Onofrio Tataranni: i concetti di Democrazia Repubblicana, Libertà e Uguaglianza nel Catechismo

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I protagonisti della gloriosa Repubblica Napoletana del 1799 si posero il problema di come riuscire a far arrivare le idee di democrazia repubblicana, libertà e uguaglianza al popolo che era stato per tantissimi anni succube del dispotismo dei Borbone e soprattutto di un controllo dottrinale cattolico assolutistico.

Di ciò si occuparono gli uomini di chiesa che avevano aderito alla Repubblica tra cui Monsignor Michele Natale, vescovo di Vico Equense e Francesco Astore, poi entrambi giustiziati sul patibolo di Piazza Mercato.

I rappresentanti del governo repubblicano intesero premiare, però, il "Catechismo Nazionale pel cittadino" del canonico materano Onofrio Tataranni, a cui il 12 febbraio 1799 fu destinato un primo premio di duecento ducati.

Di tale riconoscimento troviamo menzione solo sul Monitore Napoletano di Eleonora De Fonseca Pimentel, la quale aveva tanto a cuore che si usasse un linguaggio che il popolo potesse comprendere fino a proporre anche l’uso del dialetto quale mezzo di comunicazione più efficace.

I concetti di democrazia repubblicana correlati a quelli di libertà ed uguaglianza furono ben delineati dal canonico Onofrio Tataranni non solo in forma di domanda e risposta, considerata anche dagli altri Catechismi quale maniera pedagogica più adatta per assicurare un apprendimento dei contenuti.

Il canonico materano cercò di far comprendere al popolo come tra i concetti di Democrazia e Cristianesimo non solo non vi era alcuna opposizione, ma sussisteva una connaturalità, sia nel senso che fosse implicita nella versione cristiana della vita un’esigenza a promuovere forme democratiche di governo, sia nel senso che la Democrazia ha nel Cristianesimo la sua ispirazione più profonda e più vitale, come scriverà nel 1953 Jacques Maritain nel saggio  L’homme et l’Etat.

Il canonico Tataranni dimostrò come nella forma della democrazia repubblicana la stessa persona umana fosse valorizzata più che in ogni altro regime.

Con parole profetiche scrisse che nel regime democratico la persona umana ha la posizione che meglio risponde alla sua dignità e alla sua nobiltà spirituale, quali venivano affermate e celebrate dal Cristianesimo.

Infatti nel 1944 Pio XII, nel suo radiomessaggio natalizio, disse che la "Chiesa ha la missione di annunziare al mondo bramoso di migliori e più perfette forme di democrazia il messaggio più alto e più necessario che possa servirvi: la dignità dell’uomo".

Era, tuttavia, la valenza dei concetti di libertà e uguaglianza su cui Onofrio Tataranni si sofferma affinché tali principi non siano intesi dal popolo in senso “comunistico” quale rivendicazione del diritto di appropriarsi dei beni altrui.

Vi era una preoccupazione a tal riguardo di un’errata interpretazione del concetto di libertà che, come è noto, riguarderà soprattutto il periodo postunitario nel Mezzogiorno.

Tataranni intende esplicitare, pertanto, che anche il concetto di uguaglianza non fosse da intendere nel senso di eguale ripartizione della proprietà, anche se si pose il problema dei terreni incolti e si mostrò, come scrive lo storico Giovanni Caserta “disgustato da tanta terra incolta e mal coltivata, non meno che irritato dalla pigrizia dei pochi ricchi feudatari della città, che, oziosi, vivevano delle loro rendite parassitarie”.

Il canonico materano era ben a conoscenza delle posizioni di Vincenzo Russo, che erano più estremiste e radicali nella definizione del concetto di uguaglianza, ma consapevole che dal dibattito di quei mesi aveva prevalso la posizione di Mario Pagano riguardo al concetto di uguaglianza.

Come osserva lo storico Caserta: "Quanto al diritto all’eguaglianza, a dire il vero, non era certo nel pensiero di Tataranni l’idea di una società senza beni privati, cioè comunista".

I concetti democratici di libertà ed uguaglianza era quelli della rivoluzione francese e non di un socialismo utopista, come sarà successivamente ipotizzato da Saint- Simon e Fourier o proposto in forma materialistica e dialettica da Carlo Marx circa cinquanta anni dopo.

Tuttavia il Tataranni, nel trattare di uguaglianza, distingueva un principio legittimo della proprietà da quello illegittimo di una proprietà “nata per usurpazione e disonestamente acquistata”.

Si può agevolmente comprendere dal presente scritto quale coerente statura morale e nobiltà spirituale avessero gli uomini del clero che sostennero la Repubblica Napoletana del 1799.

 

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