Anche Dante cancellato per non offendere l’Islam
Ogni giorno se ne sente una nuova in nome dell’inclusione e del “politically correct”. Questa volta, ad andarci di mezzo è addirittura Dante Alighieri. In una scuola di Treviso un docente, paladino della correttezza politica che ha in classe studenti musulmani, ha ritenuto opportuno chiedere ai loro genitori se volessero esentare i figli dal frequentare le lezioni dedicate alla “Divina Commedia”. Il motivo? Secondo il suddetto docente il capolavoro dantesco è un’opera “religiosa”, nella quale si esalta il cristianesimo a scapito delle altre fedi. Propaganda, insomma, e non poesia. Giusto, quindi, che i ragazzi non vengano esposti a un simile obbrobrio. I genitori hanno creduto al docente, chiedendo puntualmente l’esonero dei rampolli. Si noti, per l’appunto, che la richiesta non è partita dalle famiglie islamiche, ma dal professore. Senza il suo avvertimento, probabilmente, non sarebbe successo nulla. Dulcis in fundo, le lezioni dantesche saranno sostituite da altre dedicate a Boccaccio, il cui “Decamerone” contiene pagine peccaminose che dovrebbero urtare ben di più la sensibilità musulmana.
Tutto questo nonostante i nostri istituti di cultura all’estero portino il nome del grande fiorentino, il che non ha mai suscitato le proteste dei Paesi islamici. Certamente Dante colloca Maometto nell’Inferno, ma un docente accorto dovrebbe essere in grado di spiegare agli studenti il contesto storico in cui il poeta scriveva e, con ogni probabilità, sarebbe stato capito dagli allievi. Senza impedire loro di conoscere il maggiore capolavoro della nostra letteratura. Quali conclusioni trarre da una vicenda così assurda? La principale è che, ormai, l’Occidente ha paura anche delle ombre, adottando la censura culturale preventiva anche quando non viene richiesta da coloro che si vorrebbero – in teoria – proteggere dalla perniciosa influenza occidentale. In secondo luogo occorre rammentare che, invece, i musulmani sono giustamente molto orgogliosi delle loro radici culturali e dei capolavori della loro letteratura. Un orgoglio che noi abbiamo, invece, perduto. Il che ci rende terreno di conquista facile, come si è visto in occasione delle rivolte negli atenei americani ed europei. |
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