Il pensiero controverso di Gilles Deleuze

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Il segno della tragedia ha accomunato negli anni molte figure di spicco del pensiero filosofico francese. Michel Foucalt morì di Aids, mentre il pensatore marxista Louis Althusser, dopo aver ucciso la moglie, terminò i suoi giorni in una clinica psichiatrica. Poi fu la volta di Gilles Deleuze, morto suicida dopo una lunga malattia.

Nato nel 1925, Deleuze fu allievo di Jean Hyppolite e viene unanimemente considerato uno dei maggiori promotori della riscoperta del pensiero di Friedrich Nietzsche. Pensatore indubbiamente creativo, egli impostò la sua riflessione sui concetti di “ripetizione” e “affermatività”, contrapposti ad “alienazione” e “negatività”.

La ripetizione è nei suoi lavori una modalità epistemica positiva che non può essere riferita ad alcuna origine ma, al contrario, ne nega l’esistenza. Di qui la conclusione che non ha senso presupporre l’origine quale principio positivo rispetto al quale la ripetizione si manifesterebbe come manchevolezza e negatività. Ecco quindi la riscoperta della ripetizione nietzschana che, con la teoria dell’eterno ritorno, investe direttamente il piano ontologico.

In tale teoria è l’essere stesso che si ripete, ma si tratta di un essere ben diverso da quello della metafisica classica: si afferma, infatti, proprio nel divenire senza porsi alla stregua di fondamento.

 

Partendo da queste premesse, Deleuze rilevò che Nietzsche aveva ragione ad affermare che la cultura occidentale è in buona misura prigioniera di una gerarchia metafisica astratta, secondo la quale al vero essere va attribuito il carattere dell’originarietà; se si accetta tale punto di partenza la ripetizione è, per l’appunto, negativa e manchevole.

Uno dei tratti ritenuti più interessanti del pensiero di Deleuze è il trasferimento di queste tesi in ambito psicoanalitico. Egli sottolineò infatti che la summenzionata gerarchia metafisica si riscontra in modo evidente nella psicoanalisi. Ad esempio, nel mito di Edipo il desiderio è totalmente negativo, mentre il filosofo francese attribuiva al desiderio stesso una dimensione positiva. Ad esso deve essere riconosciuta una valenza autonoma nei confronti dei modelli culturali in cui i soggetti crescono.

È opportuno notare, allora, che la fama di Deleuze non è rimasta confinata entro i confini francesi ed europei.

La sua opera è diventata un punto di riferimento costante per quei pensatori americani che, come Richard Rorty, hanno sostenuto la necessità di superare la contrapposizione tra la tradizione analitica diffusa nell’ambiente culturale anglosassone e la filosofia “continentale”. Assieme a quella di Foucault e Derrida, l’opera di Deleuze è insomma diventata un punto di snodo essenziale del recente incontro fra tendenze post-heideggeriane, pensiero post-marxista e teorizzazione post-analitica.

Sarebbe comunque riduttivo nominare Deleuze senza far cenno all’impatto che le sue idee hanno avuto in ambito sociale e politico. Egli è infatti considerato uno dei principali ispiratori del ‘68, e già questa breve frase fa capire che si tratta di un punto di riferimento - tanto positivo che negativo - per un’intera generazione. Per comprendere sia pure per sommi capi il ruolo svolto da Deleuze negli anni della contestazione occorre, ancora una volta, rifarsi a Nietzsche.

Nel filosofo tedesco egli vedeva l’anti-dialettico per eccellenza, colui che poteva definitivamente smascherare le tendenze reazionarie tanto dell’idealismo di stampo hegeliano, quanto del marxismo-leninismo ortodosso che costituiva la filosofia di stato dell’Unione Sovietica.

Il compito vero della filosofia non consiste quindi nella ricerca di un’impossibile unità, quanto nell’esaltazione della “differenza”. Essendo le visioni del mondo molteplici sia a livello soggettivo che sociale, il filosofo deve farsi portatore di tale molteplicità. Creatività e politica possono allora entrare in contrapposizione e, non a caso, i libri di Deleuze hanno avuto successo in quella variegata area denominata “Autonomia”.

Non è difficile comprendere da questi brevi cenni che ci troviamo di fronte ad un autore controverso, oggetto di passione ma anche di risentimento.

 

 

 

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