Henri-Louis Bergson e la riflessione sul risibile
Il saggio a cui questa riflessione fa riferimento, Le rire, del 1899, rappresenta una delle sue più importanti produzioni minori. L'analisi di questo lavoro è fondamentale per comprendere le sue opinioni sulla vita, soprattutto a proposito del ruolo dell'artista. Ogni comportamento può essere posto in relazione al riso; si ride sia per correggere ed educare, ma anche per umiliare. Secondo l’autore il comico va ricercato in ciò che è propriamente umano e sottolinea l’importanza dell’insensibilità di fondo che accompagna il riso e l’indifferenza presente in ogni atteggiamento comico, nemico dell’emozione partecipativa. Se ci distacchiamo dagli eventi e assumiamo un atteggiamento da spettatore indifferente, avremo un’anestesia momentanea del cuore e, rivolgendoci alla pura intelligenza, vedremo che magicamente alcuni drammi si trasformeranno in commedia: di fronte ad una caduta, lo spettatore mette da parte l’aspetto emozionale (es. il dispiacere per una eventuale slogatura del piede del soggetto) e pone in primo piano l’indifferenza per cogliere l’aspetto comico della situazione. Il riso, però, ha bisogno di un’eco poiché il nostro riso è sempre il riso di un gruppo: è qualcosa di condiviso e partecipativo e nasconde un pensiero d’intesa, una sorta di complicità. In effetti il riso è comunione di intenti, sinonimo di comprensione, affiatamento, e rappresenta un accordo fra le persone: ridere da soli, in sintesi, stravolge il senso originario e il fine ultimo del risibile. Leggi tutto: Henri-Louis Bergson e la riflessione sul risibile La follia woke esiste ancora
Lo dimostrano due recenti episodi. Il primo vede coinvolto William Shakespeare. L’ente che ne possiede il materiale d’archivio s’è impegnato a “decolonizzare” il Bardo mondando le sue collezioni dal pensiero anglocentrico e colonialista. Che significa? Poiché molti esponenti dell’ideologia woke manifestano il timore che il culto del Bardo favorisca la diffusione della supremazia bianca, il suddetto trust ha deciso di essere più “inclusivo”. Questo perché la venerazione di Shakespeare farebbe parte di una visione del mondo razzista ed eurocentrica, in quanto tale colpevole di svilire e mettere in ombra le culture dei Paesi che non appartengono all’Occidente, il che costituisce il male peggiore del mondo odierno. Meno Shakespeare, dunque, e più esponenti della letteratura e della drammaturgia africana o asiatica. La celeberrima Università di Cambridge, tuttavia, si è prodotta in assurdità ancora più eclatanti. Bersaglio, questa volta, è il grande cosmologo e astrofisico Stephen Hawking, scomparso nel 2018. Il Fitzwilliam Museum della suddetta Università ha organizzato una mostra per dimostrare che Hawking e altri scienziati avrebbero beneficiato, nelle loro ricerche, dei proventi della tratta degli schiavi. Difficile da credere, visto che Hawking era nato nel 1942, ben dopo che lo schiavismo si era concluso. Ma i wokisti non si spaventano per tale obiezione. A loro avviso i fondi derivati dalla tratta degli schiavi hanno continuato a sostenere la ricerca scientifica a Cambridge anche nei secoli successivi. Ne consegue che Stephen Hawking può essere definito razzista, per quanto possa sembrare assurdo, come hanno puntualmente rilevato insigni storici dello stesso ateneo britannico. La Reale Casa dell’Annunziata in Napoli, ovvero, il cimitero dell’umana pietà
Con questi versi biblici tratti dal libro dell’Ecclesiaste , scritto da Salomone, Re d’Israele (circa 1001 - 931 a.C.), Antonio Ranieri (Napoli 1806 – Portici 1888) introdusse la sua opera più conosciuta, Ginevra o l’orfana della Nunziata.2 Il libro, un’opera di denuncia della brutalità umana esercitata sull’infanzia abbandonata, con particolare riferimento al brefotrofio partenopeo della Santa Casa dell’Annunziata di Napoli, vide la luce in quel porto franco dell’editoria di Capolago (Svizzera) nel 1839, presumibilmente, com’era costume in epoca borbonica, in una delle tante stamperie clandestine di Napoli. Antonio Ranieri, che vide e studiò l’ospizio dei trovatelli della Nunziata, descrivendone