L'ambivalenza del fascino

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Nell’opinione corrente la parola fascino suscita sensazioni positive identificandola con elementi di bellezza, potenza, intelligenza etc.

In realtà ha un significato ambivalente, anche negativo. L’ambivalenza ha origine antica ed implicazioni attuali.

In latino fascinus o fascinum significava sia “malia” che “amuleto fallico”, derivato dal greco báskanos “iettatore, ammaliatore” a sua volta da básko “maledico”.

Quindi il significato era ambivalente e fascinum era tanto il maleficio d’invidia, quanto l’amuleto che lo scongiura, il fallo, in una sorta di enantiosemia, una parola che ha due significati opposti.

Nell’impero romano la superstizione era presa in grande considerazione e il malocchio appresentava un timore costante: se gli alberi si caricavano di frutti promettenti, se il raccolto lussureggiava, era necessario piantare sugli alberi rappresentazioni di falli per far deflettere gli incantesimi dei cattivi sguardi. Per la festa del dio Liber (successore di Bacco) i veniva portato un fallo in processione e le pie matrone dovevano porre corone su quel membro.

I fascini, piccoli amuleti a forma di fallo da indossare o da appendere come tintinnabolo (sonagli fatti tintinnare dal vento, sopra gli ingressi a negozi e case) erano gli amuleti più diffusi e sono arrivati fino a noi in grande quantità.

 

Con l’avvento del cristianesimo si assiste ad una profonda modifica anche delle abitudini e delle cerimonie; era impensabile che Sant’Agostino, anche troppo rigido nell’avversare i costumi romani, tollerasse una festa come quella sopra descritta.

Si perde così l’antidoto costituito dal particolare amuleto e al termine fascino rimase solo il significato negativo, d’influsso malefico.

Tra il Cinque e il Seicento, merito forse del Rinascimento e dell’Umanesimo, protesi ad esaltare la bellezza delle cose e l’armonia delle virtù umane, il fascino perde il significato negativo e diviene richiamo, attrattiva, potere di seduzione.

È il fascino, inteso oggi comunemente, della persona dai modi squisiti, di chi parla in maniera appassionante, ma anche di oggetti particolari, di creazioni artistiche e spettacoli naturali.

Il fascino resta comunque un influsso magico che nei tempi moderni ha invertito la direzione: quello antico andava da chi guardava a chi o ciò che era guardato, oggi proviene da chi o ciò che è al centro dell’attenzione verso chi lo ammira e ne è rapito.

La parola fascino ha una discreta popolarità in rete, oltre 42 milioni di item, ma ne rimane in ombra l’ambivalenza.

È singolare come una moderna controversia linguistica abbia contribuito a riportarla alla luce.

Da qualche tempo, sospinto dalla massiccia introduzione nella nostra lingua di parole ed espressioni provenienti dalla lingua anglosassone, è stato adottato il termine intrigante al posto di attraente. Il motivo è la traduzione del verbo inglese to intrigue che significa anche attrarre.

Secondo i puristi il suo uso è considerato un’aberrazione, mentre l’Accademia della Crusca lo ritiene un calco semantico, da non respingere del tutto data la mobilità delle lingue. Tuttavia to intrigue significa anche intrigare che a sua volta deriva dal latino in e tricae raggiri, imbrogli. Può essere connesso a trica, capello, pelo, alludendo a un groviglio di nodi, forse derivato dalla radice trak, in comune, ad esempio, con “torcere”.

Insomma si assiste ad un ritorno, sia pure in modo indiretto, ad una sottolineatura del significato negativo del fascino che a Roma richiedeva l’antidoto fallico.

Anche l’Enciclopedia Treccani elenca due definizioni di fascino: influenza malefica, fattura, incantesimo, maleficio, malia, sortilegio, stregoneria e potere di attrazione, malia, seduzione, sex appeal.

L’aspetto oscuro del fascino, sia pure in entità modesta, è stato rilevato anche nelle favole, per esempio in quelle dei fratelli Grimm, rappresentato da streghe, veleni, foreste oscure, etc. Altri lo hanno riscontrato in intere classi sociali come il regista spagnolo Luis Bunuel, che ha girato prima Bella di Giorno, un film nel quale l’incantevole Catherine Deneuve, una borghese, si prostituisce per noia, e successivamente nel 1972, col capolavoro Il fascino discreto della borghesia (Le charme discret de la bourgeoisie), una arguta e sardonica critica al mondo borghese.

Esiste poi il fascino perverso proveniente dal mondo criminale, o dai guru di varie sette, incluso quelle sataniche; il primo è testimoniato dalle lettere d’amore e/o proposte di matrimonio inviate a detenuti per crimini orrendi, l’altro da episodi di suicidio collettivo.  

Vi è poi il fascino per religioni distorte che produce i terroristi. Provare questo tipo di attrazione dipende da impulsi che provengono dalle più profonde oscurità dell’animo umano.

Nella storia è documentato il fascino dei dittatori, che hanno portato i popoli alla rovina; sono persone con grado d’istruzione modesto, ideologie elementari e sfrenata megalomania.

Tra i tanti un Mussolini che dal balcone esponeva con voce stentorea affermazioni come: «Abbiamo l’impero; vincere e vinceremo!» a folle in delirio, e i risultati si sono visti, uno Stalin dall’aspetto bonario, con l’aureola di compagno, e il fondale dei Gulag, e ora un Putin dal subdolo aspetto gentile.

Non si può non ricordare Hitler, il dittatore dal fascino malefico per definizione.  

Il 27 gennaio 2002, per il Giorno della memoria, è stato proiettato nelle sale italiane per Wanted Cinema il film Hitler, diretto da Petra Epperlein e Michael Tucker.

Girato in nove Paesi risponde ad una domanda aperta sul fascino del dittatore e dell’ideologia nazista.

A chi ancora subisce questo tipo di attrazione dovrebbe essere riproposto un terribile episodio del secondo conflitto mondiale. Nel bunker di Berlino assediata, nel 1945, Magda Goebbels, moglie del ministro della propaganda del terzo Reich, avvelena una dopo l’altra le sue cinque figlie dopo averle sedate.  

Straziante la resistenza della figlia maggiore di dodici anni, che comprende l’intento della madre e viene sedata a forza. Poi la Goebbels si uccide col marito. In una precedente lettera al figlio aveva scritto di suo pugno: «il mondo che verrà dopo il Führer e il nazionalsocialismo non è più degno di essere vissuto e quindi porterò i bambini con me, perché sono troppo buoni per la vita che li attenderebbe, e un Dio misericordioso mi capirà quando darò loro la salvezza».

Al di là di queste aberrazioni mostruose che fanno dubitare sulla natura umana, vi sono per fortuna, innumerevoli aspetti della vita dai quali provengono gli influssi positivi del fascino. Possono avere ricadute positive e procurare indimenticabili momenti di pura felicità ai quali si può e ci si deve abbandonare.

Tuttavia, quando si subisce questo tipo di attrazione è inevitabile una sospensione della coscienza vigile e delle facoltà critiche, che possono essere temporanee, ma anche permanenti, ed è quindi consigliabile tenere sempre l’antidoto a disposizione, ovviamente non quello dei romani antichi, ma la nostra facoltà raziocinante.

 

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