Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Lea Garofalo: la donna che aveva detto no alla cultura mafiosa

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Lea Garofalo è stata sciolta nell’acido. In 50 litri. E’ stata uccisa dalla ‘ndrangheta per essersi ribellata alla cultura mafiosa. Il 24 novembre del 2009 è stata sequestrata, torturata selvaggiamente, uccisa con un colpo di pistola alla nuca e sciolta nell’acido.

Dal suo ex convivente Carlo Cosco e da altri 5 componenti del clan (Giuseppe Cosco, Vito Cosco, Salvatore Curcio, Carmine Venturino e Massimo Sabatino). Gli autori dell’infamante delitto sono stati condannati il 30 marzo 2012, in primo grado, all’ergastolo.

A Campobasso, il 5 maggio 2009, si è consumato il primo tentativo di sequestro di persona.

Il piano criminale era stato studiato nei minimi dettagli.

 

L’esecutore materiale Massimo Sabatino (il mandante è Carlo Cosco, ‘ndranghetista) è stato condannato, in via definitiva, a sei anni di carcere.

In tutta Italia si stanno moltiplicando le iniziative per ricordare il coraggio di Lea Garofalo, che ha collaborato con lo Stato, che ha svelato i lati oscuri della ‘ndrangheta, che ha distrutto con la sua forza un intero clan (i Cosco).

Anche a Campobasso, dove ha vissuto con la figlia Denise in via Sant’Antonio Abate 58 e dove ha subito il tentativo di sequestro, è necessario ricordare Lea con l’intitolazione di una strada.

 

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Isernia, 19 aprile 2012
Il Procuratore della DDA di Campobasso, Armando D'Alterio parla di Lea Garofalo

 

 

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