Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Miti e Riti (4)

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Le tensioni dialettiche e contrastative (di cui si è parlato nel precedente articolo) sono caratteristiche di gran parte della Vulgata mass-mediologica, elettronica, multimediale e paratestuale e chiunque, crediamo, volendo, sarebbe in grado di verificarlo facilmente.

Ancora facile e scontato, ma di questa quasi evidente Ovvietà si nutrono il  Mito e il Rito, il confronto tra un potere draculico-diabolico che succhia il sangue degli indifesi contadini e il potere scolastico-accademico che succhia quello degli indifesi studenti che, significativamente, percepiscono il potere educativo come sottrazione di qualcosa di vitale per autorigenerarsi indefinitamente e opacamente: una didattica vista e vissuta come sottrazione e appropriazione indebita dove l’attivismo protagonistico,  collaborativo e cooperativo non può e non deve sussistere perché, letteralmente, al contrario, genererebbe un processo studentesco di sottrazione del sapere e delle competenze nei confronti del potere conoscitivo ed  educativo dei docenti.

Non sembrino  affermazioni allucinatorie le nostre perché nella Scuola e nell’Università ancora pullulano e dilagano atteggiamenti, comportamenti e non tanto recondite politiche  neoconservatrici e reazionarie.

Per loro natura gli studenti, i giovani e gli adolescenti, in modo intuitivo più che razionale,  tendono a scoprire e ad anticipare tendenze ideologiche che, proprio attraverso mitologie e simbologie reiterate e ritualizzate all’interno del corto circuito mitopoietico adolescenziale e giovanile, trovano la loro criptica e ambigua manifestazione.

 

A maggior ragione la reiterazione e la ritualizzazione del draculismo e del vampirismo, del licantropismo, del gotismo e di quant’altro appartenente a tale apparentemente indecifrabile, nebbioso e nebuloso mondo ultramondano, scandiscono i tempi e i ritmi di una comunicazione giovanile certamente cifrata, ma allo stesso tempo, per sua intrinseca natura, apportatrice di linfa vitale e di fermentazioni irrefrenabili .

Come gli stregoni, dobbiamo saper leggere nella sfera di cristallo e saper interpretare i ritmi travolgenti dei tamburi lontani e notturni delle nuove generazioni che si nutrono del sangue dei vampiri come noi ci nutriamo dei sondaggi elettorali.

Sinceramente chi scrive ha la netta sensazione che il sangue dei vampiri sia più leggibile e attendibile dei sondaggi elettorali.

Come i miei venti lettori  sapranno più di me, se nel frattempo sono aumentati, le Rivoluzioni non necessariamente danno segni immediati ed evidenti della loro prossima e inevitabile manifestazione, anzi, a volte, sembra che gli avvenimenti  reali

Siano tali da escludere categoricamente una tale possibilità.

Chi scrive, al contrario, ha la netta impressione che miti e riti draculici siano proprio quelli più sintomatici ed evidenti di qualcosa  di grosso che si sta profilando all’orizzonte di cui proprio gli adulti, docenti e non docenti, presidi e genitori non riescono a rendersi conto.

Come i cani, le galline e le papere, scusatemi questo irriverente e zoologico confronto, gli studenti, adolescenti e giovani,  sono testimoni e protagonisti  inconsapevoli e irrequieti, forse loro malgrado,  proprio attraverso le contraddizioni e le stimolazioni vampiriche, sulla loro pelle, della gassosa e nebulosa , lenta e magmatica sedimentazione  di qualcosa di ancora indistinto che aspetta di essere testimoniato, rappresentato e vissuto.

Certo il mito di Dracula è tanto un sogno quanto un incubo, ma quando mai la narrazione della Realtà , la sua espressione  si è materializzata come univoca e non ambigua ?

Il problema non è la sua eventuale materializzazione, che prima o poi, ci sarà, ma è in quale modo prepararsi, come affrontarla, come viverla.

Ancora una volta sono gli studenti che ci possono indicare la strada, ma solo indicarla, percorrendone insieme un pezzo.

In qualche  versione cinematografica del mito e del rito di Dracula, abbiamo potuto osservare anche qualche interpretazione più umana e umanistica del Conte.

Abbiamo visto un Demone che rifletteva sulla sua condizione di isolamento e di costrizione all’Eternità.

La Condanna all’Eternità del Principe della Notte appare come un disperato tentativo di umanizzarlo e avvicinarlo   per via simpatetica, per via compassionevole, all’uomo vero e proprio , un’operazione  fallimentare di un potere  che avverte la solitudine non “umana”, ma politica di fronte all’incalzare pressante e urgente di nuove più sataniche e pericolose potenze : l’India e la Cina.

Un Occidente “franco”, americano ed europeo, che scosso e dilaniato  al suo interno da irrimediabili e irreversibili dilacerazioni, ancora una volta e di più si ritrova unificato di fronte all’ Assalto Asiatico attraverso un mito in parte anch’esso di origine nord-europea, “franca”.

Un mito il cui scopo, nelle  abili e sofisticate mani degli ideologi e degli stregoni della propaganda, della pubblicità e dei media, potrebbe e dovrebbe chiamare a raccolta contro il detestato Invasore Asiatico.

Ma l’obsolescenza, la fatiscenza, l’incomunicabilità e la decadenza delle principali istituzioni formative occidentali come la Scuola e l’Università, insieme alla latente putrefazione della Società Capitalistica e Imperialistica incapace di rigenerarsi e di promuovere più avanzati ed alternativi modelli sociali, politici ed educativi, non trovano spazio e tanto meno interesse e attenzione in un mondo studentesco, adolescenziale e giovanile, malgrado tutte le sue profonde  limitazioni e contraddizioni, consapevole, al contrario, che proprio il mito draculico rappresenti il vertice e il culmine di un processo di involuzione proprio di tutte quelle società giunte alla fine del loro tormentato e complesso cammino storico, giunte, in altre parole, alla loro Maturazione Capitalistica e Imperialistica, al loro Capolinea.

Ed è ancora una volta proprio il mito di Dracula nel suo evidente processo dialettico a mostrare l’unica alternativa possibile: la negazione della presente società  con la sua claustrofobia  e inagibile Scuola e la sua autoreferenziale e decadente Università. Negazione dialettica che trova la sua ineluttabile trasformazione e manifestazione nella necessaria ed inevitabile ribellione nei confronti  dello stato presente delle cose.

 

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