Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

La Chiesa dei Santi Severino e Sossio viene restituita alla città

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374 mq di affreschi della seconda meta del '600 ed intarsi lignei del '500: siamo nella sacrestia della Chiesa dei Santi Severino e Sossio, che riapre da oggi le sue porte alla città.

In realtà, non era del tutto chiusa, ma dal 1980 ne era impedita la fruizione pubblica per le pessime condizioni in cui versava il complesso monumentale dell'ex convento benedettino, che oggi torna a splendere dopo un restauro da oltre 1 milione e 100.000€ e grazie alla sinergia delle Istituzioni, a partire dal Fondo edifici di culto, che a Napoli conta 42 chiese.

“La più bella ecclesia che era in la dicta cita”: così la Chiesa era definita già nel 1634 in un saggio di Giulio Cesare Capaccio, e così appare ancora oggi, con i suoi marmi di 14 diverse provenienze, dalla Spagna alla Turchia, oltre che italiani; l'architettura lignea ad intagli simbolici della Sacrestia; il coro in noce del '500 dietro l'altare maggiore di Cosimo Fanzago, o gli affreschi fiamminghi della cupola.

 


 

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