Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Dalla dea Venere alla dea Vergine Madre

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Accanto alle tragedie civili, politiche,vi sono nella complessa storia umana più sottili e profonde le tragedie culturali e antropologiche, quelle che segnano il passaggio di culture, che si insinuano nei meccanismi di trasmissione delle visioni del mondo, degli stili morali, dei riflessi emozionali.

E proprio su questi ultimi occorre soffermarsi, perchè incidono sia sul grado di felicità e di infelicità delle persone, sia per gli uomini che per le donne, sia perchè producono effetti laterali di ogni tipo.

Uno dei più tragici passaggi emozionali, avvenuti con la violenza a partire dal IV secolo, quando l'impero romano divenuto cristiano, da Costantino a Teodosio, impose per legge il cristianesimo come unica religione ufficiale, è stato quello di sostituire nell'immaginario sopratutto femminile la grande dea Venere, la divinità dell'amore, dell'emozione sessuale vissuta come naturale, positiva, forma doverosa di espressione della propria personalità e di comunicazione, senza repressione e senso di colpa, nell'armonia con la propria corporeità, alla severa, repressiva dea vergine-madre, definizione già di per sè illogica, giacchè chi è madre non può essere vergine, che ha portato in un millenario vicolo cieco emozionale le donne.

 

Esse hanno avuto nella durata millenaria fino ad oggi all'orizzonte due soli destini ed entrambi disumani: la verginità, che produce una patologica repressione della sessualità, repressione che si traduce e si vendica in mille modi tragici analizzati dalla psicoanalisi e da altre scienze umane, o la maternità, che esclude ed annulla la femminilità e la sessualità, come dimensioni ad essa sostanzialmente estranee.

Un mondo di vergini e madri, oltre a produrre un millenario universo femminile di infelicità, di non autentica libertà, è l'origine dei collaterali millenari inevitabili fenomeni della prostituzione, che coinvolge centinaia di migliaia di donne e milioni di uomini, dei tradimenti, degli adulteri.

Se non si esce dal millenario orizzonte ebraico- cristiano, lasciato come libera scelta e non imposto in mille violenti modi volpini, l'infelicità e le esistenze mancate continueranno a dominare l'universo femminile e di conseguenza anche quello maschile, lasciando nel loro profondo inconscio solo il rimpianto, la nostalgia, la malinconia, il disincanto, una sostanziale aridità.

 

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