Errori scientifici
Anche gli scienziati del CERN possono sbagliare. Tempo fa uscì la notizia della scoperta degli ormai celebri neutrini più veloci della luce che, in quanto tali, mettevano in dubbio la teoria della relatività einsteiniana, uno dei fondamenti della nostra attuale visione scientifica del mondo. Allora l’annuncio venne divulgato subito, e molti criticarono gli autori per aver diffuso un risultato che attendeva ancora conferma empirica definitiva. Altri si limitarono a storcere la bocca, sostenendo che nella scienza gli annunci si danno solo quando si è sicuri di aver visto giusto.In seguito, marcia indietro. Le macchine usate sarebbero difettose, anche se tuttora non è chiaro fino a che punto la smentita sia definitiva. “La vendetta di Einstein”, scrisse Piergiorgio Odifreddi su “Repubblica”, aggiungendo che si può considerare la velocità della luce come limite invalicabile e che si deve continuare a usare la relatività come “teoria insostituibile”. Tutto bene? Mica tanto. A tanti sfugge un dato di fondo, e cioè che nella scienza parlare di teorie insostituibili o insuperabili è errato, oltre che dannoso. Non è la prima volta che la relatività viene contestata, com’è giusto che sia per ogni teoria scientifica. Nella scienza si dà per scontato che “ogni” ipotesi sia in linea di principio esposta alle procedure di confutazione, ed è questo il motivo che la rende un sapere aperto e alieno da dogmatismi. Alcuni aggiungono che, proprio per tali motivi, essa è un esempio per chiunque, anche per i politici che non ammettono contestazioni alla loro visione del mondo. Si tratta forse di un’esagerazione, ma non v’è dubbio che la scienza sia oggi l’unico tipo di sapere realmente universale e cosmopolita. Impossibile trovare uno scienziato italiano o cinese che rifiuti di prendere in considerazione la confutazione di una teoria perché è stata proposta da un collega americano o francese. Si noti che, quando la notizia venne resa pubblica, nessuno si azzardò a dire che Einstein è superato.
I risultati furono messi a disposizione della comunità scientifica internazionale, in attesa di conferma o smentita. Se davvero sono errati non è un dramma. Il pericolo vero è considerare la teoria di Einstein una sorta di limite invalicabile, come se la sua confutazione potesse portare al crollo catastrofico di certezze incrollabili.Eppure crolli di questo tipo si sono verificati costantemente nel passato. Nessuno avrebbe osato dire che la teoria tolemaica o quella newtoniana erano fallaci nell’epoca in cui fungevano da paradigmi per la ricerca. Ciò nonostante, delle personalità geniali e poco inclini ad adagiarsi sulle idee correnti trovarono il coraggio di contestarle alle radici, consentendo così alla nostra conoscenza del mondo circostante di avanzare. Senza scomodare il solito Popper, secondo il quale la scienza altro non è che un grande cimitero di teorie, mette conto notare che il coraggio di contestare idee considerate sicure è radicato nello stesso DNA dello spirito scientifico. Ed è proprio questo che lo rende attraente anche agli occhi dell’uomo della strada. Senza un simile coraggio non saremmo ciò che siamo, e andrebbe perduta quella che è certamente la nostra principale caratteristica: l’apertura costante alle novità e l’ansia di scoprire l’ignoto. Gli altri esseri intelligenti che popolano il nostro pianeta non ne sono dotati. Ecco perché gli uomini sono in grado di scrivere la propria storia, a differenza di cani, cavalli e primati pur a noi simili per capacità cerebrali.
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