Questione morale
Era il 1981. Enrico Berlinguer, il segretario del partito comunista, rilasciò un’intervista ad Eugenio Scalfari per Repubblica. Le sue parole sono ancora attuali. Da allora poco è cambiato. Anzi molto è peggiorato. I partiti continuano ad essere delle “macchine di potere”, utilizzate dal signorotto di turno per il proprio tornaconto. E’ utile rileggere le parole di Berlinguer. “La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano”. Anche in Molise, nella seconda Regione più piccola d’Italia, esiste una questione morale. Ecco come la classe dirigente molisana, che non conosce la parola dimissioni, difende questi principi. “Dopo quattro decenni di vita amministrativa, incappare in un incidente di percorso può essere fisiologico.
Parlare di dimissioni è un puro esercizio speculativo dei suoi avversari politici, ai quali vale la pena ricordare che è stato il popolo a maggioranza ad avergli conferito il mandato di governo per la terza volta”. Queste le parole pronunciate, senza timore di ricevere sonori fischi, dal presidente della Provincia di Isernia, Luigi Mazzuto (Pdl), dopo la condanna, in primo grado, emessa nei confronti del governatore del Molise, Angelo Michele Iorio. Un anno e sei mesi per abuso d’ufficio più 18 mesi di interdizione dai pubblici uffici. Può essere definito “incidente di percorso” aver favorito, secondo i magistrati, il proprio figlio affidando due consulenze (una per la sanità e l’altra per la famosa autostrada del Molise) ad una multinazionale? E chi lavorava in quella società di consulenza? Secondo l’accusa gli incarichi furono affidati per favorire la carriera del figlio Davide nella società Bain&Co. L’inchiesta della Procura della Repubblica di Campobasso è iniziata nel 2007 e i fatti si riferiscono al 2003. Quando la Giunta assegna due consulenze alla Bain&Co., dove lavorava uno dei suoi figli, “per perseguire – secondo il pm Fabio Papa – un interesse proprio e di un proprio strettissimo congiunto”. Nel 2009 il rinvio a giudizio per il presidente della giunta regionale del Molise. Dopo tre anni (22 febbraio scorso) la sentenza. La prima condanna per il presidente, già imputato e indagato in altri procedimenti, rieletto nel 2011 per la terza volta alla guida della Regione Molise. Conosciuto a livello nazionale, soprattutto, per la questione “parentopoli”.
Così titolava Repubblica il 20 febbraio 2009: “Tre figli, due fratelli e due cugini e la dinastia Iorio occupò Isernia”, mentre l’Espresso del 10 febbraio 2011: “Quanti camici bianchi a casa Iorio”. Una “scelta fatta – secondo Iorio – per l’equità dei costi e l’alta professionalità della multinazionale”. Ma era opportuno affidare due incarichi alla società dove lavorava suo figlio? E’ un buon esempio? Iorio, che non conosce il significato della parola ‘dimissioni’, si difende con le unghie: “ho la coscienza a posto, ho agito per il bene del Molise”. Per il suo avvocato, Arturo Messere: “resto fermamente convinto della completa estraneità ai fatti contestati. Chiederò giustizia per il mio difeso ai giudici di Appello”. Ma in attesa della giustizia come può un soggetto politico, condannato in primo grado, proseguire con serenità il suo compito istituzionale, anche se conferito per la terza volta dai suoi elettori? E’ moralmente accettabile un comportamento del genere? Le opposizioni, subito dopo la sentenza, hanno chiesto inutilmente le dimissioni. “Vogliamo credere – ha sentenziato il senatore molisano del Pdl Ulisse Di Giacomo – che la loro sia solo una battuta da teatro. E’ cronaca nazionale di questi giorni di mazzette che girano tra autorevoli esponenti della sinistra; di tesorieri di partito che fanno sparire decine di milioni di euro di rimborsi elettorali (e lo scandalo delle tessere del Pdl?, ndr); di parlamentari di sinistra (il senatore dimentica la vicenda di Romano e di Cosentino, ndr) per i quali le Camere sono chiamate a negare la richiesta di misure cautelari in carcere. Ma tant’è per Iorio non valgono i tre gradi di giudizio né la presunzione di innocenza fino al termine dell’iter giudiziario”. Per il Senatore del Pdl, garantista con la sua parte politica e forcaiolo con i suoi avversari, bisogna attendere il terzo grado di giudizio. Ecco perché la questione morale “è il centro del problema italiano”. Ma cosa succede in Europa? Partiamo dalla Gran Bretagna. Chris Huhne, ministro dell’Energia e dell’Ambiente, si è dimesso per “ostruzione di giustizia”. Dopo una multa per eccesso di velocità tentò di scaricare le responsabilità sulla moglie. Liam Fox, ministro della Difesa, si è dimesso, non per una condanna per abuso d’ufficio, ma per essersi fatto accompagnare, in diversi viaggi ufficiali, da un amico come consigliere. Jacqui Smith, ministro dell’Interno, si è dimesso per aver fatto pagare al contribuente inglese il noleggio di due film porno. Passiamo alla Svizzera. Philipp Hildebrand, governatore della Banca Centrale svizzera, ha lasciato il suo incarico per uno scandalo bancario. E’ accusato di insider trading. In Francia? Michele Alliot-Marie, ministro degli Esteri, si è dimessa per una visita in Tunisia. Accettò un viaggio sul jet privato di un uomo d’affari molto vicino a Ben Alì. Si è scoperto, grazie a una libera stampa, che la sua famiglia faceva affari con il dittatore tunisino. Non mancano esempi in Repubblica Ceca. In Germania una tesi copiata ha portato alle dimissioni il ministro della Difesa. Per non parlare degli Stati Uniti d’America, dove Michele Iorio è andato spesso a pregare. Lo scandalo, conosciuto come Watergate, scoperto da due giornalisti del “Washington Post”, portò alle dimissioni del presidente Richard Nixon. In Italia, e in Molise, chi chiede le dimissioni, dopo una condanna di un tribunale, è accusato di essere giustizialista. E si continua a far finta di nulla su troppe questioni. Il Molise è la Regione degli sprechi, della sanità malata. E’ la Regione dove chi ha causato il disastro nella Sanità ne è diventato il commissario. E’ la Regione del terremoto, dell’alluvione e dell’articolo 15. E’ la Regione che “sogna” l’Aeroporto, senza infrastrutture. E’ la Regione che ha stanziato, con una legge regionale, 300mila euro per alcuni editori. Per comprare il silenzio. Per acquistare il consenso. Quello che fa vincere le elezioni. “C’è qualcuno in Italia che sa cosa sta succedendo da molti anni nel Molise?” Chiedeva Nicola Tranfaglia su l’Unità il 16 marzo 2010. “E’ la regione italiana governata dal presidente Michele Iorio del Popolo della Libertà, vicino a Berlusconi. Il regno del Molise ha una serie di primati impressionanti: per esempio c’è il numero più alto a livello nazionale di dipendenti della regione: 2,79 ogni mille abitanti contro l’0,39 in Lombardia, l’0,59 del Veneto, l’0,64 del Lazio e dell’Emilia Romagna. L’organico molisano prevede 981 dipendenti. Oltre 300 sono responsabili di ufficio. Spropositato il numero dei dirigenti: un centinaio più sei direttori generali. La Lombardia impiega tre dirigenti, ogni 100 mila abitanti, il Molise 27”. |
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