che delle “Notizie inedite presso il marchese Filippo Raffaelli, bibliotecario della Comunale di Fermo”, soprattutto dei “Diari” dell’Abate Luca Antonio Benedetti. Costui, nella sua lunga esistenza (morirà ultraottantenne nel 1837) conobbe di persona i protagonisti e visse direttamente gli eventi della Roma papalina di Papa Braschi, Pio VI, prima e di Papa Chiaramonti, Pio VII, poi, descrivendo con accuratezza avvenimenti e personaggi. Sua, ad esempio, è la cronaca dettagliata della Seduta Massonica tenuta da Cagliostro a Roma presso Villa Malta, in Porta Pinciana, sede dell’Ambasciata dell’Ordine dei Cavalieri di Malta presso la Santa Sede, nella notte tra il 14 e il 15 settembre 1789. Tuttavia, Davide Silvagni, insigne storico romano del XIX Secolo, pur avendo attinto a fonti originali e veritiere, purtroppo a noi sconosciute, non ebbe in seguito l’accortezza di controllare o di approfondire i dati acquisiti, decidendo così, per necessità di esposizione, di riportare in modo sintetico e un po’ confuso le notizie da lui raccolte. Solo così può essere spiegato il motivo per cui l’Autore ha mescolato in una descrizione sintetica, senza dare altri chiarimenti, senza entrare nel merito dei fatti e senza specificare il motivo, i nomi: “Serafina detta Lorenza Feliciani”, “Luca Andrea Feliciani che poi cambiò nome in Giuseppe”, e “Balsamo” poi chiamato “Cagliostro”; i luoghi: “Trinità dei Monti”, dove Cagliostro disse di aver conosciuto Serafina, con “piazza della SS. Trinità dei Pellegrini”, località assai simile nel nome, nelle cui vicinanze c’era la bottega del padre di Lorenza; i tempi: la fuga del “padre di lei da Monte Rinaldo per criminalità”, senza precisare quando e per quale reale motivo avvenne, e il “fratello all’assedio di Ancona con il Gen. Cubières”, episodio, questo, realmente verificatosi nel febbraio del 1832. In realtà, l’Abate Luca Antonio Benedetti aveva descritto, nei suoi Diari, avvenimenti, luoghi, date e persone in modo corretto, in conformità alle informazioni a suo tempo attendibili. Dice di lui Auguste Gagnière, alla pagina 32 del suo libro: Cagliostro et les Francs-Maçons devant l’Inquisition, 1909: “[…] il periodo straordinario e le vicende intercorse in quel tempo, date anche le ampie relazioni che aveva con le grandi Famiglie di Roma, di cui era consigliere, offrono grande interesse ai suoi ricordi. Per quanto riguarda il loro valore storico, esso è indiscutibile. Pur sessantenne e malato, accetterà la deportazione piuttosto che prestare giuramento a Napoleone; era un <vir bonus>”. Pertanto, l’Abate Benedetti è da ritenersi fonte storica degna di fede, così come sono i suoi Diari. Insomma, le cose si complicano a tal punto che si potrebbe addirittura immaginare la presenza di due persone diverse, Lorenza e Serafina, forse anche imparentate tra di loro. Per meglio approfondire la biografia di Serafina, poiché quella di Lorenza non presenta più dubbi, con l’intenzione di verificare le informazioni del tutto originali, pur se incomplete e confuse, fornite da Davide Silvagni, ho deciso di proseguire la ricerca consultando anche i dati presenti nella Biblioteca Comunale di Fermo e i Registri Parrocchiali conservati a Monte Rinaldo, in provincia di Fermo. Qui, dopo aver avuto la piena collaborazione del parroco dei comuni di Ortezzano e di Monte Rinaldo, don Marino Ramadori, il quale molto cortesemente mi ha consentito di accedere all’Archivio parrocchiale, nel Registro dei Nati nel periodo dal 1719 al 1811 dell’unica Parrocchia di Monte Rinaldo, intitolata ai SS. Leonardo e Flaviano, alla pagina 89 dell’anno 1754, contrassegnato con il numero 808, risulta in data 16 giugno il battesimo