La libertà di espressione va garantita a tutti
È sempre utilissimo rileggere il celebre saggio “Sulla libertà”, che il filosofo inglese John Stuart Mill diede alle stampe nel 1859. Il libro, infatti, è tuttora un classico del liberalismo nella sua forma più pura. In esso Mill chiarì che in ogni tipo di società la libertà individuale è un valore imprescindibile. Compito dello Stato è garantire e proteggere tale libertà, intervenendo quando viene minacciata da coloro che intendono negare i diritti dell’individuo. Ne consegue che ognuno deve essere libero di poter esprimere le proprie opinioni anche se non sono gradite ad altri. Si può discutere all’infinito sulla validità di una certa idea. Ciò che non si può fare, invece, è costringere qualcuno, usando una forma di coercizione, a rinunciare alle proprie tesi per adottarne altre difese da individui che la pensano in modo diverso. A ben guardare, anche nel mondo odierno è proprio questa la discriminante che separa le nazioni autoritarie da quelle che adottano la democrazia liberale. Ognuno, secondo Mill, deve poter esprimere le proprie inclinazioni, e deve vivere la propria esistenza in modo autonomo, senza essere costretto a rinunciarvi perché costretto a farlo da qualche autorità che si ritiene depositaria di una Verità superiore.
Lo stesso Mill poneva un solo limite alla libertà individuale. Essa va difesa se, e soltanto se, non mette in discussione la libertà degli altri. Ecco perché una società in cui tutti pensano allo stesso modo, e hanno le medesime opinioni, sarebbe una società impoverita, non ammettendo la diversità. Detta così, sembrerebbe tutto semplice. Ma non lo è affatto, come dimostrano i danni della diffusione della pseudocultura “woke” e del “politically correct”, che ormai si stanno affermando ovunque dopo aver conquistato un ruolo predominante negli Stati Uniti e nel mondo anglosassone in genere. Un esempio tra i tanti possibili. J.K. Rowling, l’autrice della fortunata saga di Harry Potter, viene messa in croce poiché sostiene che il sesso ha origini biologiche e non culturali. Dal che consegue, per l’appunto, che i sessi sono soltanto due, e non un numero illimitato come sostengono i paladini della ideologia “woke”. Si noti che, per aver continuato a sostenere questa tesi, il nome della Rowling è addirittura sparito nei film di Harry Potter tratti dai suoi libri. Contrariamente a quanto affermano i sostenitori del “politically correct”, tutto questo significa negare la libertà di pensiero e di opinione. Sulla natura – biologica o culturale – del sesso si può discutere quanto si vuole. Ciò che non si può fare, invece, è negare a qualcuno il diritto di esprimere liberamente il suo pensiero. Vale per una celebre scrittrice quanto per ogni comune cittadino. E, se avviene, significa che l’Occidente si sta avviando verso un pericoloso oscurantismo. |
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