Eleonora de Fonseca Pimentel, ricordandoti

Monarchie e dittature: diritto di oblio negato

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Molti popoli contemporanei hanno un debole per le monarchie, hanno piacevoli ma acritici ricordi dei tempi passati, i piaceri della “corte”, ricordi di pittoresche decapitazioni, di capricciose sentenze e di invidia per la "prerogativa del re" della prima notte di nozze.

Ricordi indotti nelle menti fertilizzate sin dall’infanzia con l’antichissima tecnica del soft power, menti popolate da principesse “belle da morire”, rospi da baciare futuri re, cavalli bianchi, streghe brutte sporche e cattive da bruciare, tanti nani e piccole fiammiferaie, come quella povera e vecchia decrepita che in una gelida serata, sostando fuori El Real, alla vista di tutte quelle nobildonne impellicciate che uscivano da teatro, sottobraccio di uomini in alta uniforme e scarpe lucide, esclamò: però come viviamo bene a Madrid! Un tipico caso di alienazione.

La monarchia britannica e spagnola di oggi, o le monarchie minori che persistono a Monaco, nei Paesi Bassi o in Scandinavia, si dimostrano “governanti” pessimi ed emarginati nonostante tentino maldestramente di mostrarsi persone “civili”.

Le monarchie non furono sempre così compliance nel curare i loro affari, anzi alcune scomparvero nel fumo e nella polvere delle rivolte di intere popolazioni che si ribellarono contro la frequente e irrazionale brutalità dei governanti, l'insensibile e cinica mancanza di interesse per il popolo, e l’ottusa gestione generale delle spese.

 

Monarchie e dittature sono funzionalmente molto simili, anche se differiscono nel metodo di pianificazione della successione al potere, ed essendo entrambi forme di governo in cui una persona detiene il potere assoluto e il suo esercizio non è sempre prevedibile o scontato.

L'unica vera differenza nell'immaginario collettivo, è che i dittatori semplicemente non hanno la “classe” dei monarchi. I ricordi di molti però appartengono a quella che potremmo definire una memoria di convenienza selettiva, ricordano ciò che scelgono di ricordare. Per la loro brutale disumanità, le monarchie non hanno mai avuto molto di cui vantarsi.

Il re Leopoldo del Belgio, ad esempio, dispose senza esitazione l’annichilimento di 15 milioni di esseri umani. Le monarchie europee furono altrettanto disumane quanto lo erano i peggiori dittatori, e gli “inglesi” del casato Sassonia-Coburgo-Gotha furono probabilmente i peggiori del lotto.

La famiglia reale britannica, nonostante i giudizi affettuosi del suddito britannico medio moderno, ampiamente assistiti dall'eccezionale controllo dei media e dalle pagine lasciate in bianco nei libri di storia, è stata una delle nidiate di banditi più brutali, disumane e avide della storia, per non parlare di uno stupefacente grado di disfunzione sessuale.

La regina Vittoria ad esempio, è stata uno dei più zelanti assassini di tutti i tempi, sin dal giorno in cui decise di collaborare con il casato dei Rothschild, per saccheggiare e massacrare l'intera nazione indiana. Da quello scellerato patto con la progenie del diavolo, il cui motto è Concordia – Integritas -Industria, la ricchezza della famiglia reale britannica aumentò vertiginosamente, ed oggi ammonta a molto più di quanto riportano i resoconti ufficiali pubblici.

Il loro patrimonio netto, accumulato grazie all'enorme attività criminale degli ultimi secoli è stimato, da alcuni giovani “ricercatori senza scrupoli”, essere oltre un trilione di dollari.

Fu dunque Vittoria a sostenere pesantemente i Rothschild nel massacro di ben 30 (trenta) milioni di indiani e nel saccheggio dell'intero continente, realizzato in un modo così metodico e capillare che nessuno è riuscito a superarli nella storia, nemmeno i più scrupolosi amministratori del terzo reich, Adolf Eichmann in testa.

Sempre Vittoria diede l’input alla produzione intensiva di oppio in India e all'uso dell'esercito britannico per imporre la distribuzione e il consumo anche in Cina, traendo grandi profitti da entrambi i paesi.

Vittoria non solo ha contribuito a progettare e rafforzare l'enorme degrado e distruzione di due delle civiltà più antiche e ricche del mondo, ma ha progettato ed approvato quelli che son stati probabilmente i più grandi atti di genocidio culturale nella storia dell’umanità.

Vittoria diede l’ordine per la distruzione del Palazzo d'Estate cinese, lo Yuanmingyuan, e il saccheggio dei suoi oltre dieci milioni di tesori storici e opere accademiche, tra i più belli e preziosi dei 5.000 anni di storia cinese, ordine dato per rappresaglia vista la riluttanza all’importazione dell’oppio di sua maestà imperiale.

La mente di Vittoria concepì un crimine ancora più grande contro la storia della cultura cinese: la distruzione della biblioteca e dello Yongle Dadian all'Accademia Hanlin. Quell'enciclopedia di 22.000 volumi, scritti in centinaia di anni a quali collaborarono più di 2.000 studiosi e ricercatori, conteneva gran parte dei 5.000 anni di conoscenza, invenzione e pensiero cinese.

Furono i soldati della regina Vittoria a portare tutti quei libri all'aperto, a versarvi sopra del carburante e a ridurre in cenere l'intera collezione, come punizione esemplare per aver rifiutato l'oppio reale.

Il 10 Maggio 1933 a Berlino qualcuno imitò il gesto, non inedito nel corso della storia, ma solo di quest’ultimo ci si ricorda strumentalmente all’occorrenza.

