Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Giacomo Casanova e il conte di Cagliostro

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Giacomo CasanovaIl famoso avventuriero veneziano Giacomo Casanova, conobbe veramente il conte di Cagliostro?

La Storia risponde in modo affermativo; tuttavia, poiché la questione è sempre stata assai controversa, dopo aver analizzato con senso critico i documenti depositati in letteratura, ritengo doveroso esporre la mia ipotesi, che si presenta diversa da quella ufficiale.

Due sono le occasioni in cui il Cavaliere di Seingalt avrebbe incontrato, a suo dire, il conte di Cagliostro, allora identificato nel palermitano Giuseppe Balsamo: la prima nel mese di febbraio del 1769 a Aix-en-Provence,  e la seconda a Venezia nel mese di luglio del 1778.

Questi sono i fatti, secondo le cronache del tempo, e queste le mie considerazioni, sulla base delle testimonianze.

Giacomo Casanova nel 1769 giunse ad Aix-en-Provence, provenendo da Nîmes, con l’intenzione di assistere ai locali festeggiamenti del Carnevale.

Mentre soggiornava nella Locanda I tre Delfini, scelta anche come luogo di convalescenza per riprendersi da una fastidiosa pleurite che lo aveva costretto a letto per tre settimane, incontrò per la prima volta Giuseppe Balsamo, ospite della stessa Locanda.

Costui, insieme alla giovane moglie Lorenza Feliciani, sposata da poco meno di un anno, dopo essere partito da Roma nel mese di dicembre del 1768, stava compiendo un pellegrinaggio di penitenza avendo come meta il Santuario di Santiago de Compostela, in Galizia. In quel periodo, transitando nel sud della Francia, aveva fatto una breve sosta in quella città allo scopo di raccogliere, mediante la vendita delle sue riproduzioni a stampa, le prebende (elemosine) sufficienti per proseguire il viaggio.

Queste le parole di Casanova:

[…] mi disse che era disegnatore e che usava la penna con la tecnica del chiaroscuro. La sua scienza consisteva unicamente nel copiare una stampa e non nell’invenzione; ma mi assicurò che eccelleva nella sua arte, poiché era in grado di impegnarsi a copiare qualunque stampa con tanta esattezza da sfidare chiunque a trovare differenze tra l’originale e la copia.

Infatti, era anche un abile falsario di documenti, dote che ebbe occasione di sfoggiare sin dall’adolescenza.

I coniugi BalsamoCasanova riporterà quest’incontro nel capitolo VI del Volume XI delle sue Memorie dal titolo: Storia della mia vita, dove viva è la descrizione dei due personaggi.

Qui, in particolare, così si esprime:

[…] il giovane era di bassa statura e piuttosto ben fatto; su quel volto alquanto spettrale si leggevano l’audacia, la sfrontatezza, lo scherno e la birbanteria.

Attribuisce alla moglie l’età di diciotto anni, e al Balsamo cinque o sei anni più di lei.

Mentre l’età di Lorenza era giusta, quella di Giuseppe un po’ sottostimata; infatti, essendo nato il 2 giugno 1743, aveva allora quasi ventisei anni, in concreto era un uomo già adulto.

Così prosegue il testo:

[…] il suo passaporto, che portava la data di Roma, lo nominava Balsamo […] il lettore ritroverà questo stesso Balsamo dieci anni più tardi, sotto il nome di Cagliostro.

Pertanto, come da sue affermazioni, Casanova avrebbe incontrato nel 1769 a Aix-en-Provence il futuro conte di Cagliostro, ancora con il nome di Giuseppe Balsamo.

Personalmente ritengo errata questa sua convinzione.

Due sono i motivi che giustificano la mia ipotesi: innanzi tutto la differenza di età. Infatti il conte, avendo pubblicamente e ufficialmente dichiarato al Processo di Parigi del 1786 di essere nato nel 1748, in quest’occasione avrebbe avuto quasi ventuno anni, età in cui i lineamenti e il comportamento sono ancora giovanili; ciò è in palese contrasto con quanto evidenziato da Casanova.

In secondo luogo, perché esiste la prova documentata che in quel periodo (come precisato più avanti, la data dell’incontro potrebbe essere stabilita nella prima metà del mese di febbraio del 1769) il conte era altrove, e precisamente non nel sud della Francia, dove si trovavano il vero Giuseppe Balsamo e la moglie Lorenza, bensì a Roma.

