Castellammare di Stabia nei giorni della Resistenza e dell'orrore nazifascista
Un fatto senza precedenti, o forse si, ma bisognerebbe andare indietro nel tempo di diversi secoli, ad altre gloriose giornate, quelle di Masaniello del luglio 1647, ai dieci giorni che fecero tremare un Regno intero, o se vogliamo, forse più attinente, ai giorni della Repubblica napoletana del gennaio 1799. Certo, scenari storici e motivazioni completamente diverse e sicuramente paragoni azzardati, ma serviva giusto per dare un’idea di cosa è capace il popolo napoletano, forse uno dei più tolleranti del pianeta, quando viene portato alla esasperazione. Ma non è di questo che vogliamo parlare. Noi vogliamo soffermarci su altre giornate che vennero ancora prima di quelle, ormai leggendarie, vissute a Napoli tra il 27 e il 30 settembre 1943. Intendiamo quelle meno famose, meno clamorose e sicuramente più sfortunate che interessarono Castellammare di Stabia, dove un manipolo di operai e pochi altri militari dell'Esercito e della Marina italiana provarono a salvare l'onore del Paese e a difendere la Città delle Acque e le sue industrie dalla furia nazista e dal suo complice, un fascismo locale ormai in disarmo e per questo ancora più pericoloso. Dal primo settembre al primo ottobre 1943, Castellammare di Stabia, la futura Stalingrado del Sud, fu teatro di manifestazioni contro la guerra, di scontri armati, di una vera e propria guerriglia urbana che provocò morti, feriti, feroci rappresaglie, deportazioni di massa, fucilazioni, veri e propri assassinii, atti di puro eroismo, fino al sacrificio supremo della propria vita. Questa è la storia di quei giorni della Città Medaglia d'Oro al Valor Civile. Leggi tutto: Castellammare di Stabia nei giorni della Resistenza e dell'orrore nazifascista "Le quattro giornate di Napoli". Gli eventi dell'A.N.P.I.
Ore 13: Inaugurazione della Mostra Hercules alla Guerra ed esposizione straordinaria dell’opera di Roberto Carignani dedicata alle Quattro Giornate Ore 15-19: Annullo filatelico dedicato e distribuzione di una cartolina commemorativa Ore 17: Presentazione del libro di Ciro Raia Le Quattro Giornate di Napoli, quasi un diario (Guida, 2023) con la partecipazione di Paolo Giulierini, Gaetano Manfredi, Gianfranco Pagliarulo, Antonella Orefice e Sara Cucciolito Ore 20: 1940-1945: il Museo e la guerra attraverso le pagine del Taccuino napoletano di Amedeo Maiuri, Conferenza a cura di Andrea Milanese con Alessandro Gioia. Leggi tutto: "Le quattro giornate di Napoli". Gli eventi dell'A.N.P.I. Tappe di avvicinamento alle Quattro Giornate di Napoli
Fu la voce registrata del Maresciallo Pietro Badoglio ad informare che la richiesta di armistizio indirizzata al generale americano Dwight Eisenhower era stata accolta: «Il governo italiano, riconosciuta la impossibilità di continuare la impari lotta contro la soverchiante potenza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi sciagure alla Nazione, ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante in capo delle forze alleate anglo-americane. La richiesta è stata accolta. Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane, in ogni luogo. Esse reagiranno ad eventuali attacchi da qualsiasi altra provenienza». Leggi tutto: Tappe di avvicinamento alle Quattro Giornate di Napoli Ricordo di Gianni Vattimo
Allievo a Torino (come Umberto Eco) del pensatore cattolico Luigi Pareyson, proprio nel capoluogo piemontese ebbe spesso scontri filosofici con esponenti del pensiero laico quali Carlo Augusto Viano e Pietro Rossi. Vattimo, infatti, non rinunciò mai al suo cattolicesimo, pur ritendo che la Chiesa dovesse diventare più umile tralasciando ogni dogmatismo e aprendosi al dialogo con chiunque, atei inclusi. Fu talvolta definito “cattivo maestro” a causa del suo totale appoggio agli attivisti del movimento “No Tav”, anche quando facevano ricorso ad azioni violente. In un’intervista a “Repubblica” Vattimo non andò certo per il sottile. A suo avviso la vera violenza era quella dello Stato che militarizza il territorio per realizzare un’opera inutile. Gli agguati agli operai che lavorano nel cantiere di Chiomonte devono essere messi in dubbio e, se fossero realmente accaduti, sarebbero inquadrabili come reazioni alla violenza dello Stato. Bernard Lown, medico “rivoluzionario” (1912-2021)
È stato anche un medico che ha svolto la professione mettendo il paziente al centro dell’attenzione e il promotore d’importanti iniziative contro il pericolo della guerra nucleare. Pertanto è appropriato definirlo medico “rivoluzionario”. Bernard Lown era nato a Utena in Lituania il 7 giugno 1921. Nel 1935, a 14 anni era emigrato con la famiglia ebraica negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni naziste. Studiò nell’Università del Maine, conseguì la laurea in medicina alla Johns Hopkins University School of Medicine nel 1945 e ottenne la fellowship in cardiologia presso il Peter Bent Brigham Hospital di Boston. Negli anni 50, come cardiologo ospedaliero, si rese conto dell’atteggiamento erroneo verso i pazienti colpiti da infarto miocardico acuto tenuti a letto per settimane. L’immobilità forzata contribuiva decisamente alla mortalità elevata. La sua proposta, mettere i pazienti in poltrona dopo pochi giorni di degenza, incontrò la ferma opposizione e l’ostilità tra i clinici dell'epoca. Leggi tutto: Bernard Lown, medico “rivoluzionario” (1912-2021) Altri articoli... |
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