di una bimba nata il giorno prima da Nicola Feliciani, figlio di Mario, di anni ventisei, e da Anna Nicola, di anni ventotto, alla quale fu posto il nome di Anna Dominica Rosa, nel rispetto della tradizione che attribuiva alla primogenita, oltre il nome della mamma, anche quello della nonna paterna. Questa è l’unica nascita di una bambina di cognome Feliciani registrata in quella Parrocchia nel periodo che va dal 1750 al 1761. I genitori, regolarmente iscritti, in occasione del censimento pasquale del 1752, come “famiglia senza figli” nel Registro dello Stato delle Anime dall’anno 1737 all’anno 1805, appartengono a una famiglia di possidenti terrieri imparentata con professionisti, di cui alcuni sono definiti “notari”. Il padre Nicola, nato a Monte Rinaldo il 26 agosto del 1728, era figlio di Mario “Filiciani” e di Dominica, e fu battezzato con i nomi di Ludovico, Nicola e Antonio il 27 agosto, come da Atto di Battesimo della locale Parrocchia annotato nella pagina 23 del Registro dei Nati nel periodo dal 1719 al 1811 con il numero 185; la madre Anna Nicola è nata il 15 luglio 1726 ma non a Monte Rinaldo, poiché non risulta nel Registro stesso, e purtroppo non sono noti né il suo cognome né la famiglia di origine. La loro presenza è documentata a Monte Rinaldo fino al 1768. Poiché questi dati cronologici e biografici concordano con le affermazioni di Davide Silvagni, con le notizie riportate da vari Biografi e con le parole dello stesso Cagliostro, il quale nei suoi Mémoires del 1786 così si espresse: “[…] correva l’anno 1770 e io avevo ventidue anni; il caso mi offrì la conoscenza di una signorina di qualità chiamata Serafina Feliciani; costei era appena uscita dall’infanzia”, ho seguito questa linea interpretativa per identificare Serafina Feliciani in un personaggio differente da Lorenza Feliciani. Pertanto, a conclusione di questa lunga analisi delle informazioni messe in evidenza dai documenti storici su accennati e da me consultati, si possono formulare le seguenti ipotesi: 1) Lorenza Serafina Santa Feliciani, figlia di Giuseppe Feliciani e di Pasqua Epifania Adami, nata a Roma l’8 aprile del 1751, ha sposato “ufficialmente” a Roma Giuseppe Balsamo il 20 aprile del 1768 all’età di diciassette anni compiuti, 2) Anna Dominica Rosa Feliciani, in seguito nomitata “Serafina”, figlia di Nicola Feliciani e di Anna Nicola, nata a Monte Rinaldo il 15 giugno del 1754, ha sposato “spiritualmente” Cagliostro il 26 febbraio del 1770; quando si conobbero, nel 1769, lei “era appena sortita dall’infanzia”, cioè avrebbe avuto circa quindici anni. A questo punto, se identifichiamo due persone differenti, tutte le testimonianze e le rispettive date di nascita da loro fornite negli interrogatori potrebbero essere spiegate. Dobbiamo così concludere che a Parigi nel 1773 fu arrestata proprio Lorenza Feliciani, che aveva allora ventitré anni, e non diciotto come da lei affermato “con civetteria e con interesse” (espressioni usate da Giuseppe D’Amato) al Commissario Philippe Fontaine dello Châtelet di Parigi, mentre nel 1785, sempre a Parigi, fu arrestata la vera Serafina Feliciani, che aveva dichiarato davanti al Commissario Jacques De Brugnières di avere ventotto anni, anche se in realtà ne aveva trentuno. Evidentemente, anche a quei tempi l’età dichiarata dalle donne non corrispondeva sempre a quella anagrafica; malizia o analfabetismo? Lorenza, invece, nel 1785 aveva sicuramente trentaquattro anni. Comunque, per togliere ogni equivoco, è doveroso ricordare quanto lo stesso conte afferma nella Lettera al Popolo Inglese del 20 settembre 1786: “[…] non è mia moglie quella che, con il nome di Lorenza Feliciani, è