Infatti, tale presenza (già da lui stesso dichiarata sia nel suo Mémoire scritto in occasione del Processo di Parigi del 1786 - noto agli studiosi come Memoriale in favore del conte di Cagliostro accusato dal Procuratore Generale - sia durante gli interrogatori in Castel Sant’Angelo nel corso del Processo a lui intentato nel 1790, con l’accusa di eresia e di appartenenza alla Massoneria, dal Tribunale della Santa Inquisizione Romana), sarà confermata dalle affermazioni fatte dall’ultra settantenne musico Giuseppe Ricciarelli, conte Palatino di Roma, convocato dai Giudici come teste.

La sua deposizione, resa in modo spontaneo, è sicuramente sincera e attendibile poiché il musico fu, insieme alla principessa Lambertini, nipote del defunto Papa Benedetto XIV, uno dei pochi che decise di esprimersi liberamente a favore del conte senza temere ritorsioni da parte del Tribunale.

In effetti, da tutti gli Atti ufficiali del Processo, tra delazioni forzate e atti di persuasione (cioè la tortura), traspare un costante clima di violenza, di sopraffazione, d’intimidazione e di sospetto tipico del sistema inquisitoriale, al quale evidentemente il musico Ricciarelli ebbe il coraggio di opporsi con onestà, stante la veridicità della sua testimonianza e la sincera amicizia di vecchia data con il conte.

Questa, iniziata a Roma negli anni 1768-1769, proseguirà in altre occasioni, tra cui quella, assai documentata, del 1777 quando, insieme a Cagliostro e a sua moglie, la contessa Serafina, fu affiliato alla Massoneria Ordinaria il giorno 12 aprile presso la Loggia l’Ésperance 369 di Londra.

La sorte gli sarà benigna e vivrà gli ultimi anni di vita in piena libertà.

Poiché gli Atti del Ristretto del Processo, depositati nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma con il nome di Manoscritto 245 Fondo Vittorio Emanuele, furono resi noti alla fine del XIX secolo, solo d’allora gli Storici poterono finalmente ricostruire, dalla viva voce del conte di Cagliostro, la reale cronologia dei suoi spostamenti.

Ebbene, questa, dopo attenta analisi critica del testo, si mostrò assai diversa da quella descritta, con il benestare della Reverenda Camera Apostolica, da Mons. Giovanni Barberi nel suo Compendio della vita e delle gesta di Giuseppe Balsamo alias conte di Cagliostro, pubblicato subito dopo la Sentenza del Tribunale del 7 aprile 1791.

Infatti, nel libro, da tutti erroneamente ritenuto una fedele sintesi degli Atti processuali, non solo non è presente la versione dei fatti emersa nel corso del dibattimento tra Accusa e Difesa, ma, soprattutto, viene esposta una cronaca, pur dettagliata nel tempo, di avvenimenti, la cui attendibilità storica è spesso dubbia o controversa poiché basata su fonti non verificate o su pregiudizi. 

il conte di Cagliostro immortalato nel busto di Jean Antoine Houdon (opera del 1786)Partendo dall’assioma, mai da lui messo in discussione, che il conte di Cagliostro e Giuseppe Balsamo fossero la stessa persona, Mons. Barberi descrive gli episodi della vita di quest’ultimo attribuendoli al primo, ignorando di proposito, in tal modo, le affermazioni fatte in più di un’occasione dal vero conte, il quale ha sempre contestato tale identità. Nella Lettera al Popolo Inglese, resa pubblica il 20 settembre 1786, addirittura, così si esprime, in modo chiaro e netto: Io NON sono Balsamo!

Casanova non indica la data esatta dell’episodio, tuttavia questa può essere facilmente ricostruita poiché, nel capitolo V del Volume XI delle sue Memorie, così scrive poco prima dell’incontro con il Balsamo:

[…] alloggiai ai Tre Delfini, se non erro; vi trovai un Cardinale spagnolo che andava a Roma al Conclave per eleggere un Papa al posto di Rezzonico.

Questo Pontefice, noto come Clemente XIII, era morto di crepacuore la mattina del 2 febbraio 1769, prima di emettere il tanto sofferto Decreto di soppressione della Compagnia di Gesù; il nuovo Papa, al secolo fra Lorenzo Ganganelli, sarà eletto il 19 maggio e, con il nome di Clemente XIV, s’insedierà alla Cattedra di S. Pietro il 4 giugno dello stesso anno.

