Un monumento a Dante nella città di Napoli. La tenacia di Luigi Settembrini
Nel 1862 si formò a Napoli una società, presieduta dal patriota e letterato napoletano Luigi Settembrini, detenuto nel carcere dell'isola di Santo Stefano dal 1851 fino al 1859, col proposito di erigere in tale città un monumento a Dante Alighieri. Con queste parole Luigi Settembrini esplicitava i suoi propositi: “Noi vogliamo innalzare un monumento a Dante Alighieri in Napoli. Firenze onora in lui il suo cittadino, noi onoriamo in lui il massimo degl’Italiani, che prima volle e sperò e propugnò l’unità e l’indipendenza d’Italia. Dante per noi è l’Italia, e rappresenta questa sacra patria nostra in tutto il suo passato e nel suo avvenire. Però nell’immagine di Dante noi vogliamo raffigurare l’ingegno, il sapere, le sventure, le glorie, le fatiche, le speranze e tutta la vita dell’intero popolo italiano. Il concetto è grande: e grande ancora noi vogliamo che sia l’opera alla quale cerchiamo l’aiuto di tutti i cittadini”. Fu deciso di innalzare il monumento a Largo Mercatello, così denominata per il piccolo mercato fuori dalle mura della città che vi si teneva già dal XVI secolo. Settembrini riteneva che tale monumento potesse essere inaugurato nel maggio 1865, ossia nel sesto centenario della nascita del sommo poeta, ma non fu possibile. Ciò non scoraggio Settembrini che, con tenacia ed abnegazione, per vari anni continuò a tener fede al suo propositi. Per mancanza della somma necessaria, che si mostrava insufficiente, dovette ricorrere all’aiuto del sindaco di Napoli Paolo Emilio Imbriani, scrivendogli: “In questo stato di cose, io non trovo altro espediente che indirizzarmi al municipio, a cui deve appartenere ed importare questo monumento”. Il sindaco Imbriani deliberò che si completassero i lavori a spese del municipio. L’architetto fu l’ingegnere Gherardo Rega e gli scultori della statua Tito Angelini (1) e Tommaso Solari. Lo scoprimento della statua ebbe luogo il 14 luglio 1871, senza alcuna cerimonia ufficiale e senza epigrafe, in quanto nel frattempo Imbriani si era dimesso da sindaco e le sue funzioni erano state assunte dall’assessore Luigi De Monte, il quale non volle che si tenesse un’inaugurazione ufficiale e non fosse apposta alla statua l’ epigrafe, dettata dal Settembrini: All’Italia raffigurata in Dante Alighieri. Fu solo nel 1932, che, in seguito alla perseverante campagna informativa dello studioso Franco Rubino Mazziotti, venne deliberato di incidere sulla statua dell'Alighieri l'epigrafe di Settembrini, ed il 26 giugno dello stesso anno l’epigrafe venne inaugurata in maniera eccezionalmente solenne, con un messaggio del Duce e con una superba orazione tenuta al Teatro San Carlo dal senatore e grande penalista Gennaro Marciano. In un Teatro San Carlo gremito per l’occasione, fu letto il messaggio di Benito Mussolini, che scriveva: “ Voglio essere spiritualmente presente alla grande celebrazione che, attorno al monumento di Dante, raccoglierà le rappresentazioni di tutto il Mezzogiorno d’Italia a riconsacrare la profonda, immutabile devozione unitaria. Il senatore Marciano, maestro della parola, illustrerà gli eventi, antichi e recenti, e traccerà la storia del periodo che va dal 1862, quando sorse l’idea del monumento a Dante- padre della lingua italiana, e quindi, della nazione, agli ultimi tempi della guerra nella quale le fanterie meridionali e isolane gareggiarono in tenacia ed eroismo con i camerati di tutto il resto d’Italia, sigillando nel sangue e nella vittoria la fraterna e indistruttibile di tutti gli italiani”.
Nota: (1) Tito Angelini fu autore di numerose opere a Napoli, tra cui la statua de La Religione, nel chiostro del cimitero monumentale. Secondo recenti studi di ricerca la statua serberebbe il mistero della tomba scomparsa di Eleonora de Fonseca Pimentel. Bibliografia: Luigi Settembrini, Il monumento a Napoli, 1872 |
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