Onore ai “sognatori" napoletani del 1799
Il grande giornalista e storico Indro Montanelli definisce “sognatori” i martiri della Repubblica Napoletana del 1799, ma aggiunge: “solo dei sognatori potevano tentare in un Paese come quello un esperimento come quello”. Montanelli, nella sua Storia d’Italia, omaggia la Repubblica Napoletana del 1799, dedicando ad essa più di un capitolo mirati soprattutto a confutare parzialmente l’analisi di Vincenzo Cuoco sulla Rivoluzione passiva. Più precisamente Indro Montanelli non poteva accettare che le tesi di Cuoco fossero sfruttate dalla storiografia dell’Italia monarchica e “ moderata” per denigrare i repubblicani napoletani del 1799. Tuttavia, di fronte ad un potenziale sfruttamento delle idee del Cuoco, Montanelli si mostra deciso a scrivere, anche nei confronti dell’analisi di Vincenzo Cuoco sulla rivoluzione passiva: “Il che è’ un falso. Quegli uomini ebbero il torto di nascere in anticipo sui tempi, ma senza dubbio contribuirono moltissimo a farli maturare. Come tutte le grandi imprese, il Risorgimento aveva bisogno di pionieri, ed essi lo furono. Per prima videro che la causa dell’indipendenza nazionale faceva tutt’uno con quella democratica e che il solo modo di perseguirla era l’azione rivoluzionaria. Essi lasciarono, se non altro, l’esempio del sacrificio. E anche i loro sbagli furono utili perché misero o avrebbero dovuto mettere i successori in guardia dal ripeterli”. Tale dibattito storico su un popolo non pronto a recepire le istanze repubblicane, democratiche di libertà ed uguaglianza che i patrioti repubblicani del 1799 portarono avanti, sacrificando la loro vita, vede Montanelli, che pur nella sua analisi delle vicende storiche non risparmia quasi nessuno, avere, dunque, parole di alto senso etico nei confronti dei rivoluzionari del 1799, colpevoli solo di essere nati in anticipo sui tempi. Ciò ci rimanda inevitabilmente alle parole della stessa Eleonora Pimentel Fonseca, che, nel romanzo storico “ Il resto di niente”, ad uno scettico Vincenzo Cuoco sulla necessità di proporre al popolo napoletano del 1799 i principi di libertà, uguaglianza e democrazia repubblicana , replica con fermezza: “Ma bisogna abituare il popolo alla Repubblica ! All’idea che la Repubblica è mille volte meglio di quanto c’era prima! Se ci mettiamo subito a criticare, spegniamo ogni entusiasmo e Dio sa se ne abbiamo bisogno! “ Il sacrificio di quegli uomini fu seme, di cui noi napoletani siamo orgogliosi. Essi “ ebbero il torto di nascere in anticipo sui tempi”- scrive Montanelli. Quel tempo, di là da venire, era ben lontano. Essi, vissuti nella seconda metà del settecento e, morti da martiri nell’ultimo anno del secolo XVIII, avrebbero dovuto attendere il 2 giugno 1946.
Bibliografia:
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