molti particolari, soffrì la persecuzione di due loschi figuri in autorità: Francesco Saverio Del Carretto, ministro di polizia e Niccolò Santangelo, ministro dell’Interno, la cui collera fu niente a confronto di quella di Angelo Antonio Scotti, Gesuita, Gran Lama di tutta l’innumerevole “gesuiteria extra muros”, che a Napoli fece incetta e rogo di tutte le copie trovate di quella prima edizione, dolente di non poter bruciare al tempo stesso l’autore e denunciandolo nella rivista “La Scienza e la Fede”, nobile madre della “Civiltà Cattolica” come “riunitore d’Italia” e di conseguenza “bestemmiatore di Dio”. Leggi tutto: La Reale Casa dell’Annunziata in Napoli, ovvero, il cimitero dell’umana pietà Gli esopianeti e l’improponibile progetto del “Pianeta B”
Gli scienziati scoprirono che il fenomeno era dovuto all’ombra proiettata sulla stella da un gigantesco pianeta gassoso, simile al nostro Giove, che le ruotava intorno: lo chiamarono 51 Pegasi b. Da sottolineare l’immensa distanza alla quale erano effettuate le ricerche: la stella ed il suo pianeta sono lontani dalla terra “solo” 50 anni luce, in altre parole la luce della stella alla velocità di trecentomila km/secondo, impiega ben 50 anni per arrivare a noi. Dalla descrizione del nostro sistema solare effettuata da Copernico, Keplero e Galilei cinque secoli fa, con il sole al centro ed i pianeti che ruotano intorno, è stata costante la ricerca degli astronomi di sistemi solari simili nell’universo. La scoperta di Mayer et ali allargava alla immensità del cosmo la possibilità della loro esistenza sia nella nostra galassia che in tutte le altre, sollevando l’inevitabile interrogativo dell’esistenza di forme di vita nei pianeti. Michel Mayer, nato a Losanna in Svizzera il 12 gennaio 1942, è stato Direttore dell’Osservatorio astronomico di Ginevra dal 1998 al 2004. Professore Emerito dell’Università, ha avuto il premio Nobel per la fisica nel 2019, insieme ai planetologi Didler Queloz e Jmes Peebles. All’indirizzo del suo studio attuale presso l’osservatorio di Ginevra, è stato dato scherzosamente, il nome di Pegasi, 51 b, in riferimento all’esopianeta da lui scoperto. Mayer è l’unico terrestre a vantare un indirizzo extraterrestre. Dopo il 1995 si è scatenata la caccia agli esopianeti da parte degli astronomi di tutto il mondo: nel 2024 ne risulterebbero oltre 7mila riscontrati in 5mila sistemi planetari. Leggi tutto: Gli esopianeti e l’improponibile progetto del “Pianeta B” Giuseppe Oberosler e la Piccola Spagna Napoletana
Nel Mezzogiorno l'incremento fu di 1160% in pochi anni (dal 1861 al 1867) di gran lunga superiore al resto del paese. Nel 1870 gli inglesi ne approfittarono per stabilire la “Valigia delle Indie” un percorso commerciale che sfruttava la linea adriatica; del resto fin dal 1847 l'economista inglese Richard Cobden scriveva a Massimo d'Azeglio che «il vapore degli italiani era il loro sole». Contemporaneamente al settore commerciale si sviluppò anche un inteso flusso di persone, specialmente coloro che erano curiosi di vedere da vicino le meraviglie artistiche del sud Italia. A Napoli vi erano delle riviste illustrate e l'Annuario napoletano fin dal 1880 pubblicava gli aggiornamenti sui siti storici e artistici della città e dei suoi dintorni. Tuttavia, anche a causa del critico processo unitario, mancava una guida in lingua tedesca per i cittadini residenti a Trento. Qualche anno più tardi apparve una trilogia che contemplava tutto il paese. La prima parte (Italia settentrionale) fu pubblicata nella primavera del 1889, la seconda (Italia centrale) nella primavera del 1890 e, infine, la terza guida fu pubblicata nel 1891 per i tipi di A. Hartleben's Verlag con il titolo Illustrirter Führer durch Unter-Italien und Sicilien. Dell'autore sappiamo ben poco. Si chiamava Giuseppe Oberosler, nacque in Trentino il 1854 e scrisse altri libri come Il tesoretto della cucina italiana, Dizionario tedesco-italiano, Diritto civile e il proletariato, L'introduzione alla tipografia in Italia. Leggi tutto: Giuseppe Oberosler e la Piccola Spagna Napoletana |
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