stata rinchiusa a Santa Pelagia”. Più avanti nel testo s’interroga: “[…] perché la Polizia Francese non ha cercato di verificare i rapporti esistenti tra i lineamenti e la fisionomia di Serafina Feliciani, prigioniera alla Bastiglia, e quelli di Lorenza Feliciani, prigioniera a Santa Pelagia?” Più chiaro di così! A questo proposito, Mons. Barberi nel suo Compendio dice che: “[…] il conte nella Lettera al Popolo Inglese impavidamente asserì quanto sopra […] sfidando tutta la Polizia di Parigi a provare il contrario”. Tuttavia, l’Autore non entra nel merito della questione, non conferma, non smentisce né approfondisce i fatti, e non si pone neanche domande o dubbi, accontentandosi alla fine della versione riportata nel suo libro, e ignorando di proposito che l’efficiente Polizia francese, molto più accurata di lui nelle proprie indagini, in assoluto più attendibile nei metodi investigativi e di sicuro più affidabile nelle sue fonti d’informazione, era perfettamente in grado di dimostrare quello che lui negava! Cagliostro amava Serafina, era la sua Musa ideale come rappresentazione di Felina, ma era amato e circuito da Lorenza, già sposa di Giuseppe Balsamo, che, oltre ad avere un comportamento tale da attirare solo “attenzioni interessate” ma non certo amicizie, era gelosa di Serafina, invidiosa del suo ruolo e puntava unicamente alle ricchezze del conte, consigliata e istigata in questo scopo dal marito Giuseppe Balsamo, con cui condivideva soltanto interessi materiali, ambizione e disonestà. Cagliostro, comunque, anche se voleva bene a Lorenza, in realtà, desiderava solo redimerla da una vita meschina ed elevarla spiritualmente; nulla di più. Per questo le permise di accompagnarlo nei viaggi che fece in molte città d’Europa e presso le varie Corti che l’accolsero con entusiasmo, da Mitau a S. Pietroburgo, da Varsavia a Trento. Non solo non riuscì nel suo intento, ma fu tradito proprio da lei! Non era sufficiente, dunque, evidenziare i motivi a sostegno del dualismo dei personaggi Balsamo - Cagliostro? Adesso occorre prendere in considerazione anche la teoria di due donne diverse tra loro, di due mogli, rispettivamente del conte di Cagliostro e di Giuseppe Balsamo: Serafina Feliciani e Lorenza Feliciani! In conformità a questa ipotesi, ho tentato la ricostruzione di due Biografie Cronologiche separate, quelle di Serafina Feliciani e di Lorenza Feliciani, che ho inserito, accanto a quelle contrapposte di Giuseppe Balsamo e di Alessandro conte di Cagliostro, in un volume edito nel 2014 dall’Editore Mnamon di Milano: Il conte di Cagliostro nel suo tempo. Naturalmente, questo è solo un iniziale tentativo per interpretare tanti fatti contraddittori e dare una spiegazione diversa, e più logica, ad alcune incongruenze concernenti la cronologia degli eventi, il carattere e il modo di comportarsi delle due donne, stante la numerosa documentazione consultata; ciò, naturalmente, in attesa di definitive conferme da parte di nuove testimonianze. Tuttavia, alla luce dei fatti sopradescritti, questa ipotesi pare, per il momento, l’unica in grado di spiegare le grandi differenze, anche fisiognomiche (vedi l’iconografia allegata), esistenti tra le due donne. Pertanto, a questo punto dobbiamo prendere in considerazione la teoria che, accanto a due persone sicuramente diverse (Giuseppe Balsamo e il conte di Cagliostro), ci furono molto probabilmente due mogli altrettanto diverse (Lorenza Feliciani e Serafina Feliciani).
Abstract del libro di Tommaso De Chirico: Il conte di Cagliostro nel suo tempo, 2° volume della trilogia sul conte di Cagliostro, Ed. Mnamon, Milano, 2014
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