Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Napoli criminale

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Le ultime due tragiche vicende di una serie criminale infinita, secolare, dell'infame assassino di Miano, che ha ucciso a sangue freddo poveri innocenti e che merita almeno l'ergastolo, e dell'assassinio vicino all'Università, nel centro del sapere e della vita pulsante cittadina, di un altro essere umano, si aggiungono alla quotidiana realtà di una violenza sistematica incombente, organizzata e precaria, in ogni quartiere della città, con scippi ed aggressioni continue in ogni angolo, rendendo Napoli una delle metropoli meno sicure nell'immaginario collettivo dell'Europa e del mondo.

Credo che, accanto a tante cause antropologiche e di gestione dell'ordine pubblico, di cui giustamente si è spesso discusso e sempre si discuterà, c'è anche un clamoroso fatto simbolico, che distingue Napoli da tante altre metropoli: nella sua piazza più importante, Piazza Plebiscito, il re dei criminali, Ferdinando IV, troneggia a cavallo, quasi simbolo e protettore di tutta la secolare illegalità napoletana.

Sarebbe molto più giusto far campeggiare in quella piazza la statua del Plebiscito esiliata in un angolo del Palazzo Reale, tra il San Carlo e l'ingresso alla Biblioteca nazionale, insieme ad un Monumento doveroso specifico ai Martiri della Repubblica Napoletana del 1799 di cui potremmo davvero esserne fieri.

Occorre la rivolta civile, culturale e di memoria di quella che si definisce, ma spesso  solo "a parole", la Napoli civile, che sente ancora nelle vene il sangue vivo ed un minimo di dignità, altrimenti Napoli sarà sempre l'emblema della criminalità e dell'illegalità.

Tutto ciò è dimostrato anche dall’abuso con cui sedicenti operatori di un gruppo che si fa chiamare Napoli N.Azione, la cui matrice è palesemente chiara, hanno prepotentemente coperto le targhe toponomastiche del C.so Garibaldi di Napoli, con altrettante targhe in marmo intestate ai Borbone.

Ovviamente tale atto è stato denunciato alle autorità competenti. Considerata la vergognosa illegalità che se ne deduce, il gesto non è certo da attribuirsi ad un povero mentecatto nostalgico mosso da spirito pseudonazionalistico, bensì ad un atto di violenza con tutti i crismi,  contro i cittadini onesti di Napoli e contro la sua storia.

D’altra parte inneggiare ai Borbone con tutto il loro corredato di stragi, significa appartenere a quella Napoli criminale che ci fa vergognare agli occhi del mondo.

 

 

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