Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Antonella Orefice, autrice di un libro di reciproca passione

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[Abbiamo ricevuto e volentieri pubblichiamo una recensione scritta dal dott. Gaetano Liguori per il volume curato dalla nostra direttrice ed edito dall’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici]


Il saggio “Mariano D’Ayala – Il Pantheon dei Martiri del 1799” a cura di Antonella Orefice, è un libro di reciproca passione.

Dove il lavoro di ricerca dell’autrice, espressione di un indagare costante e metodologicamente orientato, si fa passione, traiettoria percorsa, passaggio di vita che scorre in un continuum oggettuale, dalla penna del D’Ayala che traccia il solco nella carta, come la spada dei Martiri traccia il solco nella storia, a chi sente il dovere ed il piacere morale di cercare non tanto il senso della storia quanto il suo essenziale divenire, il suo essere un giorno particolare comunque dispiegato nel tempo universale, fino ad arrivare a noi come un incitamento alla cultura, una segnalazione di tracce da seguire, di caverne da esplorare, di percorsi ulteriori e possibili da intraprendere.

Eugenio Montale diceva che la storia si snoda come una catena di anelli ininterrotta … in ogni caso molti anelli non tengono… non contiene il prima e il dopo… non è prodotta da chi la pensa e neppure da chi l’ignora… non giustifica e non deplora… lascia sottopassaggi, cripte, buchi e nascondigli.

 

Ed è chiaro che bisogna avere un particolare coraggio, che è poi il coraggio di vivere la propria passione, per addentrarsi in quei sottopassaggi, in quelle cripte… nei nascondigli della storia che ha tra le sue spiccate doti anche l’umano dimenticare.

Proprio da uno di quegli anfratti, esce fuori riportato in superficie dalle mani dell’autrice e dei suoi collaboratori, questo libro imperniato della passione di D’Ayala, scrittore concentrato a rinnovare nella memoria collettiva degli Italiani benemeriti della Libertà e della Patria, in particolare quindi i Martiri i più in particolare i Martiri napoletani del 1799

In D’Ayala il tema della passione , quella vissuta fino alla fine , è così pregnante da costringere l’autrice  non solo ad avere una visione grandangolare quanto a zoomare su aspetti della sua personalità: “la sua onestà e la onoranda miseria in cui visse e morì, ed il suo amore disinteressato e spassionato per l’Italia che resteranno ad imperitura gloria, pochissimi potranno eguagliarlo, nessuno superarlo”. (pag. 5)

Sulla sua natura “ribelle da ogni tirannia” politica, religiosa, “che diceva a conforto di coscienza e verità – La memoria dei benemeriti sarà il paradiso meritato e l’oblio dei tristi e della gente che non fu mai viva, sarà il paradiso perduto”-  (pag.12)

Uomo partecipe anzitutto di quella repubblicana avventura, armata scarica di presente, ma carica di futuro, di cui l’esperienza napoletana del 1799 fu tra le più ricche nel coinvolgimento, nell’azione, nell’umano sacrificio.

Perciò il ritrovamento del “Pantheon” ha il fascino della scoperta e non solo intellettuale, ma anche civile e religiosa, scoperta in cui i Martiri sono dei Santi Umani che la incarnano, assunti nel Pantheon dell’Umanità avendola testimoniata nei suoi valori più alti fino al martirio, proprio com ei santi nella tradizione religiosa.

Questi Santi Umani  sono segnalati, meglio dire accompagnati, dai versi dei poeti della letteratura.

Si comincia da Orazio “Dopo imprese straordinarie, furono accolti nei templi degli Dei” (pag.58), per continuare con la descrizione dell’Apoteosi, con i richiami della Libertà e dell’Uguaglianza , dalle quali germogliano Virtù, Pace, Amicizia. “E’ bello primeggiare tra uomini illustri, prendersi cura della Patria, consolare gli afflitti, astenersi dagli assassini, dare tempo per far passare l’ira, dare la quiete al mondo e la pace al proprio tempo. Questa è la somma virtù, questa è la via che porta al Cielo”. (Seneca, pag. 76)

“Ogni eroe defunto ha inciso sul sarcofago il proprio nome, un epiteto e un elogio conciso, tratto dai più illustri poeti greci e latini”. (pag.78)

Si comincia dal martire del 1794 Vincenzo Galiani, che incarnò la “verità”, valore fondamentale da coltivare e testimoniare, per continuare con tanti altri, tra i quali il vescovo martire Michele Natale, che ha incarnato la “religione”, per passare da Eleonora “Lieta dono il mio corpo per la mia Patria” (pag.100), ad Ettore Carafa, collegato con l’Ettore omerico, a Domenico Cirillo, collegato ad Esculapio, il dio della medicina “Piansero le rupi del liceo” (verso di Virgilio dalle Bucoliche pag.40), a Francesco Conforti, avvicinato a Platone, “Portando questa schiera di cittadini dalla mancanza di senno verso l’illuminazione” (verso di Pindaro, pag. 170).

Chiudono il libro le note biografiche dei Patrioti citati nel Pantheon ed una presentazione degli autori, cui va il nostro GRAZIE, perché se è vero che ogni goccia versata nel mare delal cultura alimenta l’oceano della conoscenza, il loro travaso è un copioso contributo, etico e civile, per chi temerario e speriamo, non precario, saprà oltre passare.

 

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