È stata la Royal Family che con i suoi militari costrinse la Cina ad aprire i suoi confini all'oppio e al saccheggio, e che la costrinse all'abbandono di Hong Kong dato poi in usufrutto all’ “avventuriero” David Sassoon affinché potesse avere un porto strategico per la distribuzione dell’oppio reale in tutto il mondo.

Naturalmente Vittoria, pur di ottenere la sua commissione personale (stimata essere di oltre il 15%) dai profitti della Joint Venture con i banchieri askenaziti, costrinse una nazione a rinunciare alla produzione alimentare per coltivare oppio, provocando cicliche carestie e drogando con la forza la meglio gioventù di un'intera nazione, pur di evitare sommosse e riempire i suoi forzieri più agevolmente.

Ma questi furono delitti minori rispetto ai massacri che sua maestà imperiale innescò successivamente: una delle più grottesche vicende fu la ribellione dei Taiping in Cina, con cui i Taiping ripresero il controllo di una parte della Cina e bloccato di fatto il commercio di oppio reale.

La famiglia reale britannica al completo scese in campo guidata dalla regina Vittoria assistendo i Rothschild e il Sassoon, mettendo a loro disposizione l'esercito britannico per addestrare e guidare un esercito di migliaia di schiavi, allo sterminio dei Taipings.

Vittoria si aggiudicò quindi lo sterminio più sanguinoso nella storia dell’umanità, 90 (novanta) milioni di morti in una sola campagna, giusto per ripristinare la sua provvigione personale derivante dalla vendita di oppio. La famiglia reale britannica ha poi attivamente sostenuto il rapimento e la vendita di milioni di cinesi ridotti in schiavitù, a beneficio dei soliti potenti casati di banchieri e industriali, fornendo loro manovalanza a retribuzione zero e conducendo le guerre boere nel modo più disumano possibile.

Senza il patto con la Royal Family il “gruppo Rothschild” difficilmente sarebbe riuscito ad ottenere il controllo e lo sfruttamento delle miniere d'oro e di diamanti in Africa con il massimo profitto possibile. Tradizione di famiglia quindi è stato l’assassinio, la pirateria, la rapina, per centinaia di anni.

Quasi tutta la storia di quelle vicende è stata sistematicamente secretata, occultata, se non cancellata del tutto; la gang multinazionale con a capo i banditi britannici ha riscritto i libri di storia.

Non deve sorprendere neanche che la sede dell'ex compagnia britannica delle indie orientali sia situata in una anonima strada della vecchia Londinium, sigillata e con il divieto di accesso ai documenti (accesso proibito soprattutto ai “ricercatori senza scrupoli”) nel compimento di ogni sforzo possibile per eliminare le malefatte dalla memoria collettiva. Non è finita, c'è altro forse meno violento e legato al banditismo, ma comunque sorprendente e indicativo oltre al famoso rebranding in Windsor.

La Royal Family è sempre stata Malthusiana, una dottrina economica prodotto del pastore protestante economista e demografo Thomas Robert Malthus, che nel suo convincimento individua nell'incremento demografico la causa di povertà e fame nel mondo, sostenendo con entusiasmo lo spopolamento del pianeta.

Dottrina diede l’epifania al successore di Lenin per una strategia di sterminio: l’holodomor, attuato in Ucraina che provocò oltre 6 (sei) milioni di morti, poi si perse il conto, per freddo e fame allo scopo di preservare “l’oro di Stalin”. Sterminio che all’epoca fece comodo a molti che volsero lo sguardo altrove, sia in Europa che oltreoceano, pur di ottenere a buon mercato un sacco di quell’oro.

 Quello del generale inverno fu uno sterminio green, ecosostenibile, a costo zero, senza gas ne fumi di forni crematori, in barba al premio Nobel per la chimica 1918 l’askenazita Fritz Haber e ai suoi camerati, i quali non inventarono nulla, neanche l’antisemitismo come arma politica. Tutti loro seppero essere solo banalmente raccapriccianti e nulla più. Si distinsero, a mio parere, solo per l’innegabile eleganza delle divise firmate Hugo Boss.

A questo punto del racconto, ormai esaurito nell’essenza, sarei curioso di leggere un articolo di Hannah Arendt su un ipotetico processo alla premiata ditta Sassonia-Coburgo-Gotha e soci in affari.

Ma temo che per questo processo stavolta anche lei volgerebbe lo sguardo altrove.

Non cedo alla tentazione, per il momento, di “trattare” i Windsor poiché meritano un focus a parte, partendo non dalla prostata di Re Carlo III e i suoi problemi di salute (al quale auguro ovviamente una pronta e completa guarigione) ma a partire da uno specifico pilastro, uno dei tanti del tunnel dell’Alma di Parigi.

Devo però prendere atto che non c'è alcuna differenza sostanziale tra la famiglia reale britannica di un tempo e qualsiasi governo neoliberista di oggi al servizio della finanza predona, governo “democratico” che smonta giorno dopo giorno lo stato sociale del proprio paese, né alcuna differenza nell’atteggiamento nei confronti dell'umanità, né nell'atteggiamento perennemente ostile verso le altre culture, né nella metodologia, né nella brama di potere e di profitto.

I consociati hanno davvero bisogno di una svolta, il mondo in qualche modo deve essere “riformato” nelle menti e nello spirito altrimenti l'umanità sarà perduta. Invece quei consociati che hanno assunto su di loro la responsabilità di “pensare per gli altri” non possono continuare a far finta di niente per timore di perdere qualche privilegio, altrimenti che facessero spontaneamente un gran falò della loro collezione di libri mai letti o, peggio, mai capiti, e che lascino serenamente alle IA cognitive il compito di pensare per tutti.

 

Luigi Speciale

 

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