George Orwell e le motivazioni dello scrivere
George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, scrittore e attivista britannico, è conosciuto soprattutto per i suoi due romanzi Animal Farm e 1984 che hanno avuto una diffusione mondiale. Meno noto è il suo saggio Why I write, nel quale ha raccontato come gli avvenimenti hanno motivato la sua scrittura, orientandola in modo politico. Orwell nacque a Motihari, Bihar, in India, il 25 giugno 1903 da una famiglia di origini scozzesi, appartenente alla borghesia medio-bassa. Trasferitosi con la famiglia in Inghilterra, trascorse gli anni dell’infanzia e della gioventù nei collegi. Lavorò per “l’Indian Imperial Police” in Birmania dal 1922 al 1928. Tornato In Europa visse per anni in condizione economiche modeste, svolgendo lavori umili, scrivendo saggi e piccole storie. Nel 1936 sposò la sua compagna nella chiesa anglicana di Wallington, nonostante entrambi si dichiarassero agnostici. Proprio a Wallington si trova la Bury Farm, la fattoria che, secondo molti, ispirò l'ambientazione del romanzo La fattoria degli animali. Nello stesso anno partecipò alla guerra civile spagnola, combattendo nelle file del POUM, Partito Obrero de Unificacion Marxista, d'ispirazione trotzkista. Nel maggio del 1937, ferito gravemente, fu trasferito a Barcellona, ma poi costretto a tornare in Inghilterra per la guerra fratricida tra il POUM e i comunisti spagnoli guidati da Mosca: gli anarchici erano dichiarati fuorilegge e rischiavano la fucilazione. Durante la seconda guerra mondiale si arruolò nelle milizie territoriali della Home Guard e curò a Londra per la BBC una serie di trasmissioni propagandistiche destinate all'India che forniva soldati alla Gran Bretagna. Ancora polemiche sul Premio Nobel per la pace
Destano di nuovo polemiche le candidature al Premio Nobel per la pace. Non si tratta certo di una novità, poiché già in passato sono stati insigniti del Premio personaggi il cui impegno per la pace appariva quanto meno dubbio. Basti citare il premier etiope Abiy Ahmed Ali, vincitore nel 2019 nonostante fosse accusato di aver favorito stragi di civili nel suo stesso Paese. Ma la lista è lunga. In precedenza, ad esempio, sono stati premiati Henry Kissinger nel 1973, Yasser Arafat nel 1994, Barack Obama nel 2009. Tutti personaggi controversi, anche se per motivi diversi. Impegnati in ogni caso in guerre e operazioni belliche che con la pace hanno poco a che fare. L’impressione, insomma, è che i Premi vengano assegnati per motivazioni politiche (o, ancor meglio, geopolitiche) che non dovrebbero ufficialmente avere alcun ruolo. Tra i premiati si salvano soltanto Martin Luther King e pochi altri. Sinner l'italiano
La polemica di Aldo Cazzullo nei confronti del campione del tennis italiano Jannik Sinner è stata veramente molto discutibile. Secondo il saggista del Corriere della Sera, infatti, il tennista altoatesino non sarebbe propriamente ‘italiano” per via della sua residenza fiscale a Montecarlo, non pagando quindi le tasse nel nostro Paese. A parte l’inconsistenza di una tale affermazione, che trasformerebbe tutti gli italiani che vivono all’estero in una massa di evasori fiscali, l’idea per la quale se paghi le tasse in Italia allora sei automaticamente ‘italiano’ rappresenta la concezione di quella sinistra che, tra l’altro, preme da anni per l’adozione dello ius soli. Secondo loro, infatti, la cittadinanza si riduce illuministicamente ad una bolletta pagata o, nel migliore dei casi, a qualche anno di scuola, riducendo l’appartenenza nazionale ad un mero rapporto burocratico, e tanto basta. Questa preoccupazione per l’italianità di Sinner viene successivamente disattesa dallo stesso Cazzullo ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo: durante il dibattito televisivo, infatti, entrambi specificano che il tennista sia sudtirolese, addirittura Cazzullo si corregge dopo averlo definito altoatesino, quasi a voler rimarcare il fatto che Jannik in realtà di italiano abbia ben poco, essendo originario della provincia di Bolzano. Arriva il libro sospeso, un'opportunità per tutti di appassionarsi alla lettura
Dopo il successo del “giocattolo sospeso”, arriva il “libro sospeso”, una nuova proposta del Comune di Napoli con cui i cittadini potranno regalare un libro ad un lettore sconosciuto o con minore possibilità economica. «Chiamiamo alle armi tutti gli editori, i negozi di libri e le cartolibrerie che vorranno aiutarci in questa nuova sfida, a fare in modo che in tutti i negozi possano essere a disposizione dei giovani e di tutti i nostri concittadini dei libri da poter portare a casa e leggere in tutta comodità. Sul sito del Comune di Napoli è possibile trovare il link attraverso cui tutte le librerie e gli editori potranno aderire alla nostra iniziativa. Quindi c’è tempo e ci auguriamo che siano tantissimi tutti coloro che aderiranno e di cui poi daremo notizia. [Chiara Marciani – Assessora alle politiche giovanili]. L’iniziativa del “libro sospeso” è stata avviata con una delibera di Giunta Comunale che ha raccolto diversi contributi e proposte. Leggi tutto: Arriva il libro sospeso, un'opportunità per tutti di appassionarsi alla lettura Il reato di apologia mafiosa
La cultura camorristica ha trasfigurato i valori umani rendendoli nocivi per la società. Il reato di apologia mafiosa va introdotto con urgenza. L’omaggio alla tomba di Raffaele Cutolo ha innescato sui social la celebrazione del super boss sanguinario. “Santo subito”, “uomo d’onore”, “grande uomo”, “i suoi valori li ha portati fino alla morte”. Non sono frasi rivolte ad un benefattore, ma alcuni dei commenti che accompagnano un post su Facebook di un utente che mostra orgoglioso il suo omaggio alla tomba in cui è sepolto uno dei boss più potenti e sanguinari della storia della camorra: Raffaele Cutolo che diede vita alla NCO (nuova camorra organizzata) la cui guerra con i clan rivali confederatisi nella NF (nuova famiglia) guidata da Carmine Alfieri lasciò una lunga scia di sangue nelle strade di Napoli e provincia. Basti solo pensare come la parola “onore” sia stata trasfigurata. Normalmente la si utilizza per indicare una persona dagli alti valori morali, ma nella cultura camorrista, mafiosa in generale, per valori si intendono quelli legati al concetto di omertà. |
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