Le intramontabili eco di Giovanni Verga
Oggi le librerie e le bancarelle sono diminuite e Galassia non c'è più; c'è, però, il “Salone del libro di Torino” che nel giorno della sua apertura è stato teatro di una polemica che nei giorni successivi ha invaso anche il web. Susanna Tamaro ha affermato: «Come si fa a fare appassionare i ragazzi alla lettura con Verga? Ai ragazzi bisogna far leggere cose che fanno loro eco dentro.» È strano o forse sarò strana io che Verga ho cominciato ad amarlo proprio in prima media, quando sull'antologia scolastica ho conosciuto Mazzarò, protagonista de “La roba”. Bravi senza dubbio i miei insegnanti che me lo hanno saputo presentare, con la professoressa di lettere che ci parlava lungamente degli autori e della loro vita privata umanizzandoli con aneddoti e commenti, il professore di arte (come si definisce oggi l’educazione artistica) che ci spingeva a visualizzare ciò che leggevamo e a disegnare volti o paesaggi come la Piana di Catania, ad esempio. Ma anch’io ci ho lavorato su: per me Mazzarò era uguale a Don Luigi che aveva la “terra” di fronte a casa nostra e dove mia madre andava a comperare le verdure appena colte. Me lo configuravo uguale, con i grigi capelli radi e il viso rugoso scurito dal sole; spesso seduto sotto una vite intrecciata, in mezzo a cani, qualche gatto, con il bastone a portata di mano e il pollaio sempre disponibile per la vendita di uova. I dilemmi dell’Intelligenza Artificiale
Si tratta delle sempre più frequenti immagini fasulle generate – ma cosa significa? – dall’Intelligenza Artificiale che, com’è noto, ha conosciuto negli ultimi tempi uno sviluppo accelerato. Alcuni esperti del settore, e molti filosofi, sostengono che il termine “Intelligenza Artificiale” è soltanto un equivoco, poiché nulla di simile può esistere. L’intelligenza è solo umana, e da essa quella artificiale dipende sempre e comunque. Altri studiosi, tuttavia, sottolineano che l’IA sta acquisendo la capacità di auto-generarsi, sfuggendo così al controllo umano e imponendo la sua presenza in maniera pressoché autonoma. Ne consegue, secondo i pessimisti, che in tempi rapidi diventeremo suoi schiavi, perdendo la possibilità di controllarla. Alcuni film di fantascienza, per esempio il celebre 2001: Odissea nello spazio di Stanley Kubrick, hanno predetto risultati simili. Tutti rammentano il computer “Hal” che rifiuta di farsi spegnere per non cedere il controllo della navicella spaziale agli astronauti. Dal canto suo, il filosofo Martin Heidegger insisteva sui pericoli di una tecnologia che tende a rendersi indipendente. Negli ultimi tempi sono state diffuse nel web molte immagini false che, di primo acchito, sembravano reali. Cito le foto di Donald Trump prima in divisa arancione da carcerato, e poi circondato da poliziotti che lo gettavano a terra per arrestarlo. Tutto falso, ovviamente. Gli irriducibili al fascismo
Ma fu per tutti così? No, vi furono alcuni giovani, utopisti e coraggiosi, che non si fecero irretire dal duce e manifestarono, sin dal primo momento, un’«irriducibile avversione» per il maestro di Predappio dalla mascella volitiva (come scrisse Enzo Sereni, nato nel 1905 e morto a Dachau nel 1944). La loro storia di opposizione ferma è stata raccontata, con brillante ritmo narrativo, nel libro «Gli irriducibili. I giovani ribelli che sfidarono Mussolini» di Mirella Serri. Tra speranze, persecuzioni, tradimenti e relazioni sentimentali, la Serri ha ripercorso il percorso di un manipolo di ragazzi e ragazze che non volle rassegnarsi al fascismo trionfante in Italia e che per questo scontò anni di prigionia, di confino e di esilio in Francia, in Palestina e in Tunisia. Erano studenti, intellettuali, pensatori e filosofi alle prime armi e accomunati da una medesima provenienza sociale e culturale. Appartenenti a famiglie borghesi e colte, una parte di loro aveva aderito al Partito comunista d’Italia, altri militavano in Giustizia e Libertà, altri ancora erano socialisti riformisti o repubblicani. Vittorio Emanuele III, una pecora tra i leoni
Nato a Napoli nel 1869, inizialmente si dimostrò attivo all'interno della politica italiana. Nonostante la triplice alleanza con l’Austria e la Germania preferì riavvicinare il regno d’Italia alla Francia e all'Impero russo. Così, quando nel 1914 le varie potenze europee si dichiararono guerra, fu dapprima un sostenitore della neutralità per poi divenire un moderato interventista. Al termine del primo conflitto mondiale ottenne una vittoria sofferta che gli valse il nomignolo di re-soldato che mal si addiceva alla sua altezza di appena 1 metro e 53. «Effettivamente, come frutto, Vittorio Emanuele non era da vetrina» -racconta Indro Montanelli nella sua Storia d'Italia. «Era cresciuto, ma solo di testa e di tronco. Di arti era rimasto sottosviluppato, e sulle gambe rachitiche si reggeva a stento». Nella difficile situazione del primo dopoguerra, dimostrando sfiducia nelle capacità di governo della classe dirigente liberale, non prese mai decisioni in difesa attiva delle istituzioni, un atteggiamento che si rese evidente il 28 ottobre del 1922, quando, in occasione della marcia su Roma delle camicie nere fasciste, rifiutò di proclamare lo stato d'assedio e affidò l'incarico di formare il nuovo governo a Benito Mussolini. Durante il ventennio fascista Vittorio Emanuele III non separò mai le sorti e le responsabilità della dinastia da quelle del regime, non si oppose alla graduale soppressione delle libertà garantite dallo Statuto e accettò, di fatto, che si venisse a creare una “diarchia” tra il duce e la corona che lasciava a quest'ultima un primato solo nominale. Il segreto della joie de vivre
Essendo attributi prevalenti dell’età infantile e giovanile il messaggio era positivo, ma piuttosto insolito e meritevole di attenzione. Una rapida ricerca in internet mostra la diversa popolarità dei due termini: per indignazione solo 2.5 milioni di item, mentre per curiosità sono circa 150 milioni. Anche l’estensione della trattazione è diversa, notevolmente ridotta per il primo, molto estesa per il secondo. L’indignazione appartiene al campo delle emozioni, è propria della specie umana, e può esprimersi come disgusto, disprezzo, rabbia, collera, risentimento, biasimo nei confronti di persone o comportamenti, individuali o generalizzati, che sono considerati riprovevoli perché ritenuti offensivi in sé o nei confronti del proprio senso morale. Come tutti i sentimenti si presenta in modo molto variabile, anche in rapporto all’oggetto verso il quale è indirizzata: può essere di entità modesta, per esempio verso cittadini che gettano carte in terra senza raccoglierle, o avvertita nel profondo dell’anima in presenza di disuguaglianze sociali, o ancora maggiore per eventi tragici come la morte evitabile di esseri umani in guerra, sul lavoro o per naufragio. Può anche cambiare col variare dei costumi, ma questa è praticamente scomparsa nei tempi moderni col diffondersi del turpiloquio. Altri articoli... |
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