Le battaglie evitabili: Cassino, gennaio - maggio 1944
Le definizioni non dipendono dall’entità delle battaglie: a quella di Calatafimi del 1860, decisiva per la campagna garibaldina, vi parteciparono alcune centinaia di soldati, durò solo alcune ore e il numero di caduti limitato a poche decine da una parte e dall’altra. Nel secondo conflitto mondiale fu decisiva la battaglia di Stalingrado del 1942, ebbe una durata di oltre sei mesi, più di milione furono i caduti, dispersi e prigionieri, ma segnò la fine dell’avanzata tedesca in Russia e del Reich nazista. Nella battaglia della Somme combattuta nel primo conflitto mondiale nella Francia settentrionale gli alleati lanciarono una offensiva di sfondamento contro l’esercito tedesco il I° luglio 1916. La battaglia durò oltre quattro mesi, con oltre 600mila perdite tra gli Alleati e circa 450mila tra le file tedesche. Furono conquistati solo alcuni chilometri di territorio, senza variazioni immediate nel decorso successivo del conflitto. È stata a lungo ritenuta decisiva la battaglia di Lepanto del 7 ottobre 1571 tra la flotta della cristianità e quella musulmana, rievocata dallo storico Alessandro Barbero nella trasmissione TV Noos del 3 agosto 2023. La durata della battaglia fu di un solo giorno, la flotta musulmana fu distrutta, ne risultò una carneficina con decine di migliaia di morti, ma in realtà l’Impero ottomano rimase forte come prima. Anche la battaglia di Cassino combattuta in Italia nel 1944 durante la seconda guerra mondiale può essere definita evitabile. Ha colpito l’immaginazione collettiva soprattutto l’inutile distruzione della storica abbazia fondata da San Benedetto nell’anno 500, meno note sono la durata della battaglia e le perdite umane. È ormai accertato come non vi fossero soldati o armi del nemico e la distruzione fu controproducente poiché nelle macerie s’insediarono immediatamente i paracadutisti tedeschi che opposero un’accanita resistenza alla conquista successiva. Montecassino, che sovrastava il paese di Cassino, rappresentava comunque un punto strategico della linea difensiva Gustav che andava dal Tirreno all’Adriatico e che doveva. arrestare l’avanzata degli eserciti alleati provenienti dal sud. La battaglia era iniziata il 12 gennaio 1944 terminò il giugno successivo; vi parteciparono soldati di 27 nazionalità diverse e fu una delle peggiori stragi della Seconda Guerra Mondiale: 50.000 perdite fra il contingente delle Forze Alleate e 20.000 soldati tedeschi più migliaia di civili italiani. Che la battaglia di Cassino fosse evitabile lo dimostra il tentativo delle forze alleate dello sbarco ad Anzio nel gennaio del 44, con l’obbiettivo di rendere inutile la resistenza tedesca attestata più a sud. Fu tuttavia commesso l‘errore di non sfruttare l’elemento sorpresa e gli alleati rimasero bloccati nei punti di sbarco per quattro mesi. Inoltre anche la linea Gustav, come tutte le linee difensive, aveva un punto debole, potendo esser aggirata sul versante adriatico, sia pure con le difficoltà dovute al territorio montuoso. Questo avvenne dopo mesi di stallo quando fu dato l’ordine alle truppe marocchine comandate dai francesi di portare a termine l’impresa. L’incertezza e gli errori nel condurre la campagna d’Italia sono stati riferiti al diverso atteggiamento politico militare delle forze alleate. I britannici, e lo stesso Churchill, avrebbero voluto concluderla rapidamente per bloccare un’eventuale invasione da parte dei comunisti slavi nel Mediterraneo, dall’altra gli americani che preferivano tenere impegnate le forze tedesche sul fronte italiano per distoglierle dal previsto sbarco nel nord Europa, cosa che avvenne nel giugno del 1944. Fu allora posto un termine alla battaglia di Cassino e iniziò l’avanzata verso Roma. La battaglia di Cassino è’ stata recentemente ricordata nel documentario I giorni di Cassino del giornalista scomparso di recente Andrea Purgatori trasmesso dal canale tv La 7 il 17 maggio 2023. Della guerra è stata proposta una versione ridotta del film Sacrificate Cassino del regista Fabio Toncelli, prodotto nel 2020 dalla D Cinematografica e finanziato dalla regione Lazio. Oltre agli aspetti tattici è stata riportata ampiamente la presenza umana di grande efficacia emotiva. La scena iniziale vede la folla terrorizzata dei civili rifugiati nell’abbazia durante il bombardamento: un ragazzo non resiste, fugge e lascia la madre al suo destino, ma poi il rimorso di averla abbandonata non lo lascerà più.
Non mancano i soldati italiani, ora alleati, talora mandati allo sbaraglio e falciati dalle mitragliatrici tedesche, oppure adibiti a servizi di retrovia. È toccante la testimonianza di un soldato americano che a distanza di anni rivive sempre la solita scena: si chiede perché il soldato nemico si avvicina lentamente alla sua trincea, non spara e si fa uccidere. Vi è poi la ricostruzione dell’orribile scena di una bambina violentata dai soldati marocchini, un episodio riproposto nel film La ciociara del 1960 di De Sica e Zavattini. Nel documentario alcuni ufficiali francesi commentano con la terribile vicenda con un laconico «C’est la guerre!» In realtà gli orrori furono favoriti da una certa condiscendenza da parte dei comandi francesi verso le truppe marocchine come riconoscimento per la precedente impresa. di aggiramento della linea Gustav. Nella parte finale del documentario, lungo, accurato e coinvolgente, sono concessi alcuni minuti di serenità allo spettatore. Un giovane motociclista tedesco portaordini corre sulla strada di Cassino sorvolato a lungo da un aereo alleato che poi lo mitraglia; il soldato muore in ospedale. Alla fine del conflitto la madre, venuta a conoscenza che un abitante di Cassino era testimone dell’episodio, bussa alla sua porta per avere notizie. La donna è inquadrata a lungo dalla macchina da presa mentre sosta sul ciglio della strada nel punto preciso dove il figlio era stato colpito. È adesso serena, sente che lo ha ritrovato e avverte l’affetto di chi l’ha aiutata: la pace ha vinto sulla guerra, la vita ha prevalso sulla morte. |
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