Il Conclave, indetto subito dopo la morte del Papa, inizierà il giorno di mercoledì 15 febbraio.

Pertanto, l’incontro con i coniugi Balsamo, cui si riferisce il cavaliere di Seingalt, avvenne sicuramente nella prima metà di febbraio, e comunque nel periodo del Carnevale di Aix-en-Provence, vera meta del Casanova.

Dopo aver consultato il calendario dell’epoca, pare che il Carnevale dell’anno 1769 si festeggiasse proprio in quei giorni, e che il 2 febbraio fosse il giovedì grasso.

Gaetano Moroni Romano, storico del Papato vissuto nel XIX secolo, riferisce addirittura che a Roma:

[…] per la repentina morte di Papa Clemente XIII […] si sospesero il Carnevale, i teatri, le corse, i festini e qualunque altro divertimento […] solo mentre si celebrava il Conclave […] il Sagro Collegio a’ 27 e 28 marzo fece fare due corse dei barberi [“cavalli da corsa”], ed una grandiosa girandola.

Cioè, solo dopo la Santa Pasqua, la cui ricorrenza nell’anno 1769 era il 26 marzo, nella città di Roma furono concessi alcuni divertimenti al posto del recente Carnevale sospeso.

Di conseguenza, qualunque altra data riportata fino ai giorni nostri da vari biografi a riguardo del loro incontro in Francia nel 1769, è da ritenersi non corretta.

In definitiva, dopo aver verificato con senso critico le varie fonti, si può ragionevolmente affermare che Giacomo Casanova incontrò a Aix-en-Provence nella prima quindicina di febbraio dell’anno 1769, solamente e sicuramente il truffatore Giuseppe Balsamo, e non il conte di Cagliostro.

Questo fatto costituisce un’altra prova della loro diversa identità.

Analogamente avverrà a Venezia nel mese di luglio del 1778.

Lo storico del XIX secolo Ettore Mola, a conferma dell’episodio, cita il Registro dei forestieri dell’Archivio degli Inquisitori di Stato della Repubblica Veneta, dal quale risulterebbe che:

[…] nel mese di luglio del 1778, insieme alla moglie e a quattro domestici, tra cui il famoso valletto Davide La Roca (amico di disavventure giovanili di Giuseppe Balsamo, già presente in altre occasioni), avrebbe soggiornato in quella città (Venezia) Giuseppe Balsamo sotto il nome di marchese Pellegrini.

Tutti i dettagli sono riportati da Pericle Maruzzi alla pag. 23 del suo libro del 1993: il Vangelo di Cagliostro.

Nella Lettera del 10 ottobre 1778, così il libellista veneto Luigi Ballarini, scrive:

[…] e Cagliostro, raccolto il fardello, se ne andava insieme al Mariani a Verona perché a Venezia sarebbe stato arrestato per aver tradito un ricco marmota della Zuecca, che credeva di essere istruito del “Lapis Philosophorum”.

Molti Autori ritengono che quest’ultimo episodio, così come descritto dal Ballarini, sarebbe effettivamente avvenuto durante il soggiorno di Giuseppe Balsamo a Venezia e a Verona nel mese di luglio del 1778.

Addirittura, nel noto Compendio Mons. Giovanni Barberi aggiunge, con saccenteria, che:

[…] quivi (il “presunto” conte di Cagliostro, in quella data e in quella città) avrebbe predetto la morte del framassone, spiritista e ciarlatano Johann Georg Schroeppfer.

Quest’affermazione di Mons. Barberi, basata su tali fonti, è da ritenersi cronologicamente errata; infatti, quest’ultimo morì suicida a Rosenthal il giorno 8 di ottobre del 1774, cioè ben quattro anni prima della citazione, dopo aver stilato il suo testamento il 23 luglio dello stesso anno.

Pertanto, poiché la predizione di morte di J. G. Schroeppfer è notevolmente forzata, è una pessima imitazione di quelle fatte dal conte, è di proposito falsata ad arte, ed è del tutto assurdamente e arbitrariamente anacronistica, tanto da far pensare a un intenzionale equivoco oppure ad un errato scambio di persone, tutto ciò dimostra, una volta di più, l’inattendibilità del testo di Mons. Barberi, finora ritenuto come unica vera fonte storica sulla vita e sulle gesta di Giuseppe Balsamo, denominato conte di Cagliostro.

