Quesiti sull’Intelligenza Artificiale
Le macchine, i computer, i robot, sono e resteranno anche in futuro dei prodotti dell’uomo. Hanno l’imprinting della nostra mente. A mio avviso, è molto difficile, per non dire impossibile, che i computer possano mai avere una mente (anche se non si può escludere del tutto). Oggi una parte di coloro che s’interrogano su questioni come queste tende a identificare mente e cervello. C’è chi dice, in sostanza, che la mente è un’invenzione dei filosofi, e che il cervello e la sua attività è alla base di qualsiasi azione, pensiero e comportamento di cui possiamo avere esperienza. Ma il nostro cervello, fatto di miliardi di sinapsi e connessioni, è frutto di un’evoluzione che è insieme biologica e culturale. Riprodurre la sua articolata complessità in una macchina non sembra possibile. A “salvarci”, per così dire, a essere del tutto e assolutamente non riproducibile artificialmente, è soprattutto il meccanismo delle emozioni, vale a dire la nostra umanissima intelligenza emotiva. Stilando le sue leggi dal punto di vista dei robot, già nel secolo scorso Isaac Asimov ha provato a dare preveggente risposta a molti degli interrogativi connessi alla robotizzazione del mondo. Giuseppe Oberosler e la Piccola Spagna Napoletana
Nel Mezzogiorno l'incremento fu di 1160% in pochi anni (dal 1861 al 1867) di gran lunga superiore al resto del paese. Nel 1870 gli inglesi ne approfittarono per stabilire la “Valigia delle Indie” un percorso commerciale che sfruttava la linea adriatica; del resto fin dal 1847 l'economista inglese Richard Cobden scriveva a Massimo d'Azeglio che «il vapore degli italiani era il loro sole». Contemporaneamente al settore commerciale si sviluppò anche un inteso flusso di persone, specialmente coloro che erano curiosi di vedere da vicino le meraviglie artistiche del sud Italia. A Napoli vi erano delle riviste illustrate e l'Annuario napoletano fin dal 1880 pubblicava gli aggiornamenti sui siti storici e artistici della città e dei suoi dintorni. Tuttavia, anche a causa del critico processo unitario, mancava una guida in lingua tedesca per i cittadini residenti a Trento. Qualche anno più tardi apparve una trilogia che contemplava tutto il paese. Leggi tutto: Giuseppe Oberosler e la Piccola Spagna Napoletana Silent Hortense, l'installazione in piazza Municipio è un invito al silenzio
È l’opera monumentale Silent Hortense dell’artista Jaume Plensa, una scultura in resina poliestere alta nove metri che raffigura il volto di una donna parzialmente coperto dalle mani in un invito al silenzio. E' il terzo appuntamento di “Napoli Contemporanea 2025”, un programma di mostre e istallazioni pensate per lo spazio pubblico urbano da protagonisti dell’arte del nostro tempo. «Qui cerco il silenzio non come un’imposizione, ma come una decisione personale per sentire di nuovo tutta la vibrazione delle idee personali. Noi abbiamo dentro tutto un mondo che non si comunica mai agli altri. Pensiamo che per cultura o per educazione non è mai il momento giusto per parlare di noi. Credo sia un pezzo che rivendica questo nella città di Napoli che ha una grande tradizione nella comunicazione. Mi sembra sia un posto perfetto per parlare della comunicazione individuale e non della città in sé per ognuno che abiti qui. È un’idea utopica del parlare di noi. Non la vedo come una contraddizione napoletana tra il gesticolare molto, ma parlare di noi pochissimo.» [Jaume Plensa -artista] «E’ un’opera fortemente instagramambile, cioè può essere molto facilmente ripresa, al tempo stesso è un’opera che dialoga con il contesto. Credo che sia perfettamente in dialogo con lo scenario e con la piazza, è un’opera che tende ovviamente ad offrirsi al dibattito pubblico, cioè siamo perfettamente consapevoli del fatto che l’arte pubblica è fatta e pensata per offrirsi a giudizi, opinioni, contestazioni, prese di posizione negativa e sostegni. Leggi tutto: Silent Hortense, l'installazione in piazza Municipio è un invito al silenzio Ricordo Frederick Forsyth
A differenza del più intellettuale Le Carré, Forsyth adottava nelle sue opere uno stile cinematografico, e ciò spiega perché i suoi libri siano spesso stati trasposti sullo schermo con grande successo. Autore di 25 libri che hanno venduto 75 milioni di copie, lo scrittore inglese adottava sempre un ritmo incalzante che lasciava i lettori senza fiato. Una lunga serie di successi internazionali, tanto sul piano letterario quanto su quelli cinematografico, fecero la fortuna di Forsyth che non era, però, uno scrittore da tavolino. Si impose all’attenzione internazionale con il celebre capolavoro Il giorno dello sciacallo, dedicato agli attentati che l’OAS organizzò – ma senza successo – contro il generale Charles De Gaulle, colpevole ai suoi occhi di promuovere l’indipendenza dell’Algeria. Del 1972 è l’altrettanto celebre Dossier Odessa, che tratta della fuga in America Latina di molti criminali nazisti dopo il crollo del Terzo Reich. A dieci anni dopo risale Il quarto protocollo, che tratta le vicende della sfida tra spie russe e americane al tramonto della Guerra Fredda. Abbandono e scomparsa: modalità traumatiche d’interruzione dei rapporti umani
Il numero dei rapporti può essere elevato per chi ha grande popolarità, normale o ridotto al minimo per gli altri. I rapporti, possono essere anche virtuali, di ammirazione e adorazione verso personalità che hanno prestigio e/o potere. L’interruzione dei rapporti reali può avvenire per motivi psicologici e/o ambientali, essere rapida o graduale, spesso considerata inevitabile e accettata con serenità, anche da sollievo, talora seguita da smarrimento emotivo, tristezza, rimpianto, rancore. Abbandono e scomparsa sono modalità traumatiche, avvengono in tempi rapidi, lasciano importanti sequele emozionali e/o comportamentali. Nella scomparsa, diversamente a quanto avviene nell’abbandono, non si vuole o in molti casi non si può, lasciare traccia. ‘Abbandono’, dal francese abandonner, dalla locuzione abandon «alla mercé», derivante a sua volta dal franco bann «potere», ha talora significato positivo come per esempio l’abbandono di cattive compagnie, abitudini o comportamenti. Se usato in modo riflessivo può avere un segno negativo, per esempio abbandonarsi alla disperazione, ma anche positivo come abbandonarsi al sonno o all’estasi dell’amore. Leggi tutto: Abbandono e scomparsa: modalità traumatiche d’interruzione dei rapporti umani |
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