Eleonora, nostra contemporanea
Per quest'ultimo si deve sempre ricordare che l'abolizione dell'infame regime feudale, che offendeva i più elementari diritti umani, nelle città e nelle campagne, specialmente per le donne, come mise in luce il grande e rimosso (mai più ristampato e mai richiamato come si dovrebbe) libro'Storia degli abusi feudali'di Davide Winspeare, Napoli, 1811, fu opera del francese Giuseppe Bonaparte con la memorabile legge del 2 agosto 1806.
L'infame regime feudale era stato mantenuto ed era quindi accettato e condiviso da questi stranieri borboni arretratissimi in Europa, perchè provenienti dalla estrema Spagna dell'Inquisizione, del feudalesimo più duro e dell'arretratezza civile e culturale più estrema.
Eleonora fu la prima vera donna intellettuale europea nei suoi legami culturali con personalità come Metastasio poeta cesareo a Vienna, Voltaire personalità centrale dell'Illuminismo, Goethe, genio tedesco universale. La sua luce si accese in modo così vivido da essere riconosciuta bibliotecaria di corte da una figura meno arretrata culturalmente e più attenta come la regina Maria Carolina, che veniva da un ambiente più civile ed europeo come la corte di Vienna, dove era stato ad esempio ospitato fino alla conquista militare di Napoli (allora austriaca) dello spagnolo Carlo III (usurpatore con le armi del Regno), che ne vietò in modo infame il ritorno a Napoli, uno dei più grandi intellettuali meridionali, italiani, europei, il pugliese e napoletano, Pietro Giannone (1676-1748), autore dei memorabili libri 'Istoria civile del Regno di Napoli' e del poco noto, ma straordinario 'Il Triregno', sulla teocrazia ecclesiastica, perseguitato dall'Inquisizione e dalla superstizione napoletane e romane fino alla morte in carcere a Torino, con la infame complicità dei clericali sovrani savoiardi.
Eleonora con questo impianto culturale europeo e la sua intelligenza sovrana coglieva i limiti strutturali storici dell'arretrato mondo feudale del continente, della penisola, della società meridionale, e del suo essere negazione e impedimento di qualsiasi rinnovamento ed avanzamento storico.
Il limitato e timido riformismo dei sovrani non andava mai ad intaccare la possente impalcatura medievale e barbarica. Eleonora, come tanti altri lucidi ed avveduti spiriti grandi meridionali, laici ed ecclesiastici, borghesi e aristocratici, che pagarono con la morte e il Martirio questo loro coraggio intellettuale, civile e politico, intuirono e si persuasero in modo definitivo che solo un radicale, rivoluzionario mutamento poteva sradicare la quotidiana negazione dell'umana dignità e dei principi elementari di giustizia che il regime feudale implicava e che la memorabile Rivoluzione francese e universalistica del 1789 aveva con primo suo decreto abolito.
Ella sta (al di là e al di sopra delle ignoranze, delle rimozioni, delle ingratitudini delle generazioni) coi suoi compagni di Martirio come granitica, indistruttibile base della impalcatura repubblicana liberale e democratica che in Italia e in Europa garantisce, tutela, promuove i diritti di libertà, di partecipazione, di progresso civile, economico, culturale, scientifico, di cui noi oggi miracolosamente (a paragone dei secoli, dei millenni di servaggio) godiamo.
Ella sta come esempio luminoso di salvezza per le donne di oggi in balia ancora della persecuzione e della violenza dei maschi, bambini mentali e morali, dominati da istintivi riflessi di possesso e di gelosia, fino alla sacrilego sfregio fisico o al disumano assassinio, che non merita nessun perdono e nessuna giustificazione.
Ella sta modernissima, contemporanea, futura, nel coraggio della libertà, dell'emancipazione, della dignità, della solitudine adulta che seppe assumere separandosi dal marito violento e sapendo vivere da sola, coltivando il sapere, i libri, le libere relazioni adulte con le personalità maschili e femminili più elevate e libere in termini di sensibilità, di cultura, di passione civile e politica, disponibile al sacrificio più estremo, per l'affermazione dei valori universali di dignità e di libertà, nella persuasione decisa che solo così si dà senso al proprio vivere, non si diviene esistenza mancata, sepolcro imbiancato.
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