In verità, nel Compendio, frutto della lunga e faticosa ricerca fatta dall’autore, sono realmente descritte in modo accurato le vicende di Giuseppe Balsamo; tuttavia queste, come ampiamente documentato da altre fonti, non corrispondono a quelle vissute dal conte di Cagliostro, persona diversa dalla prima, bensì proprio dal vero Giuseppe Balsamo!

In ogni caso, molti biografi non avvalorano le varie notizie circa la presenza di Cagliostro a Venezia nel mese di luglio del 1778, poiché le considerano tutte controverse e non confermate. 

In definitiva, giacché l’unico soggiorno del conte di Cagliostro a Verona e a Venezia è documentato solo nel mese di settembre del 1788 (durante tutto l’anno 1778 Cagliostro viaggia in Germania dove, tra gli altri, incontra a Berlino il Re Federico II di Prussia, e a Lipsia i massoni esoterici Dom Pernety e Scieffort), poiché il famoso valletto Davide La Roca era un vecchio compagno di furberie giovanili di Giuseppe Balsamo, come più volte affermato da Mons. Barberi nel suo famoso Compendio, e poiché il nome di marchese Pellegrini era stato assunto in più di un’occasione dal Balsamo per mascherare i suoi spostamenti e per dare un tono di nobiltà alle sue truffe, per tutti questi motivi si può concludere che a Venezia nel mese di luglio del 1778 c’era effettivamente il personaggio Giuseppe Balsamo, e non il conte di Cagliostro.

Nel 1778 a Venezia Giacomo Casanova riconobbe assai bene le sembianze del giovane che nove anni prima ad Aix-en-Provence avevano tanto colpito la sua curiosità; ebbene, sia nella prima occasione sia in questo momento non poteva essere altri che Giuseppe Balsamo, poiché in caso contrario il cavaliere di Seingalt ne avrebbe notato la differenza.

Sicuramente Casanova, che non aveva l’abitudine di inventarsi i fatti riportati nelle sue Memorie, rivide allora veramente Giuseppe Balsamo, ma descrisse l’episodio convinto di essere ancora alla presenza del conte di Cagliostro, tanto da sconsigliarli di recarsi a Roma, memore della sua triste esperienza quando nel 1755 il Tribunale della Santa Inquisizione di Venezia lo condannò a quindici mesi di detenzione nella prigione veneziana dei Piombi per libertinaggio, spregio per la Religione, atteggiamento pericoloso e appartenenza alla Massoneria, detenzione cui Casanova mise fine con una fuga avventurosa dal carcere, come ben raccontato nelle sue Memorie.

Così il conte di Cagliostro fu erroneamente identificato, una volta di più, con Giuseppe Balsamo, e, contrariamente a quanto finora ritenuto, Giacomo Casanova mai lo vide personalmente; incontrò solo ed esclusivamente il suo alter ego Giuseppe Balsamo, scambiandolo, suo malgrado, in tutte e due le occasioni con il conte.

Pertanto, alla luce delle considerazioni su riportate, l’unica conclusione logica alla nostra primitiva domanda: Giacomo Casanova conobbe veramente il conte di Cagliostro? è la seguente: il famoso avventuriero veneziano Giacomo Casanova, in realtà, non ha mai conosciuto di persona il conte di Cagliostro.

Vide nei due momenti citati solo il truffaldino di nome Giuseppe Balsamo, il quale aveva preso l’abitudine di identificarsi con il conte di Cagliostro, mistificandone il comportamento, per trarne vantaggio personale e per portare discredito alla sua figura.

Fu un misunderstanding che la Storia ha continuato a trasmetterci acriticamente, nonostante la presenza di prove che dimostrano il contrario.

E purtroppo non fu un episodio isolato; per quanto il conte di Cagliostro avesse più volte affermato: Io non sono Balsamo, e a dispetto delle numerose testimonianze che confermano tale asserzione, ancora oggi si continua a insistere nell’errore di considerare i due personaggi come un unico individuo.

 

Abstract dal libro di Tommaso De Chirico: Il conte di Cagliostro nel suo tempo, 2° volume della trilogia sul conte di Cagliostro, Ed. Mnamon, Milano, 2014

 

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